Oggi, più di un italiano su quattro è miope. La salute degli occhi è una priorità drammaticamente sottovalutata. Le stime indicano che nel 2050 questa condizione interesserà il 50% della popolazione italiana. Un cambiamento epocale che riguarda milioni di persone e che si intreccia con fattori sociali, economici e ambientali.
A lanciare l’allarme è il primo report dell’Osservatorio Vista, presentato dalla Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia in collaborazione con il Censis e la Fondazione Bietti, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico interamente dedicato all’oftalmologia.
Tra fragilità oculare e diseguaglianze economiche: ecco cosa vuol dire essere miope

Il quadro che emerge è chiaro: vedere bene non è ancora un diritto garantito a tutti. Secondo i dati raccolti, il 45,8% dei miopi rinuncia alla sostituzione degli occhiali per motivi economici, mentre il 37,4% evita di sottoporsi a controlli oculistici.
Si tratta di una forma di disagio sociale crescente, che coinvolge cittadini di ogni fascia d’età, ma colpisce in modo particolare le famiglie più fragili.
Come sottolinea Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, “la fragilità oculistica, unita alla difficoltà economica, è un nuovo indicatore di esclusione e disuguaglianza, che ha un impatto diretto sulla qualità della vita”.
Parliamo di:
Dallo schermo al calo visivo: i bambini sono i più esposti
Un tempo si trascorrevano pomeriggi all’aperto, oggi la vista si consuma davanti a tablet, smartphone e TV. Questo cambiamento dello stile di vita è tra le principali cause dell’aumento dei difetti visivi, in particolare nei bambini.
“L’esposizione sempre più prolungata ai dispositivi elettronici e la ridotta permanenza all’aria aperta stanno modificando lo sviluppo oculare dei più giovani”, spiega Domenico Schiano Lomoriello, specialista della Fondazione Bietti. “Meno luce naturale e meno distanza visiva: è così che la miopia trova terreno fertile”.
Un osservatorio permanente per accendere i riflettori sulla prevenzione
L’Osservatorio Vista nasce per offrire uno strumento di monitoraggio costante sullo stato della salute visiva degli italiani. È un progetto con cadenza trimestrale, che si propone di raccogliere dati, analizzare tendenze e contribuire a costruire politiche pubbliche più inclusive e attente alle esigenze della vista.
Come ha spiegato Andrea Rendina, Segretario Generale della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, “attraverso l’Osservatorio vogliamo promuovere la cultura della prevenzione e sensibilizzare sul diritto alla salute visiva. Troppe persone convivono con problemi agli occhi senza avere accesso alle cure più basilari”.
Dati 2024: la solidarietà fa la differenza
Durante la conferenza di presentazione del primo numero dell’Osservatorio, è stato illustrato anche il bilancio sociale della Fondazione, che ha agito sul campo con un approccio concreto e capillare.
I numeri dell’impegno:
- 52 persone al giorno assistite gratuitamente
- Oltre 19.000 occhiali donati
- 9.000 visite oculistiche eseguite
- Più di 2.000 patologie intercettate grazie agli screening
- 275 giornate sul territorio, tra eventi, check-up e attività nei quartieri periferici
La rete solidale ha coinvolto 240 associazioni, tra cui anche realtà importanti come UNHCR, Caritas e Comunità di Sant’Egidio. Un’alleanza concreta che ha reso possibile l’accesso alle cure anche per chi normalmente resta escluso.
Una battaglia culturale oltre quella clinica
Il tema della vista non è solo una questione sanitaria, ma anche un terreno di cittadinanza e di equità. Senza occhiali, senza visite, senza possibilità di diagnosi tempestive, milioni di persone rischiano di rimanere indietro, sul lavoro, a scuola, nella vita sociale.
Ecco perché è fondamentale puntare sulla prevenzione, come leva per ridurre i costi sociali e sanitari, ma anche per promuovere autonomia e benessere nella quotidianità.
Uno scenario in evoluzione: cosa ci aspetta
Con il 50% della popolazione italiana a rischio miopia entro il 2050, si apre una sfida enorme. Occorreranno investimenti in educazione sanitaria, programmi di screening nelle scuole, sostegno alle famiglie e un sistema sanitario pubblico che includa servizi oculistici accessibili e diffusi. Naturalmente i cittadini devono fare la loro parte, con uno stile di vita sano e una prevenzione costruita su esami diagnostici mirati e periodici, soprattutto per coloro che svolgono lavori dove lo sforzo della vista è notevole.
Al tempo stesso, sarà fondamentale un cambio di mentalità: prendersi cura della vista deve diventare parte integrante dello stile di vita. Un gesto di attenzione quotidiana, come mangiare sano o fare attività fisica.
Conclusione: rendere il diritto alla vista un diritto reale
La miopia non è più solo un problema individuale, ma un indicatore di salute pubblica e giustizia sociale.
Se il futuro ci dice che metà degli italiani potrebbe vederci male, la risposta non può essere lasciata solo alle possibilità economiche dei singoli.
Servono politiche concrete, prevenzione, educazione e soprattutto una visione condivisa: la vista è un bene primario e, come tale, va difesa e garantita per tutti.
Come ha ricordato Marcello Gemmato, Sottosegretario alla Salute, durante l’incontro: “Queste iniziative sono fondamentali per costruire un Paese più giusto e più attento ai bisogni reali delle persone. Il nostro ringraziamento va a chi ogni giorno si impegna per questo”.