I progressi nella cura dei tumori stanno portando risultati significativi: in molti casi, i pazienti oncologici convivono più a lungo con la malattia, spesso trasformata in una condizione cronica. Ma questi successi pongono nuove sfide economiche e organizzative. Nel 2023, la spesa pubblica per i farmaci antitumorali in Italia ha superato 4,7 miliardi di euro, con un incremento del 9,6% rispetto all’anno precedente.
L’ondata di innovazione terapeutica è un’ottima notizia per i pazienti, ma il suo impatto finanziario rischia di mettere in crisi il sistema. Per affrontare questo scenario in modo sostenibile, è necessario dare priorità ai trattamenti davvero innovativi, capaci di migliorare sia la sopravvivenza sia la qualità della vita.
Parliamo di:
Innovazione sì, ma servono criteri precisi
Il sistema sanitario si trova a dover conciliare l’accesso tempestivo alle cure con l’equilibrio delle risorse. L’aumento costante della spesa è legato all’arrivo di nuovi farmaci, spesso mirati e personalizzati, ma anche molto costosi. La gestione appropriata delle risorse richiede un controllo accurato sull’appropriatezza prescrittiva, unita al potenziamento delle strutture oncologiche.
Nel 2024, si è registrato un anno da record per l’approvazione di nuove terapie. L’agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dato parere favorevole a 113 nuovi farmaci, di cui il 25% riguardava proprio l’ambito oncologico. E altri 112 sono attesi entro la fine del 2025, con una quota ancora più alta – il 31,6% – destinata al trattamento dei tumori.
Mortalità in calo, milioni di vite salvate
I dati confermano che la battaglia contro il cancro sta producendo risultati concreti. In Italia, tra il 2011 e il 2021, la mortalità per tumore è diminuita del 15%. A livello europeo, tra il 2020 e il 2025, si stima un calo del 3,5% negli uomini e dell’1,2% nelle donne. Dal 1989 al 2025, si calcola che siano state salvate 6,8 milioni di vite in Europa grazie alle terapie oncologiche e alla diagnosi precoce.
Negli Stati Uniti, dal 2001 al 2022, il tasso di mortalità per cancro è sceso tra l’1,3% e il 2,1% ogni anno, senza interruzioni nemmeno durante la fase più critica della pandemia da Covid-19. Questo calo evidenzia l’efficacia combinata di ricerca, prevenzione e miglioramento delle cure disponibili.
Pazienti cronici e carico crescente sul sistema
Nel nostro Paese vivono oggi 3,7 milioni di persone dopo una diagnosi di tumore, contro i 2,6 milioni del 2010. Una parte consistente di questi pazienti affronta la malattia come una condizione cronica, che richiede un’assistenza continuativa e un monitoraggio costante.
Il miglioramento dell’aspettativa di vita ha comportato un aumento della domanda di esami diagnostici e controlli periodici. Le terapie più efficaci prolungano la sopravvivenza, ma determinano anche un fabbisogno costante di cure, che il Servizio Sanitario Nazionale deve essere in grado di garantire.
Tumori: accessi al pronto soccorso e posti letto insufficienti

Un altro nodo critico riguarda la gestione dei ricoveri ospedalieri. Tra il 3 e il 10% delle persone che si presentano in pronto soccorso ha una storia di tumore e oltre la metà di questi necessita di ricovero. Questo dato evidenzia un problema strutturale: la carenza di posti letto dedicati.
Nel periodo 2012-2022, in Europa il numero complessivo di letti ospedalieri è calato del 10%, mentre in Italia la riduzione è stata molto più netta: circa il 35%. I posti letto riservati all’oncologia rappresentano oggi solo il 2,3% del totale, un valore che non riflette l’aumento della domanda.
Prevenzione sottofinanziata, ma altamente efficace
Ridurre l’impatto dei tumori significa anche investire nella prevenzione. Nel 2024, in Italia sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di cancro. Eppure, il 40% di questi casi – circa 156.000 – sarebbe evitabile grazie a stili di vita sani e all’adesione ai programmi di screening.
Nonostante l’alto potenziale della prevenzione in termini di salute pubblica e risparmio economico, la quota di risorse destinate a questo ambito resta bassa. Alcuni studi dimostrano che per ogni euro investito in prevenzione, si generano 14 euro di ritorno economico. Eppure, le percentuali di spesa sanitaria dedicate alla prevenzione in Italia restano inferiori rispetto a quelle di altri Paesi europei.
Bilanci sanitari da riequilibrare
Per garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema sanitario, è necessario rivedere la distribuzione delle risorse. Se da un lato è fondamentale garantire l’accesso ai farmaci innovativi, dall’altro occorre rafforzare i programmi di screening, educazione alla salute e promozione di stili di vita corretti.
Questa riorganizzazione richiede visione strategica e volontà politica, ma soprattutto un cambio culturale: curare è essenziale, ma prevenire è più efficace, meno costoso e socialmente vantaggioso.
Verso un modello sostenibile e inclusivo
L’oncologia moderna si muove tra due poli: da una parte la tecnologia sempre più avanzata, dall’altra il bisogno crescente di equità e accessibilità. Un sistema efficace non può permettersi di scegliere: deve essere in grado di offrire entrambe le cose.
Per riuscirci, è fondamentale un governo attento della spesa, basato su dati scientifici e priorità cliniche, affiancato da una forte politica di prevenzione. Solo così l’Italia potrà continuare a salvare vite, senza mettere a rischio la sostenibilità del proprio sistema sanitario.