Il nuovo Piano nazionale per la salute mentale 2025-2030 è atteso da anni e rappresenta un banco di prova cruciale per il futuro dell’assistenza psichiatrica in Italia. Elaborato da un tavolo tecnico ministeriale, deve ancora ottenere il via libera delle Regioni. Al centro, la necessità di superare dichiarazioni di principio e garantire risorse stabili, governance chiara e servizi vicini alle persone.
Parliamo di:
I punti di forza del nuovo Piano
Il documento mette in luce elementi importanti: il riconoscimento del modello bio-psico-sociale, l’approccio “One Mental Health” che integra salute fisica e mentale, l’attenzione ai bisogni dell’età evolutiva e la centralità della persona nei percorsi di cura. Sono segnali di un cambio di passo, che aprono prospettive interessanti per modernizzare il sistema e ridurre lo stigma.
Le criticità che emergono
Non mancano però le debolezze. Mancano ancora riferimenti a una struttura di governance chiara e a finanziamenti certi, condizioni essenziali per trasformare le linee guida in azioni concrete. A questo si aggiunge l’assenza di indicatori di monitoraggio per valutare l’efficacia delle misure. Il rischio è che il Piano resti sulla carta, senza tradursi in un miglioramento tangibile per utenti e famiglie.
Le proposte per rendere il Piano operativo
Le priorità individuate ruotano attorno a tre assi fondamentali:
- governance nazionale e locale per assicurare uniformità e ridurre le disparità territoriali;
- stanziamenti vincolati e continui, che garantiscano personale adeguato e strutture efficienti;
- sistemi di valutazione trasparenti, basati su dati condivisi e accessibili.
Senza questi strumenti, gli obiettivi rischiano di trasformarsi in slogan senza ricadute concrete.
Visite specialistiche e prevenzione: lo status della salute mentale in Italia

La salute mentale si tutela anche con la prevenzione e i controlli mirati. Programmi di screening psico-sociali per bambini e adolescenti possono intercettare precocemente disturbi emergenti, mentre per gli adulti e gli anziani è cruciale il monitoraggio dei disturbi d’ansia e depressione, spesso sottovalutati. Un approccio proattivo, che integri psichiatria, medicina di base e servizi sociali, riduce i tempi di diagnosi e aumenta le possibilità di recupero funzionale e inclusione.
Uno sguardo al futuro
Il Piano nazionale può essere l’occasione per un vero salto di qualità, ma solo se accompagnato da fondi, governance e responsabilità diffuse. La salute mentale non può restare prigioniera di slogan o di documenti programmatici senza seguito. Serve un impegno politico e culturale che traduca principi in azioni concrete, garantendo ai cittadini servizi accessibili, efficaci e rispettosi della dignità di ogni persona.