Nel percorso di cura contro il cancro, la nutrizione è molto più di un supporto accessorio. Un’alimentazione adeguata migliora la risposta ai trattamenti, rafforza il sistema immunitario e protegge la qualità della vita. Eppure, l’integrazione sistematica della nutrizione nei protocolli oncologici rimane disomogenea, quando non del tutto assente. In Italia, solo la metà dei centri oncologici garantisce un percorso nutrizionale strutturato ai pazienti.

Strutture divise a metà tra chi offre un supporto e chi no

Il dato più evidente riguarda la presenza o meno di percorsi ufficiali: nel 49% delle strutture ospedaliere non è previsto un programma nutrizionale completo per tutti i pazienti oncologici. Laddove esistono, tali percorsi non sempre vengono documentati in modo sistematico. Lo screening nutrizionale è registrato su cartella clinica informatizzata solo nel 65% dei casi. Il restante 35% non tiene traccia formale delle valutazioni, rendendo difficile un monitoraggio coerente.

Diagnosi e alimentazione: un’occasione mancata

L'attenzione allo stato nutrizionale sin dall’inizio della diagnosi è ancora lontana dall’essere uno standard. In un terzo dei centri oncologici, la valutazione nutrizionale non viene eseguita durante la prima visita o immediatamente dopo. E nel 30% dei casi non vengono nemmeno impiegati strumenti validati di screening nutrizionale, nonostante siano raccomandati dalle linee guida cliniche. Questo comporta una perdita di tempo prezioso in un momento cruciale per impostare un piano terapeutico efficace e personalizzato.

Lo stato nutrizionale dei pazienti resta critico

Oltre il 50% dei pazienti oncologici italiani mostra segni di alterazioni nutrizionali al momento della presa in carico. Il 9% risulta già in stato di malnutrizione e il 42% è a rischio concreto. Nonostante queste cifre, nel 41% delle strutture sanitarie non viene nemmeno richiesto ai pazienti di riferire le proprie abitudini alimentari, una mancanza che limita fortemente l’accuratezza della valutazione iniziale.

Una consapevolezza in crescita, ma ancora frammentaria

Un segnale positivo arriva dalla fase successiva alle diagnosi. L’88% dei centri effettua valutazioni nutrizionali anche durante i trattamenti attivi, al termine delle cure o nel follow-up. Tuttavia, senza un inizio tempestivo, l’efficacia dell’intervento è parziale. Le figure professionali dedicate sono presenti nell’86% dei centri, e in oltre la metà dei casi si tratta di nutrizionisti o dietisti. Seguono dietologi, oncologi e infermieri con formazione specifica.

Il ruolo del personale sanitario

Il personale coinvolto nei percorsi di cura riconosce sempre più chiaramente l’importanza della nutrizione clinica. Il 97% dei medici oncologi ritiene fondamentale integrare una presa in carico dietologica nel trattamento, e il 98% è favorevole alla diffusione di informazioni nutrizionali dirette al paziente. Questo consenso indica una trasformazione culturale in atto, che però necessita di strumenti concreti per diventare prassi.

La necessità di un modello nazionale condiviso

Le differenze tra centri, anche all’interno dello stesso territorio, mostrano l’assenza di un protocollo comune. Il 97% degli operatori coinvolti ritiene urgente l’elaborazione di un percorso nutrizionale oncologico a livello nazionale, che standardizzi strumenti, tempi e competenze. Una presa di posizione condivisa che chiede maggiore integrazione nei percorsi terapeutici e un rafforzamento della formazione specifica per medici e operatori sanitari.

Percorsi dedicati e ambulatori: la nuova frontiera

Una delle priorità individuate è la creazione di ambulatori nutrizionali oncologici. Strutture stabili, coordinate con i reparti, capaci di accompagnare il paziente lungo tutto il percorso di cura, dalla diagnosi al follow-up. L’assenza di questi spazi rappresenta uno dei limiti più evidenti dell’attuale gestione. Avere una presenza costante e multidisciplinare può contribuire a prevenire la malnutrizione e migliorare la prognosi clinica in modo significativo.

La nutrizione come diritto e standard di cura per i pazienti oncologici

La nutrizione come diritto e standard di cura per i pazienti oncologici

In un’epoca in cui la medicina personalizzata sta diventando la norma, non si può più considerare la nutrizione un’aggiunta opzionale. È parte integrante del trattamento, al pari delle terapie farmacologiche. Ogni paziente oncologico dovrebbe ricevere un supporto nutrizionale calibrato e scientificamente fondato, che tenga conto delle sue condizioni cliniche e delle necessità individuali. Il riconoscimento formale della nutrizione clinica come diritto del paziente rappresenta uno dei passaggi chiave per colmare il divario tra teoria e pratica.

Un cambio di paradigma non più rimandabile

L’oncologia italiana è a un bivio. Da un lato c’è un sistema che ancora fatica a strutturarsi in modo uniforme. Dall’altro, c’è una comunità di operatori sanitari consapevole e pronta a recepire il cambiamento. Per trasformare questa consapevolezza in azione servono risorse, volontà organizzativa e visione a lungo termine. Solo così sarà possibile garantire un percorso terapeutico davvero completo, in cui la nutrizione non sia più la grande esclusa, ma un pilastro solido della cura.

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