Nel tumore al seno metastatico, le terapie più avanzate non sempre risultano efficaci. Il motivo, oggi più chiaro grazie a recenti analisi genetiche, risiede nella capacità delle cellule tumorali di sviluppare una resistenza che vanifica l’effetto dei trattamenti. Questo meccanismo di resistenza è legato ad alterazioni del DNA che, nel tempo, rendono il carcinoma capace di eludere i farmaci, in particolare le terapie endocrine e quelle a bersaglio molecolare.

Alterazioni genetiche e resistenza ai trattamenti

La resistenza alle terapie oncologiche nel carcinoma mammario non si verifica casualmente. Le cellule tumorali possono acquisire nel tempo mutazioni genetiche capaci di interferire con l’efficacia dei trattamenti. Tra le più rilevanti figurano quelle causate da un gruppo di enzimi chiamati APOBEC3. Questi enzimi modificano il DNA in modo specifico, lasciando vere e proprie impronte mutazionali che sono state osservate con maggior frequenza nei tumori con recettori ormonali positivi e in fase metastatica.

Il ruolo chiave degli enzimi APOBEC3

Le alterazioni provocate da APOBEC3 si manifestano come firme mutazionali ben riconoscibili a livello genomico. Sono proprio queste mutazioni a contribuire all’evoluzione del tumore verso forme sempre più resistenti. I dati evidenziano che queste firme genetiche si ritrovano in campioni clinici di tumore al seno anche prima dell’inizio dei trattamenti, a indicare che il processo di mutazione è già in atto in fase precoce, alimentando la progressione della malattia e riducendo l’efficacia delle terapie.

Come cambiano le cellule tumorali

Il cambiamento genetico indotto da APOBEC3 si traduce in una serie di danni a carico di geni cruciali per il controllo della crescita cellulare. Tra questi, uno dei più colpiti è RB1, un gene soppressore tumorale la cui perdita di funzione è direttamente collegata alla resistenza a inibitori di CDK4/6, molecole oggi centrali nella terapia dei tumori al seno con recettori ormonali positivi. Quando RB1 è alterato, le cellule diventano insensibili a questi farmaci, accelerando la progressione tumorale.

Un possibile bersaglio terapeutico futuro

La comprensione del meccanismo attraverso cui APOBEC3 agisce apre nuove prospettive nella lotta al carcinoma mammario avanzato. Se questo enzima può essere bloccato o modulato, è possibile pensare a strategie terapeutiche mirate che prevengano la formazione delle mutazioni responsabili della resistenza. Inoltre, la presenza delle firme mutazionali di APOBEC3 potrebbe diventare un biomarcatore utile per selezionare le pazienti più a rischio di sviluppare resistenza alle terapie.

Resistenza e cronicizzazione del tumore al seno

Resistenza e cronicizzazione del tumore al seno

Superare la resistenza farmacologica rappresenta un passaggio cruciale per trasformare il tumore al seno metastatico in una condizione cronica. La possibilità di individuare le pazienti più a rischio e intervenire precocemente sul processo mutazionale permette di prolungare la risposta clinica e ritardare la progressione della malattia. L’obiettivo non è più soltanto trattare il tumore, ma gestirlo nel tempo, mantenendo la qualità di vita il più possibile elevata.

Visite specialistiche e prevenzione genetica

Nel contesto della resistenza alle cure, le visite specialistiche assumono un ruolo decisivo per la valutazione del profilo genetico del tumore. L’analisi delle mutazioni può essere integrata nella routine diagnostica, per identificare tempestivamente la presenza di firme APOBEC3 e prevedere il comportamento futuro della neoplasia. In presenza di progressione dopo terapie standard o in casi di risposta limitata ai trattamenti, è indicata una rivalutazione genetica del tumore, che consente di adattare il percorso terapeutico.

Sintomi e segnali da non sottovalutare

Nel tumore al seno metastatico, la comparsa di sintomi come dolore persistente, perdita di peso non spiegata, affaticamento crescente o difficoltà respiratorie può segnalare una progressione della malattia. In queste situazioni, è fondamentale aggiornare la valutazione clinica e genetica, per escludere l’instaurarsi di resistenza ai farmaci in uso e ricalibrare le terapie. Anche variazioni nell’efficacia del trattamento, come il ritorno dei sintomi o l’arresto della risposta clinica, meritano un approfondimento specifico.

Oltre la cura, verso la medicina personalizzata

Il panorama della terapia oncologica sta evolvendo verso un modello di medicina personalizzata, dove ogni trattamento è disegnato sulla base delle caratteristiche genetiche del singolo tumore. Le mutazioni indotte da APOBEC3 rappresentano un ostacolo ma anche un’opportunità: conoscerle significa poterle contrastare, indirizzando le pazienti verso soluzioni più mirate ed efficaci. In futuro, l’identificazione precoce dei profili di resistenza potrà diventare parte integrante della gestione del carcinoma mammario.

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