Rischio cardiovascolare in Italia: un’emergenza sanitaria silenziosa. In Italia, un numero significativo di pazienti colpiti da un evento cardiaco acuto resta escluso dai percorsi di cura strutturati. Circa un paziente su tre non riesce a rientrare in un programma di follow-up, esponendosi a un rischio maggiore di complicanze e recidive. È quanto evidenziano i dati raccolti da recenti indagini sul territorio nazionale. Si tratta di una situazione che mette in luce l’urgenza di rafforzare le azioni di prevenzione e monitoraggio per una delle prime cause di mortalità nel nostro Paese.
Parliamo di:
Il peso dell’ipercolesterolemia e dei fattori di rischio
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, circa un quarto della popolazione tra i 35 e i 74 anni soffre di ipercolesterolemia, con livelli di colesterolo totale superiori a 240 mg/dL. La condizione colpisce con maggiore frequenza le donne e risulta più diffusa nel Nord Italia. Il colesterolo alto rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, che ogni anno provocano oltre 390.000 ricoveri nel nostro Paese. A questi numeri si aggiunge una scarsa consapevolezza: il 28% dei pazienti non conosce i propri valori di colesterolo LDL e il 58% non è informato sul target da raggiungere per ridurre i rischi.
Visite specialistiche e prevenzione: il ruolo cruciale del monitoraggio
La prevenzione cardiovascolare passa attraverso visite specialistiche mirate, controlli periodici e la conoscenza dei propri fattori di rischio. L’accesso a esami specifici e il monitoraggio regolare di valori come colesterolo, pressione arteriosa e glicemia sono strumenti fondamentali per evitare complicanze gravi. Tuttavia, in alcune aree del Paese si registra una carenza di controlli e una minore possibilità di accedere agli specialisti, fattore che contribuisce all’aumento delle complicazioni e delle ospedalizzazioni. Un controllo attento permette di identificare precocemente segnali come dolore toracico, affaticamento insolito, respiro corto o aritmie, sintomi che non devono essere trascurati.
Disuguaglianze territoriali e difficoltà di aderenza alle terapie
Le differenze regionali si riflettono anche nella gestione del rischio cardiovascolare. Mentre nel Nord si osservano livelli più alti di ipercolesterolemia, nel Sud si riscontrano maggiori complicanze legate a una minore frequenza di controlli e a un accesso più difficile agli specialisti. A tutto questo si aggiunge una scarsa aderenza alle cure: quasi il 40% dei pazienti non comprende appieno le indicazioni ricevute e uno su due non assume regolarmente i farmaci prescritti. La mancanza di un dialogo costante con i professionisti sanitari e di percorsi personalizzati contribuisce ad allontanare i pazienti dalle terapie.
Strategie per ridurre il rischio cardiovascolare e rafforzare la prevenzione

Il rafforzamento delle politiche di prevenzione cardiovascolare e la centralità del Servizio Sanitario Nazionale sono elementi imprescindibili per migliorare la gestione di queste patologie. La sfida è garantire un monitoraggio più capillare e percorsi terapeutici più vicini ai reali bisogni delle persone. Serve un impegno collettivo per offrire controlli regolari, consulenze specialistiche accessibili e una comunicazione chiara sui fattori di rischio e sugli obiettivi da raggiungere. Promuovere la conoscenza e l’aderenza alle terapie significa agire concretamente per ridurre la mortalità legata alle malattie cardiovascolari.