Un importante avanzamento nella lotta ai tumori del sangue emerge da nuovi studi presentati a Milano, in occasione del congresso della Società europea di ematologia. Le ricerche si sono concentrate su due patologie distinte, mieloma multiplo e mielofibrosi, mostrando come nuove combinazioni terapeutiche possano allungare la sopravvivenza, ridurre la necessità di trasfusioni e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Mieloma multiplo: triplicato il tempo senza progressione della malattia

Per chi è colpito da mieloma multiplo, secondo tumore ematologico per incidenza in Italia con circa 6.600 nuovi casi ogni anno, arrivano dati molto promettenti da due studi clinici internazionali. Le ricerche Dreamm-7 e Dreamm-8 hanno analizzato l’efficacia di combinazioni di tre farmaci, tra cui belantamab mafodotin, un anticorpo coniugato a farmaco che colpisce la proteina Bcma espressa sulle cellule tumorali.

In Dreamm-7, la combinazione di belantamab con bortezomib e desametasone ha prodotto risultati significativi: i pazienti trattati con questo schema hanno raggiunto una sopravvivenza libera da progressione di 36,6 mesi, rispetto ai 13,4 mesi del trattamento standard. Inoltre, il rischio di mortalità si è ridotto del 42%. Lo studio ha coinvolto 494 pazienti già sottoposti a precedenti terapie, in fase recidivante o refrattaria.

Anche Dreamm-8 conferma le potenzialità di belantamab, ma in associazione con pomalidomide e desametasone. In questo caso, i risultati hanno mostrato una sopravvivenza senza peggioramento della malattia di 32,6 mesi, contro i 12,5 del gruppo di controllo. Entrambe le combinazioni si sono dimostrate ben tollerate e gestibili.

Mielofibrosi: un farmaco riduce la dipendenza da trasfusioni

Svolta importante anche per la mielofibrosi, patologia rara che colpisce ogni anno circa 350 persone in Italia. Una delle sue conseguenze più gravi è l’anemia cronica, che interessa già il 40% dei pazienti all’esordio della malattia, obbligandoli a ricorrere frequentemente a trasfusioni.

Al congresso sono stati presentati i risultati aggiornati degli studi Simplify-1 e Momentum, focalizzati sull’efficacia di momelotinib, un inibitore orale della Janus chinasi (Jak) recentemente introdotto anche in Italia. Questo farmaco agisce riducendo l’infiammazione e l’attivazione delle cellule del sistema immunitario implicate nella malattia.

Dopo 24 settimane di terapia, due pazienti su tre trattati con momelotinib sono risultati trasfusione-indipendenti. I benefici non si sono fermati alla riduzione dell’anemia: il farmaco ha dimostrato efficacia anche su sintomi sistemici debilitanti e ingrossamento della milza, migliorando la qualità della vita anche nei pazienti precedentemente trattati con altri medicinali della stessa classe.

Una prospettiva concreta per pazienti non trapiantabili

Momelotinib rappresenta un’opzione terapeutica concreta per i pazienti che non possono sottoporsi al trapianto di midollo osseo, spesso per età avanzata o comorbidità. Nei casi trattati, è stato possibile ottenere valori di emoglobina superiori a 10 g/dL, parametro associato a un significativo miglioramento della sopravvivenza.

Secondo gli specialisti, questo dato rafforza l’ipotesi che il controllo dell’anemia sia cruciale nel modificare la storia naturale della malattia. Il trattamento, inoltre, è gestibile in regime ambulatoriale, senza necessità di ricovero, rendendolo accessibile anche nei centri non ospedalieri.

Visite specialistiche e prevenzione dei tumori del sangue: il valore della diagnosi precoce

Visite specialistiche e prevenzione dei tumori del sangue: il valore della diagnosi precoce

In presenza di sintomi come stanchezza persistente, perdita di peso inspiegabile, febbricola, dolore osseo o aumento del volume della milza, è fondamentale consultare tempestivamente uno specialista in ematologia. Diagnosi precoce e monitoraggio regolare possono fare la differenza nella gestione delle malattie del sangue, consentendo di avviare trattamenti mirati prima che le condizioni cliniche si aggravino.

Nel caso della mielofibrosi, il monitoraggio dell’anemia e dei livelli di emoglobina consente di valutare l’evoluzione della patologia e di intervenire con strategie adeguate. Per il mieloma multiplo, invece, esami come elettroforesi delle proteine, biopsia ossea e imaging specifico sono fondamentali per la valutazione della malattia.

Una nuova fase per l’ematologia: più vita e meno peso terapeutico

I dati illustrati al congresso europeo di ematologia delineano una nuova era nella gestione dei tumori ematologici. Le terapie emergenti mostrano non solo un miglioramento dei tempi di sopravvivenza, ma anche una diminuzione della necessità di cure aggressive, a beneficio della qualità della vita dei pazienti.

L’obiettivo, oggi sempre più raggiungibile, è trasformare patologie considerate gravi e croniche in condizioni compatibili con uno stile di vita attivo, gestibili nel lungo periodo con farmaci orali o in regime ambulatoriale. Il futuro dell’ematologia si orienta verso trattamenti personalizzati, efficaci e meno invasivi, con una maggiore attenzione al benessere quotidiano del paziente.

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