Avere troppi chili addosso, e vivere quindi una condizione di seria obesità, non è solo una questione antiestetica o legata a possibili seri disturbi di natura cardiovascolare. Uno studio internazionale condotto su oltre 46.000 persone ha evidenziato come sovrappeso e obesità siano associati a un invecchiamento precoce del cervello, con segni simili a quelli iniziali della malattia di Alzheimer. I dati, pubblicati sulla rivista scientifica eBioMedicine, indicano che gli uomini obesi mostrano un invecchiamento cerebrale fino a due anni superiore rispetto ai coetanei normopeso.
Parliamo di:
Analisi su larga scala e tecnologia avanzata
I ricercatori hanno messo a confronto le risonanze magnetiche cerebrali di oltre 46mila soggetti sani, senza diagnosi cognitive, provenienti da 15 differenti progetti internazionali. Le immagini cerebrali sono state analizzate con l'ausilio di algoritmi di apprendimento automatico, in grado di cogliere pattern complessi che correlano il tessuto cerebrale con l’indice di massa corporea.
Effetti più marcati nei maschi
Nei soggetti maschili, i dati mostrano una correlazione diretta tra sovrappeso e riduzione del volume cerebrale. Negli uomini in sovrappeso l'età cerebrale risultava mediamente di 8 mesi più avanzata rispetto all’età anagrafica, mentre nei soggetti obesi si raggiungeva una differenza fino a 24 mesi. I ricercatori ipotizzano che il tessuto adiposo in eccesso possa contribuire all’infiammazione sistemica e a un’alterazione del metabolismo cerebrale.
Un quadro più sfumato nelle donne
Inaspettatamente, nelle donne il rapporto tra peso e invecchiamento cerebrale è meno netto. Alcuni dati suggeriscono che le donne in sovrappeso presentano una minore perdita di volume cerebrale rispetto alle normopeso. Questo aspetto apre nuove piste di indagine, poiché contrasta con i risultati osservati negli uomini.
Il cervello come nuovo indicatore di rischio
Secondo gli autori dello studio, i risultati invitano a considerare il peso corporeo come un potenziale marcatore per la salute cerebrale. In futuro, strategie di prevenzione dell’obesità potrebbero giocare un ruolo nella protezione delle funzioni cognitive, già a partire da età giovanili. L’impatto di questi dati va oltre l’apparenza fisica, spostando il focus verso il rischio di declino cognitivo precoce.
Visite specialistiche e prevenzione personalizzata per condizione di grave obesità

In presenza di sovrappeso, obesità o cali di memoria ricorrenti, è consigliabile sottoporsi a visite neurologiche o geriatriche approfondite, con eventuali esami di imaging cerebrale per valutare il volume e lo stato delle strutture nervose. Anche test cognitivi di base possono essere utili nel tracciare precocemente eventuali anomalie. La prevenzione passa anche da percorsi multidisciplinari: nutrizionisti-endocrinologi, psicologi e medici dello sport possono contribuire a un piano efficace e personalizzato.
Più attenzione alla salute cerebrale
Le evidenze emerse dallo studio richiamano l’attenzione su una nuova dimensione del problema obesità: non solo diabete, ipertensione e rischio cardiovascolare, ma anche degenerazione cerebrale. In un’epoca in cui la durata della vita aumenta, tutelare il cervello da processi di invecchiamento precoce è una sfida cruciale. La ricerca scientifica continua a fornire strumenti per comprendere e contrastare il fenomeno.