Nel 2024 la spesa farmaceutica pubblica italiana ha raggiunto un valore complessivo di 23.226,7 milioni di euro, con un aumento del 6,7% rispetto al 2023. È il dato principale che emerge dal monitoraggio ufficiale pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, relativo all’intero anno solare. Lo scostamento dal tetto di spesa programmato è stato ampio: +2.965,9 milioni di euro rispetto ai 20.260,8 milioni previsti, con un’incidenza del 17,77% sul Fondo sanitario nazionale (Fsn) provvisorio 2024.
Nonostante le manovre correttive adottate negli ultimi mesi, il dato mostra una tendenza in crescita strutturale. I principali driver restano l’aumento dei consumi, l’invecchiamento della popolazione e l’impatto dei farmaci innovativi.
Parliamo di:
Acquisti diretti fuori controllo: 3,6 miliardi oltre il tetto
Particolarmente rilevante è il dato relativo agli acquisti diretti da parte delle Regioni. La spesa ha superato il limite previsto di 3,278 miliardi, arrivando a sforare di 3,640 miliardi, pari all’11% del Fsn. Un incremento rispetto al 10,5% registrato nel 2023, e un dato comunque inferiore rispetto alle stime peggiori che, a metà anno, parlavano di uno sforamento da oltre 4 miliardi.
A incidere è anche il progressivo trasferimento di numerosi farmaci dal Fondo per gli Innovativi a quello degli acquisti diretti. Un'operazione che ha aumentato il carico su questa voce, pur mantenendo il trend coerente con l’andamento storico e con quanto avviene in altri Paesi avanzati.
Farmaci convenzionati: spesa stabile, ma in crescita
La spesa per la farmaceutica convenzionata — ossia per i farmaci acquistati dai cittadini attraverso le farmacie — ha toccato gli 8,353 miliardi di euro. Anche qui si registra una crescita rispetto al 2023 (+159 milioni), legata in particolare all’aumento dei consumi: 575,6 milioni di ricette, con un incremento dell’1,3%, che si riflette anche sulle dosi giornaliere dispensate (+1,2%) e sull’incasso complessivo da ticket (+1,4%), pari a circa 1,5 miliardi.
Nonostante ciò, la convenzionata rispetta il tetto fissato al 6,8% del Fsn, con un avanzo di 651 milioni di euro. Un dato che conferma una sostanziale tenuta di questo segmento, anche se va letta alla luce di un maggior ricorso ai farmaci di fascia A e all’utilizzo crescente dei generici.
Differenze regionali sempre più marcate nella spesa farmaceutica italiana

Il report Aifa evidenzia una forte eterogeneità tra le Regioni italiane nella gestione della spesa farmaceutica. La Lombardia si attesta al 9,18% del proprio Fondo sanitario regionale, seguita da Trento e Valle d’Aosta, anch’esse sotto la soglia del 10%. All’opposto, Campania guida la classifica con il 13,12%, seguita da Sardegna, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo, tutte sopra il 12%.
Queste differenze pongono un tema serio di equità nell’accesso ai farmaci e nell’efficienza dei sistemi sanitari locali. L’Aifa sottolinea che i gap vanno affrontati attraverso una riorganizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici e una maggiore appropriatezza nella prescrizione.
Farmaci innovativi: spesa coperta dal fondo dedicato
Per i farmaci innovativi, la spesa registrata per le indicazioni terapeutiche riconosciute come tali è stata pari a 819,8 milioni di euro. Un valore completamente coperto dal fondo dedicato, che dispone di 1,3 miliardi di euro. Si tratta di una voce sotto controllo, grazie anche a meccanismi di payback e alla progressiva migrazione di molte molecole verso gli acquisti diretti.
La pressione della spesa innovativa resta comunque rilevante, soprattutto in prospettiva futura, dato il continuo afflusso di nuove terapie ad alto costo per malattie croniche, oncologiche e rare.
Aifa: “Serve una riforma della governance farmaceutica”
Il Direttore tecnico scientifico dell’Aifa, Pierluigi Russo, nel commentare il report, ha sottolineato come il sistema attuale, basato su tetti fissi legati alla spesa storica, non sia più adeguato. La crescita dei costi farmaceutici è una tendenza globale, e non può essere affrontata solo con il contenimento.
Secondo Russo, l’innovazione farmaceutica produce benefici che vanno oltre la salute, generando risparmi per il sistema sanitario, per i servizi sociali e in termini di produttività. Per questo motivo, sarebbe necessario rivedere i meccanismi di finanziamento e superare la rigidità attuale, puntando su un approccio più dinamico e legato all’impatto clinico ed economico dei trattamenti.
Appello alla responsabilità regionale
Oltre alla revisione del modello nazionale, l’Aifa richiama anche le Regioni a un maggiore senso di responsabilità. La spesa può essere contenuta solo attraverso una gestione più efficiente, percorsi di cura corretti, un accesso tempestivo agli esami diagnostici e una riduzione delle liste d’attesa. In molti casi, i medici si trovano costretti a prescrivere farmaci in attesa di una diagnosi certa che potrebbe arrivare solo dopo mesi.
La frammentazione dei comportamenti prescrittivi e la diversa capacità organizzativa tra i territori sono fattori che amplificano le disuguaglianze, e che richiedono un intervento sistemico.