Il tumore alla prostata è la neoplasia più comune tra gli uomini, con oltre 40.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia. Grazie allo screening precoce e alle terapie moderne, la sopravvivenza a cinque anni è elevata. Tuttavia, per le forme avanzate e metastatiche, le sfide restano complesse. È in questo contesto che si affaccia una nuova frontiera della medicina: la terapia con radioligandi. Un approccio innovativo che promette di rivoluzionare il trattamento dei pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione e con positività al recettore PSMA.
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Tumore alla prostata: che cos’è la terapia con radioligandi

La terapia con radioligandi unisce i principi della medicina nucleare alla precisione dell’oncologia molecolare. Si basa sull’utilizzo di radiofarmaci composti da due elementi: un ligando, cioè una molecola capace di riconoscere in modo selettivo le cellule tumorali, e una componente radioattiva che, una volta arrivata al bersaglio, rilascia radiazioni in grado di distruggere le cellule malate.
Nel caso del tumore prostatico, si utilizza un radiofarmaco che si lega al recettore PSMA (antigene di membrana specifico della prostata), presente in abbondanza sulle cellule neoplastiche. Questo consente un’azione mirata, che colpisce solo i tessuti cancerosi riducendo significativamente i danni ai tessuti sani circostanti.
A chi è destinato il trattamento radioligandi
Questo tipo di terapia è indicato per pazienti in fase avanzata, in particolare per coloro che soffrono di carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC). Si tratta di una condizione in cui il tumore non risponde più ai trattamenti ormonali tradizionali, che mirano a ridurre i livelli di testosterone, ormone che alimenta la crescita tumorale.
Per accedere alla terapia con radioligandi, il tumore deve esprimere in modo evidente il recettore PSMA. Tale verifica avviene tramite una speciale PET (tomografia a emissione di positroni) che utilizza un tracciante specifico. Solo i pazienti con positività al PSMA possono trarre beneficio da questo approccio.
Come funziona il trattamento con radioligandi
La somministrazione del radiofarmaco avviene per via endovenosa, in regime ambulatoriale o di day hospital, a seconda del centro. Una volta introdotto nell’organismo, il radioligando circola nel sangue e si lega selettivamente alle cellule tumorali esprimenti PSMA. La componente radioattiva distrugge le cellule bersaglio rilasciando energia ionizzante direttamente dove serve.
Il trattamento si ripete in più cicli, generalmente a distanza di alcune settimane, in base alla risposta del paziente e alle valutazioni del team medico. I principali vantaggi sono la bassa tossicità sistemica, la possibilità di colpire anche metastasi ossee e linfonodali e una buona tollerabilità.
I risultati clinici e l'efficacia del trattamento
Gli studi clinici hanno dimostrato che i radioligandi sono in grado di prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita dei pazienti con tumore prostatico avanzato. In alcuni casi si osservano riduzioni significative dei livelli di PSA (l'antigene prostatico specifico, un marcatore della malattia), accompagnate da regressione delle metastasi.
Inoltre, la bassa incidenza di effetti collaterali gravi rende questa terapia un’opzione valida anche per pazienti anziani o fragili che non tollerano la chemioterapia convenzionale. Gli effetti più comuni sono lievi, come affaticamento, nausea o secchezza delle fauci.
Non solo in Lombardia: una rete di centri in espansione
Sebbene la Lombardia sia stata tra le prime regioni ad attivare questo trattamento in strutture come l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e altri ospedali specializzati, la terapia con radioligandi sta diventando sempre più disponibile su scala nazionale.
Altri centri di medicina nucleare in Italia, in possesso delle competenze e delle autorizzazioni necessarie, stanno adottando questo protocollo. L’obiettivo è rendere il trattamento accessibile al maggior numero possibile di pazienti, riducendo i tempi di attesa e i disagi legati agli spostamenti.
Il ruolo delle Prostate Cancer Unit
Per garantire il successo della terapia con radioligandi è fondamentale la presenza di strutture organizzate in modo multidisciplinare. Le Prostate Cancer Unit sono modelli di eccellenza in cui oncologi, medici nucleari, radioterapisti, urologi e specialisti del dolore lavorano insieme per offrire al paziente un percorso integrato.
Queste unità assicurano diagnosi tempestive, valutazioni accurate dell’idoneità al trattamento e una gestione continua degli effetti collaterali, migliorando l’aderenza e gli esiti terapeutici.
Visite specialistiche mirate, prevenzione e diagnosi precoce
Nel percorso di prevenzione del tumore alla prostata, è fondamentale sottoporsi a controlli regolari a partire dai 50 anni, o anche prima se ci sono casi familiari. Il test del PSA nel sangue è un primo indicatore utile. In caso di valori alterati, si può procedere con esami più approfonditi come l’ecografia transrettale, la risonanza magnetica multiparametrica o la biopsia.
Per i pazienti già diagnosticati con carcinoma prostatico, le visite specialistiche consentono di monitorare l’andamento della malattia e valutare, nel tempo, l’eventuale passaggio a terapie di seconda o terza linea, come i radioligandi. Un controllo strutturato e multidisciplinare permette di personalizzare ogni fase del trattamento e ridurre l’impatto della malattia sulla qualità della vita.
Un passo avanti concreto per i pazienti
La terapia con radioligandi rappresenta una delle innovazioni più promettenti nella cura del tumore alla prostata avanzato. La capacità di colpire selettivamente le cellule tumorali, preservando i tessuti sani e migliorando la qualità della vita, la rende una risorsa preziosa da integrare nei percorsi oncologici.
Con la crescente disponibilità sul territorio nazionale e l’espansione delle Prostate Cancer Unit, sempre più pazienti potranno accedere a cure moderne, efficaci e meno invasive. Un passo concreto verso una medicina più precisa, umana e mirata.