La medicina lo definisce con il termine di "facies hippocratica". Il volto di Papa Francesco, apparso scavato e affaticato durante la benedizione Urbi et Orbi della domenica di Pasqua, ha colpito profondamente l’infettivologo Matteo Bassetti. Il medico, primario dell’Irccs ospedale policlinico San Martino di Genova, ha condiviso una riflessione sui social analizzando le immagini del Pontefice il giorno prima della sua morte, avvenuta alle 7.35 di lunedì 21 aprile. Secondo Bassetti, quello era un volto che "parlava chiaro".

Facies hippocratica: quel volto che raccontava sofferenza e la fine più che mai vicina

Facies hippocratica: quel volto che raccontava sofferenza e la fine più che mai vicina

“Guardate bene quel volto scavato, occhi scavati, naso assottigliato, colore grigio”, ha scritto Bassetti. Per l’esperto si tratta della facies hippocratica, un’espressione del viso che i medici riconoscono come segnale di condizioni critiche, spesso visibile nelle 24-48 ore prima della morte. Secondo quanto osservato, il Papa mostrava tutti i segni tipici di questa condizione, che si manifesta in casi di grave sofferenza fisica legata a scompensi cardiaci o a infezioni persistenti.

L’infezione polmonare come causa scatenante

Bassetti ha ipotizzato che alla base della condizione fisica del Pontefice ci fosse un’infezione polmonare particolarmente aggressiva. Una polmonite polimicrobica, probabilmente causata da virus, batteri e anche funghi, avrebbe minato il suo corpo fino a renderlo visibilmente provato. Il medico sottolinea come l’immunodepressione del Papa abbia aggravato la risposta del suo organismo, rendendolo vulnerabile a un attacco così complesso.

Ictus cerebrale e legame con l’infezione

Il referto ufficiale rilasciato dalla Città del Vaticano, firmato da Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità e Igiene, ha identificato la causa della morte in un ictus cerebrale. Secondo il documento, il decesso è stato causato da coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile, su un quadro clinico già compromesso da insufficienza respiratoria acuta, polmonite bilaterale, ipertensione arteriosa e diabete di tipo 2.

Tuttavia, Bassetti propone una lettura diversa: l’ictus potrebbe essere stato una complicanza di origine infettiva. In questo scenario, non si tratterebbe di un evento isolato, ma della conseguenza finale di una lunga battaglia del corpo del Papa contro un'infezione sistemica. Secondo l’infettivologo, l’infezione fungina avrebbe potuto contribuire allo sviluppo di fragili circoli collaterali cerebrali, suscettibili a rottura e dunque in grado di generare un evento ischemico o emorragico.

Un decorso clinico tracciato nel volto

“La morte del Papa va letta come una conseguenza della gravissima insufficienza respiratoria causata dall’infezione polmonare”, insiste Bassetti. Il Pontefice, ricordato come ancora dipendente dall’ossigeno, mostrava un deterioramento evidente delle condizioni generali già nei giorni precedenti. Per il medico, quella “facies” era inequivocabile. “In genere, quando i malati presentano quei segni e muoiono il giorno dopo, la causa va cercata nella compromissione respiratoria preesistente, più che in un nuovo evento clinico improvviso”.

La facies hippocratica come segnale clinico

Il volto di Papa Francesco, dunque, per Bassetti rappresentava non solo una sofferenza visibile ma anche un potente segnale medico. La facies hippocratica non è una diagnosi, ma un indicatore clinico che spesso precede la morte imminente. Nonostante non sia un criterio ufficiale nella determinazione delle cause del decesso, resta un segno chiaro per chi opera in ambito sanitario, soprattutto in contesti di gravi infezioni sistemiche.

Un’interpretazione che non esclude il referto

Bassetti precisa di non voler mettere in discussione il referto ufficiale, ma suggerisce una possibile correlazione tra l’ictus riportato e la complessa infezione che da tempo affliggeva il Santo Padre. “Mi pare talmente lampante da non potersi negare”, conclude. Il viso segnato del Papa, osservato in mondovisione, sarebbe dunque il segno tangibile di un corpo consumato da una lunga e silenziosa battaglia interna.

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