Mpox continua a essere un'emergenza globale. Durante la quarta riunione del Comitato d’Emergenza previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale, tenutasi il 5 giugno 2025, l’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato lo stato di emergenza internazionale per il vaiolo delle scimmie, noto anche come mpox. La conferma ufficiale è arrivata il 9 giugno 2025, accompagnata da un nuovo pacchetto di raccomandazioni temporanee per i Paesi. La decisione si basa sull’unanimità dei membri del Comitato, che ha giudicato la situazione ancora straordinaria e a rischio transfrontaliero.

Cos’è mpox: trasmissione, sintomi e caratteristiche cliniche

Il mpox è una malattia virale zoonotica causata dal Monkeypox virus (MPXV), appartenente alla stessa famiglia del vaiolo umano. Si trasmette attraverso contatto diretto con lesioni, fluidi corporei, materiali contaminati o tramite esposizione prolungata a goccioline respiratorie. I sintomi includono febbre, linfonodi ingrossati, dolori muscolari, rash cutaneo vescicolare e, in alcuni casi, complicazioni sistemiche. La trasmissione è più intensa tra soggetti con contatti ravvicinati, e l’attuale clade IIb ha dimostrato una prevalenza significativa nella comunità MSM (uomini che hanno rapporti con uomini) al di fuori dell’Africa.

La situazione epidemiologica più critica resta in Africa

Negli ultimi dodici mesi, l’epicentro dell’infezione rimane l’Africa, dove sono attivi diversi cladi del virus MPXV, tra cui Ib, Ia e IIb. Repubblica Democratica del Congo (RDC) e Sierra Leone registrano focolai persistenti, con segnalazioni crescenti anche in Uganda e Burundi. Sebbene si rilevino segnali incoraggianti come una lieve stabilizzazione dei contagi in RDC, restano gravi difficoltà nella sorveglianza epidemiologica e nella capacità di risposta dei sistemi sanitari locali.

Il clade IIb continua a diffondersi anche fuori dal continente africano, con una media mensile di 500-1000 nuovi casi in diversi Paesi, specialmente nelle grandi città. Allarmante anche la rilevazione di una trasmissione non tracciata in Thailandia, collegata a un caso successivo registrato in Australia.

Bambini e soggetti immunocompromessi: categorie ad alto rischio

Particolare attenzione è rivolta all’aumento dei casi pediatrici, soprattutto nelle province orientali della RDC. La causa esatta di questa tendenza non è ancora chiarita. In parallelo, l’Oms segnala un rischio elevato per le persone con infezione da HIV: solo in Uganda, il 55% dei decessi da mpox riguarda soggetti HIV positivi, evidenziando la necessità di un’integrazione strutturata della risposta all’interno delle cure per immunodepressi.

Vaccini disponibili ma distribuiti con lentezza

Ad oggi, in Africa sono state consegnate 2,9 milioni di dosi di vaccino, concentrate in gran parte nella RDC. Tuttavia, solo 724.000 dosi sono state effettivamente somministrate, a causa di problemi logistici, finanziari e organizzativi, oltre a carenze di personale formato. Dove possibile, alcuni Paesi hanno puntato su strategie non farmacologiche, ottenendo progressi significativi attraverso tracciamento dei contatti, coinvolgimento delle comunità locali e sorveglianza attiva, come nel caso del Burundi.

Le nuove raccomandazioni dell’Oms sull'emergenza Mpox

Le nuove raccomandazioni dell’Oms sull'emergenza Mpox

Alla luce dell’attuale andamento, l’Oms ha ribadito l’urgenza di:

  • Rafforzare le misure non farmacologiche in tutte le fasi dell’epidemia
  • Migliorare l’accessibilità e la tempestività della distribuzione vaccinale
  • Integrare la risposta mpox all’interno dei sistemi sanitari nazionali
  • Prioritizzare gli interventi nei contesti ad alta prevalenza di HIV
  • Potenziare la sorveglianza per prevenire la diffusione silente in nuove aree

Il Comitato ha inoltre programmato un incontro tecnico internazionale per aiutare i governi a personalizzare le risposte in base alle caratteristiche locali dell’epidemia.

Focus su prevenzione e sintomi: il ruolo delle visite mirate

La diagnosi precoce del mpox si basa sul riconoscimento tempestivo dei sintomi tipici: febbre alta, malessere generalizzato, linfadenopatia e comparsa di lesioni cutanee che evolvono da papule a vescicole e croste. La fase di incubazione dura generalmente da 6 a 13 giorni. In presenza di questi segnali, è fondamentale rivolgersi a strutture sanitarie per effettuare test virologici specifici. I soggetti con infezioni croniche o sistema immunitario compromesso, come i pazienti HIV positivi, dovrebbero essere seguiti attraverso visite infettivologiche regolari nei periodi di allerta.

Anche chi vive in contesti familiari o comunitari ad alta densità abitativa deve prestare particolare attenzione, adottando misure igieniche e comportamenti preventivi soprattutto durante viaggi o contatti a rischio. La prevenzione si fonda su educazione sanitaria, distanziamento mirato e tracciamento efficace.

Mpox: un’emergenza che impone risposta coordinata e continua

Il persistere dell’emergenza mpox impone una risposta strutturata, multilivello e integrata. L’allerta dell’Oms conferma che il virus è ancora una minaccia attiva e imprevedibile a livello globale. La sfida non si limita al contenimento immediato, ma coinvolge la costruzione di sistemi resilienti, la gestione del rischio sanitario nei Paesi vulnerabili e un approccio solidale e condiviso a livello internazionale.

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