Le persone sottoposte a terapie oncologiche sono da sempre considerati soggetti fragilissimi. Ebbene, empre più evidenze scientifiche confermano il valore dell'attività fisica come strumento di supporto per pazienti alle prese con tumori in corso. L'esercizio regolare, oltre a rafforzare il fisico e il benessere generale, si rivela efficace nel ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti antitumorali, con un impatto positivo su cuore, sistema nervoso, funzioni cognitive e qualità della vita.

Un'ampia revisione della letteratura, condotta da un gruppo di ricerca internazionale e pubblicata sul British Journal of Sports Medicine, ha analizzato gli studi più significativi pubblicati tra il 2012 e il 2024, evidenziando come l’integrazione dell’attività fisica nei percorsi terapeutici oncologici rappresenti una risorsa concreta per mitigare i danni da chemioterapia e migliorare il decorso complessivo della malattia.

Un cambiamento di paradigma nell’approccio alla malattia

Per anni il tema dell’attività fisica nei pazienti oncologici è stato trattato con cautela. Oggi, invece, si afferma un orientamento opposto: l’esercizio è considerato sicuro e raccomandato, indipendentemente dal tipo e dallo stadio del tumore.

Gli esperti indicano che sia l’attività aerobica che quella di resistenza sono adatte anche durante le fasi attive del trattamento, purché calibrate sulle condizioni cliniche del paziente. Questo approccio si basa sull’evidenza che l’esercizio fisico, se eseguito in modo controllato, non solo non interferisce con le terapie, ma ne attenua gli effetti collaterali e contribuisce alla ripresa.

Effetti positivi su cuore, sistema nervoso e respiratorio

Dall’analisi delle 80 ricerche esaminate emerge una riduzione significativa di danni cardiaci associati alla chemioterapia in chi svolge esercizio fisico regolare. Il cuore, spesso uno degli organi più vulnerabili ai farmaci oncologici, sembra beneficiare di un’attività costante, con una maggiore resilienza agli effetti tossici delle cure.

Allo stesso modo, si riscontrano effetti protettivi nei confronti del sistema nervoso periferico, che può essere colpito da neuropatie indotte dai farmaci. I pazienti fisicamente attivi mostrano una minore incidenza di alterazioni sensoriali e motorie, spesso responsabili di disagi funzionali e riduzione dell’autonomia.

Miglioramenti si osservano anche nella funzione respiratoria, con una minore frequenza di dispnea, soprattutto nei pazienti affetti da tumori polmonari o sottoposti a trattamenti che compromettono i polmoni.

Riduzione della "nebbia mentale" e benefici cognitivi

Un altro aspetto rilevante riguarda la cosiddetta “chemo brain”, ovvero la compromissione delle funzioni cognitive che molte persone sperimentano durante o dopo la chemioterapia. L’attività fisica, secondo i dati raccolti, contribuisce a ridurre questi sintomi, migliorando memoria, attenzione e prontezza mentale.

Questi benefici potrebbero derivare da modificazioni nei livelli di infiammazione sistemica, da un migliore metabolismo cerebrale e da una maggiore ossigenazione del cervello durante l’attività. L’esercizio fisico stimola anche la produzione di fattori neurotrofici, che sostengono la plasticità neuronale e la rigenerazione dei tessuti nervosi.

Migliora sonno, umore e relazioni sociali

Oltre agli aspetti fisici, i pazienti oncologici che praticano regolarmente esercizio riferiscono una migliore qualità del sonno, una maggiore stabilità emotiva e una riduzione dei sintomi depressivi.

L’aumento dell’energia fisica, unito a un miglioramento dell’umore, stimola la socialità e la partecipazione alla vita quotidiana. Questo si traduce in una percezione più alta della propria qualità di vita, con benefici anche sul piano dell’adesione alle terapie e del recupero psicologico.

Indicatori infiammatori e metabolici sotto controllo

Tra i riscontri clinici più oggettivi figura anche il miglioramento dei parametri legati all’infiammazione sistemica e al metabolismo. L’attività fisica riduce marker pro-infiammatori e promuove un assetto metabolico più favorevole, contribuendo a mantenere il peso corporeo e la massa muscolare, spesso compromessi dalla malattia e dalle terapie.

Questi risultati rafforzano l’idea che il corpo reagisce positivamente a uno stile di vita attivo, anche durante i trattamenti oncologici, e che muoversi può rappresentare un’arma terapeutica complementare, non solo riabilitativa.

Verso una “prescrizione personalizzata” dell’esercizio

I ricercatori sottolineano che, sebbene i benefici dell’attività fisica siano ormai evidenti, restano aperte molte domande sui meccanismi biologici coinvolti e sulle modalità ottimali per adattare l’esercizio alle caratteristiche del singolo paziente.

La sfida per i prossimi anni sarà definire protocolli personalizzati, calibrati in base al tipo di tumore, allo stadio della malattia, alle terapie in corso e alle condizioni fisiche della persona. L’obiettivo è trasformare l’esercizio in una “prescrizione” su misura, tanto quanto lo sono oggi i farmaci oncologici.

Non solo importante in relazione alle terapie oncologiche: lo sport strumento di prevenzione attiva nella lotta ai tumori giovanili

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In un’epoca in cui si registra un aumento dell’incidenza di tumori del colon-retto in età giovanile, anche sotto i 50 anni, il messaggio dell’attività fisica assume una valenza ancora più forte. Muoversi non è solo una strategia di supporto durante la malattia, ma un vero strumento di prevenzione primaria e secondaria.

Oltre all’attività fisica, nel caso del tumore al colon retto, sono fondamentali una corretta alimentazione, l’assenza di fumo, il controllo del peso e l’adesione a programmi di screening mirati, soprattutto per chi presenta familiarità o sintomi gastrointestinali precoci. L'introduzione di esami diagnostici precoci, come la colonscopia anche prima dei 50 anni in soggetti a rischio, può fare la differenza nella diagnosi e nell'esito clinico.

Educare la popolazione, in particolare i giovani adulti, all'importanza di uno stile di vita sano e consapevole è oggi una priorità. Integrare attività fisica, prevenzione e screening in un'unica visione rappresenta il passo decisivo per contrastare l'aumento delle patologie oncologiche e migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti.

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