È ufficiale: la stagione influenzale 2024-2025 è la più pesante che l’Italia abbia affrontato negli ultimi 15 anni. A certificarlo sono i numeri, ma anche la voce esperta del virologo Fabrizio Pregliasco, che non ha dubbi: “Siamo di fronte a un’ondata paragonabile solo a quella del 2009-2010”.

Il confronto non è casuale. Quella stagione fu segnata dalla diffusione del virus H1N1, meglio conosciuto come influenza suina, che travolse i sistemi sanitari in tutto il mondo. E ora, complice anche la ritrovata circolazione dei virus respiratori post-Covid, ci ritroviamo in una situazione simile per impatto e diffusione.

Stagione influenzale 2024-2025: oltre 15 milioni di italiani colpiti

Stagione influenzale 2024-2025: oltre 15 milioni di italiani colpiti

Secondo i dati aggiornati, i contagi da sindromi simil-influenzali hanno colpito oltre 15,6 milioni di persone. Solo nell’ultima settimana si sono registrati 340mila nuovi casi, segno che il picco non è ancora completamente superato.

Nonostante in gran parte d’Italia si sia tornati in fascia verde — ovvero nella zona di incidenza basale — alcune aree restano ancora in uno stato di allerta.

Le regioni ancora in fascia gialla

Sono numerose le regioni che non hanno ancora raggiunto la soglia considerata “di sicurezza”. Rimangono in fascia gialla, con un’incidenza ancora bassa ma sopra il basale:

  • Lombardia
  • Provincia autonoma di Trento
  • Friuli Venezia Giulia
  • Liguria
  • Lazio
  • Abruzzo
  • Campania
  • Sicilia
  • Sardegna

In queste aree, dunque, l’influenza continua a circolare attivamente, e la fine dell’emergenza stagionale appare ancora lontana.

Maltempo e sbalzi termici: virus sempre in agguato

A complicare il quadro ci sono anche le condizioni meteo instabili e gli sbalzi termici che si sono intensificati nelle ultime settimane. L’influenza si nutre di questi cambi repentini di temperatura, e le festività pasquali, così come i ponti di primavera, hanno favorito momenti di aggregazione, incrementando le possibilità di contagio.

Pregliasco sottolinea come “non si vede ancora la fine” di questa ondata, lasciando intendere che nelle prossime settimane la curva potrebbe rimanere su livelli elevati.

Un virus che ha rialzato la testa

Dopo due stagioni in cui il Covid aveva monopolizzato l’attenzione sanitaria, lasciando poco spazio ad altri virus, la “liberazione” delle misure restrittive ha fatto da apripista per il ritorno di altri patogeni, influenza inclusa.

Il virus influenzale ha dunque trovato un terreno fertile: popolazione meno esposta negli ultimi anni, copertura vaccinale non ottimale, e un sistema immunitario forse meno “allenato” alla convivenza con questi virus.

La sorveglianza RespiVirNet e il ruolo dell'ISS

A monitorare l’andamento della stagione è il sistema RespiVirNet, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il bollettino più recente (relativo alla settimana 7-13 aprile) ha certificato il ritorno di molte regioni alla normalità, ma il trend è ancora attivo in diverse aree.

Il sistema di sorveglianza consente di valutare in tempo reale l’incidenza delle sindromi simil-influenzali, distinguendo tra regioni in zona verde (incidenza basale), gialla (bassa ma sopra soglia), arancione e rossa nei casi più gravi.

Lezioni da apprendere per il futuro

Questa stagione influenzale dimostra, una volta di più, quanto sia importante non abbassare la guardia. Il ritorno massiccio dei virus respiratori ha mostrato fragilità organizzative, soprattutto nella gestione delle vaccinazioni, nella sorveglianza attiva e nella prevenzione nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

Una riflessione va anche fatta sul fronte comunicativo: troppe persone considerano ancora l’influenza una “banale scocciatura stagionale”, senza comprenderne la reale pericolosità per i soggetti fragili.

Fragili e anziani: ancora più a rischio

A pagare il prezzo più alto sono sempre le categorie più vulnerabili: anziani, immunodepressi, diabetici, persone con malattie croniche o affetti da patologie cardiovascolari. Per loro, un'influenza mal gestita può trasformarsi in una complicanza seria o addirittura letale.

Inoltre, molte complicazioni influenzali non sono riconosciute o vengono sottovalutate: polmoniti, riacutizzazioni di patologie pregresse, infezioni batteriche secondarie. Il tutto con un impatto notevole anche sulle strutture ospedaliere.

Prevenzione e responsabilità collettiva

Vaccinarsi contro l’influenza resta la prima forma di prevenzione, ma non basta. Serve una strategia integrata che includa anche educazione sanitaria, maggiore attenzione ai sintomi, e comportamenti corretti nei periodi di maggiore contagio.

Il distanziamento nei luoghi affollati, l’utilizzo della mascherina in ambienti sanitari, l’igiene delle mani: sono tutte misure semplici ma efficaci, che possono salvare vite.

La salute si protegge tutto l’anno, non solo durante il picco

In una stagione così complessa, il messaggio è chiaro: non bisogna abbassare la guardia nemmeno nei mesi primaverili. I virus respiratori non si esauriscono con l’inverno, e l’arrivo di temperature più miti non sempre coincide con la scomparsa dei contagi.

Per questo è fondamentale che i soggetti fragili si sottopongano a check-up regolari, anche quando i sintomi sembrano lievi. Una visita dal medico di base, un controllo della pressione, un monitoraggio della glicemia o un esame del sangue possono fare la differenza tra una complicanza evitabile e un ricovero d’urgenza. La prevenzione non è mai fuori stagione.

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