Per chi soffre di nevralgia trigeminale classica, una delle forme di dolore facciale più intense e invalidanti, un nuovo approccio chirurgico promette risultati davvero significativi. A portarlo alla luce è uno studio condotto dai neurochirurghi e ricercatori dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, recentemente pubblicato su Neurosurgical Review.

Che cos'è la nevralgia trigeminale

Che cos'è la nevralgia trigeminale

La nevralgia trigeminale si manifesta con forti scariche dolorose a livello del viso, spesso scatenate da stimoli lievi come parlare, masticare o sfiorare la pelle. Nella forma classica, la causa più frequente è il conflitto neurovascolare: un vaso sanguigno che comprime il nervo trigemino, causando irritazione e dolore cronico.

Trattamenti convenzionali: tra farmaci e chirurgia

Il primo approccio è farmacologico, con medicinali anticonvulsivanti come la carbamazepina. Tuttavia, quando i farmaci risultano inefficaci o mal tollerati, si ricorre alla chirurgia. L’intervento più utilizzato è la decompressione microvascolare, che prevede l’inserimento di un materiale tra nervo e vaso per impedire il contatto diretto. Solitamente si utilizzano materiali sintetici, come il teflon.

Il muscolo del paziente al posto del teflon

L'innovazione del team del Neuromed consiste nell’impiegare un piccolo frammento di muscolo prelevato dallo stesso paziente, anziché materiali artificiali. Questo trapianto autologo viene inserito tra il nervo e il vaso, con l'obiettivo di ottenere una separazione più naturale e duratura.

I numeri dello studio

L’analisi ha coinvolto 57 pazienti operati tra il 2016 e il 2022, seguiti clinicamente per circa 29 mesi. Subito dopo l’intervento, la totalità dei pazienti ha riportato la scomparsa immediata del dolore, un dato che supera l’abituale successo post-operatorio (circa 80-85%).

Durante il periodo di follow-up, solo il 3,5% ha sperimentato una recidiva del dolore, contro un tasso standard che varia dal 10 al 20%. Inoltre, l’intervento si è dimostrato sicuro, con una sola complicanza rilevata nel decorso postoperatorio.

Un impianto che si integra con il corpo

Secondo Sergio Paolini, dell’Università Sapienza di Roma e responsabile di Neurochirurgia III al Neuromed, l’impianto di muscolo autologo è stato introdotto dal professor Vincenzo Esposito nei primi anni 2000 e ha subito solo minime modifiche nel tempo. “Il muscolo del paziente si integra in modo naturale con i tessuti circostanti, riducendo drasticamente i rischi di intolleranza e migliorando la stabilità a lungo termine della protezione del nervo”, sottolinea Paolini.

Perché scegliere l'autotrapianto

Oltre alla maggiore compatibilità biologica, questa procedura riduce le possibilità di infiammazioni, reazioni avverse e problematiche legate all'uso di corpi estranei. L'utilizzo di tessuto muscolare proprio favorisce anche un recupero più rapido e meno traumatico.

Diagnosi precoce: un passaggio fondamentale

Il successo terapeutico passa, però, anche da una diagnosi tempestiva. In molti casi, la nevralgia trigeminale viene confusa con altri disturbi, come problemi dentali, sinusiti o cefalee. Questo ritardo diagnostico può peggiorare il quadro clinico e aumentare la sofferenza del paziente.

Esami diagnostici da non sottovalutare

Una diagnosi corretta richiede una valutazione clinica approfondita e il supporto di esami strumentali specifici:

  • Risonanza Magnetica Nucleare (RMN): fondamentale per individuare eventuali conflitti neurovascolari alla base della nevralgia.
  • Angio-RMN: consente di visualizzare i vasi sanguigni che possono comprimere il nervo trigemino.
  • Elettromiografia (EMG): utile in caso di dubbi diagnostici, per verificare la funzionalità del nervo trigemino e dei muscoli innervati.
  • Visita neurologica specialistica: è il primo passo per inquadrare correttamente il dolore e indirizzare verso il percorso terapeutico più indicato.

Tra ricerca e personalizzazione delle cure

Lo studio del Neuromed apre nuove prospettive nella cura della nevralgia trigeminale, confermando l’efficacia di tecniche meno invasive e più rispettose della fisiologia del paziente. L’autotrapianto di muscolo rappresenta un esempio concreto di medicina personalizzata, dove la chirurgia si adatta alle caratteristiche individuali per offrire più benefici e meno rischi.

Tuttavia, come per ogni patologia complessa, anche in questo caso la diagnosi precoce e accurata rimane un pilastro fondamentale. Gli esami strumentali giusti e una valutazione clinica attenta possono fare la differenza nel percorso di cura, rendendo possibile una vita libera dal dolore.

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