La celiachia è una malattia autoimmune che può fare la sua comparsa già nella primissima infanzia, generalmente tra i 6 mesi e i 2 anni di età. In questa fase della crescita, l’introduzione del glutine nella dieta – attraverso pappe, pane o farine – può innescare una reazione immunitaria contro la mucosa dell’intestino tenue. Questo porta a infiammazione, danni intestinali, malassorbimento di nutrienti e un’ampia varietà di sintomi, non sempre facili da identificare.
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Conseguenze fisiche, ma anche emotive
Un’alimentazione rigorosamente priva di glutine permette ai bambini celiaci di crescere in modo sano e sereno. Tuttavia, è importante sottolineare che la celiachia non è solo una questione intestinale: comporta anche un impatto sulla sfera psicologica, tanto per il bambino quanto per la famiglia. La diagnosi, il cambio delle abitudini alimentari, la gestione sociale e scolastica della patologia richiedono attenzione costante e, spesso, un sostegno emotivo.
Celiachia in crescita nei più piccoli: consapevolezza e diagnosi in aumento

Negli ultimi trent’anni la diffusione della celiachia è aumentata. Non si tratta solo di una crescita reale, ma anche di una maggiore consapevolezza tra i medici e dell’utilizzo di test diagnostici sempre più sensibili. In Italia la celiachia colpisce circa l’1,65% dei bambini, con un’incidenza maggiore tra le femmine e nelle regioni del Sud. Tuttavia, una larga parte dei pazienti – si stima fino al 95% – resta ancora senza diagnosi, vivendo la malattia senza saperlo.
Sintomi da non sottovalutare
I segnali classici nei più piccoli includono diarrea cronica, scarso aumento di peso, pancia gonfia, perdita di appetito, irritabilità e insonnia. Ma la celiachia può presentarsi anche in forme più atipiche: dolori addominali ricorrenti, stitichezza, anemia da carenza di ferro, mal di testa, pubertà ritardata, osteopenia, smalto dentale fragile, dermatite, artralgie e sintomi neurologici. Nei bambini più grandi si possono manifestare anche disturbi dell’umore, ansia o irritabilità legati alla sofferenza fisica cronica.
Un rapporto complicato con il cibo
Mangiare, nei bambini celiaci non ancora diagnosticati, può essere fonte di dolore e disagio. Questo può sviluppare una relazione problematica con il cibo, generando rifiuto, paura o evitamento. A questo si aggiunge una sovrapposizione sintomatica con alcuni disturbi alimentari: studi recenti hanno evidenziato un rischio aumentato di anoressia nervosa nei pazienti celiaci, anche in età pediatrica. Anche la bulimia mostra una lieve incidenza superiore rispetto alla media. Per questo è fondamentale un approccio multidisciplinare che affronti non solo la dieta, ma anche gli aspetti psicologici e comportamentali.
Effetti sulla qualità del sonno
La celiachia può influenzare in modo rilevante il sonno dei bambini. Anche seguendo una dieta senza glutine, alcuni disturbi del sonno possono persistere, spesso a causa di infiammazione sistemica, reflusso gastrico o contaminazioni involontarie degli alimenti. Un sonno disturbato incide negativamente sulla qualità della vita, sull’umore, sull’attenzione e sul rendimento scolastico. Nei bambini con malattie croniche come la celiachia, riconoscere e trattare i disturbi del sonno è un passaggio cruciale.
Ansia e depressione nei bambini celiaci
L’esperienza della celiachia può generare vissuti emotivi molto intensi. Secondo recenti studi, quasi il 40% dei bambini celiaci presenta livelli significativi di ansia e depressione. Il rischio di sviluppare queste condizioni è rispettivamente 2,26 volte e 3,36 volte più alto rispetto alla popolazione sana. Questi disturbi possono derivare dalla difficoltà a gestire una malattia cronica, dalla paura costante di contaminazione, dall’isolamento sociale durante attività quotidiane come le merende a scuola o le feste con gli amici.
Visite specialistiche mirate e prevenzione
La diagnosi della celiachia deve seguire un iter ben definito con nutrizionisti e allergologi, secondo le Linee Guida internazionali. Il primo passo è l’analisi dei sintomi: diarrea cronica, arresto della crescita, anemia o dolori addominali inspiegabili devono far scattare un campanello d’allarme. Gli esami del sangue, in particolare gli anticorpi anti-transglutaminasi IgA e anti-endomisio, sono fondamentali. Nei casi più chiari, non è necessaria una biopsia intestinale, ma solo se i valori anticorpali sono molto elevati e il profilo genetico compatibile (HLA DQ2/DQ8). Mai iniziare una dieta priva di glutine prima della diagnosi: potrebbe mascherare i sintomi e compromettere l’accuratezza dei test.
Il ruolo del supporto psicologico
Accettare e convivere con la celiachia può diventare una sfida per l’identità del bambino. La malattia può generare vergogna, ansia anticipatoria, senso di esclusione. Per questo il supporto psicoterapeutico è prezioso. Aiuta a integrare il limite della malattia nella propria storia personale, senza subirlo come una punizione o un ostacolo insormontabile. Permette ai bambini di rafforzare la propria autostima, sentirsi parte del gruppo e affrontare con più serenità le regole imposte dalla patologia. Anche i genitori beneficiano di un supporto: imparano a trasmettere sicurezza, a educare alla dieta in modo giocoso o consapevole, secondo l’età, e a non trasmettere ansie o paure.
Consigli utili per le famiglie
Ai primi segnali di disagio – fisico, scolastico o emotivo – è fondamentale confrontarsi con il pediatra. L’educazione alimentare va trasmessa con positività, coinvolgendo i bambini nelle scelte quotidiane. La malattia non va vissuta come una diversità penalizzante, ma come un tratto della propria unicità. La quotidianità con la celiachia può diventare semplice e serena, se gestita con consapevolezza, affetto e il giusto accompagnamento psicologico.