Un intervento simultaneo di protesi bilaterale d’anca per risolvere una coxartrosi avanzata dovuta a displasia: è accaduto il 29 maggio, a un uomo di 51 anni. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, è stato aiutato a rialzarsi in reparto e ha iniziato a muovere i primi passi. Un risultato che riflette i progressi della chirurgia mininvasiva e l’efficacia dei percorsi riabilitativi personalizzati.

Tecniche mininvasive per un recupero veloce

L'intervento è stato eseguito utilizzando l’approccio anteriore mininvasivo, una tecnica chirurgica ormai consolidata che permette un accesso muscolare meno traumatico, minore perdita di sangue e una gestione del dolore ottimizzata. Questa metodica, adottata da oltre 15 anni in alcuni centri avanzati, consente ai pazienti selezionati di avviare la riabilitazione già poche ore dopo l’operazione.

Il recupero precoce è favorito non solo dalla tecnica chirurgica, ma anche dalla preparazione multidisciplinare del personale e da un percorso clinico attentamente strutturato. Il paziente, proveniente da fuori provincia, ha affrontato l’intervento senza complicazioni ed è stato supportato nell’alzarsi dal letto già nel pomeriggio, dimostrando come una corretta selezione dei casi e una gestione integrata possano accelerare notevolmente i tempi di guarigione.

Quando è indicata la doppia protesi simultanea

La protesizzazione bilaterale contemporanea non è adatta a tutti: viene proposta solo a pazienti in condizioni generali buone, senza patologie concomitanti gravi, e con un quadro articolare tale da giustificare l’intervento su entrambe le anche nello stesso tempo chirurgico. In questi casi, i vantaggi possono essere significativi: un’unica anestesia, tempi di recupero abbreviati e ritorno alle attività quotidiane più rapido.

Tuttavia, si tratta di una scelta che richiede valutazioni approfondite, sia cliniche che funzionali. L'intervento su entrambe le anche comporta un impegno fisiologico maggiore per il paziente, che deve essere supportato da un team preparato e da protocolli riabilitativi intensivi.

Cure personalizzate e attenzione al percorso di guarigione

Il valore aggiunto della chirurgia ortopedica moderna non è solo nella sala operatoria, ma anche nella cura del paziente prima, durante e dopo l’intervento. L’obiettivo è fornire un’assistenza continua, attenta alla persona nel suo complesso, unendo competenza tecnica e attenzione umana.

Il paziente ha raccontato di aver affrontato l’intervento con qualche timore iniziale, ma di essersi sentito subito rassicurato. "Pensavo fosse tutto più difficile – ha dichiarato – ma già nel pomeriggio riuscivo a stare in piedi. Sono sorpreso positivamente dal percorso e dalla qualità delle cure ricevute".

L’importanza della riabilitazione precoce

Un elemento chiave del successo di questi interventi è l’immediata mobilizzazione del paziente. La riabilitazione precoce è oggi una componente fondamentale nella chirurgia protesica: riduce il rischio di complicanze post-operatorie come trombosi o infezioni, accorcia la degenza ospedaliera e favorisce un miglior recupero funzionale.

I programmi riabilitativi prevedono una presa in carico multidisciplinare, con fisioterapisti che iniziano gli esercizi già poche ore dopo l’intervento, monitorando i progressi e adattando gli obiettivi giorno dopo giorno. L’approccio è centrato sulla persona e mira a restituire in breve tempo autonomia nei movimenti, equilibrio e forza muscolare.

Visite specialistiche mirate, prevenzione e diagnosi precoce per arrivare a decidere di inserire una protesi all'anca

Visite specialistiche mirate, prevenzione e diagnosi precoce per arrivare a decidere di inserire una protesi all'anca

Un intervento bilaterale come quello descritto non è mai improvvisato: richiede una valutazione ortopedica approfondita dello stato generale di salute ossea del paziente, dello stato delle articolazioni e della capacità di affrontare una riabilitazione intensiva.

In presenza di dolori articolari persistenti, rigidità nei movimenti, difficoltà a camminare o salire le scale, è importante rivolgersi a un centro ortopedico specializzato per una diagnosi precisa. La valutazione si basa su esami clinici e strumentali, tra cui radiografie e risonanza magnetica, che permettono di stabilire la gravità dell’artrosi e l’indicazione all’intervento.

La prevenzione passa anche per lo stile di vita: mantenere un peso corporeo nella norma, evitare il sovraccarico articolare e svolgere regolare attività fisica può rallentare l’evoluzione di patologie articolari croniche e rimandare, se non evitare, l’intervento chirurgico.

Una chirurgia in continua evoluzione

La chirurgia ortopedica è in costante evoluzione. Le tecniche mininvasive, l’uso di protesi personalizzate e materiali innovativi, i sistemi di navigazione e i robot assistiti stanno cambiando l’approccio a questo tipo di interventi. Parallelamente, anche l’organizzazione del percorso post-operatorio si sta aggiornando: l’obiettivo è restituire autonomia al paziente nel più breve tempo possibile, con la minor sofferenza e rischio.

L’integrazione tra chirurgia, riabilitazione e attenzione alla persona è oggi il cuore di una medicina che non si limita a curare la malattia, ma punta al benessere complessivo dell’individuo. Questo approccio ha consentito, come nel caso descritto, risultati sorprendenti in termini di recupero, qualità di vita e soddisfazione del paziente.

La testimonianza del paziente: “Tornare in piedi subito è stata una sorpresa”

Il paziente, visibilmente soddisfatto, ha raccontato la propria esperienza con entusiasmo. "Mi aspettavo un recupero più lento. Invece, già il giorno stesso mi sono sentito abbastanza stabile da alzarmi. È un reparto organizzato in modo eccellente. Mi sono sentito seguito, rispettato, e in mani competenti in ogni momento".

La sua esperienza conferma come oggi, grazie a tecniche chirurgiche avanzate e a un lavoro di squadra accurato, sia possibile affrontare anche interventi complessi con prospettive di recupero molto favorevoli.

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