Negli Stati Uniti i casi di morbillo registrati nel 2025 hanno già superato il totale dell’intero 2019, diventando il numero più elevato da quando la malattia era stata ufficialmente eliminata nel 2000. Al 7 luglio, secondo il sistema di monitoraggio realizzato dall’International Vaccine Access Center (IVAC) della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, in collaborazione con il Center for Systems Science and Engineering, i casi segnalati sono 1.281, contro i 1.274 dell’intero 2019.
Monitoraggio in tempo reale per valutare la diffusione
Il sistema, accessibile pubblicamente, aggiorna i dati due volte a settimana, con una mappatura dettagliata a livello di contea. Le informazioni raccolte includono età e stato vaccinale dei pazienti, offrendo uno strumento di analisi ad alta risoluzione per ricercatori, operatori sanitari e cittadini.
Contagi concentrati tra i non vaccinati
L’analisi dei dati conferma che la quasi totalità dei contagi ha interessato soggetti non vaccinati o con stato vaccinale sconosciuto. La diffusione coinvolge diverse fasce d’età, rivelando gravi lacune nella copertura vaccinale e mostrando l’effetto cumulativo di anni di ritardi, esitazioni e interruzioni nella somministrazione dei vaccini.
Rischio concreto di perdere lo status di eliminazione
Il direttore dell’IVAC, William Moss, ha lanciato l’allarme: se i numeri continueranno a salire, gli Stati Uniti potrebbero perdere lo status di Paese libero dal morbillo. Una condizione raggiunta nel 2000 e messa ora a rischio da una combinazione di disinformazione, accesso diseguale alle cure e calo della fiducia nei vaccini.
La precisione dei dati come arma di sanità pubblica
Lauren Gardner, docente della Johns Hopkins e co-sviluppatrice del sistema di tracciamento, ha sottolineato l’importanza della tempestività e dell’accuratezza dei dati. Le malattie infettive non seguono confini amministrativi, per questo è fondamentale intervenire precocemente e con strumenti aggiornati, anche a livello locale.
Situazione italiana del morbillo: copertura ancora alta ma focolai localizzati

In Italia la copertura vaccinale contro il morbillo resta complessivamente elevata, ma non uniforme su tutto il territorio. Secondo i dati più recenti del Ministero della Salute, la percentuale di bambini che ricevono la prima dose entro i 24 mesi è attorno al 94%, mentre la seconda dose, somministrata tra i 5 e i 6 anni, presenta valori leggermente inferiori, con differenze significative tra Regioni.
Negli ultimi anni sono emersi focolai localizzati, soprattutto in aree dove la copertura è al di sotto della soglia raccomandata del 95%, necessaria per garantire l’immunità di gregge. Le fasce più colpite restano quelle dei giovani adulti e adolescenti non vaccinati, spesso nati in periodi di minore adesione alle campagne vaccinali.
Il sistema di sorveglianza nazionale monitora costantemente la situazione epidemiologica e le autorità sanitarie hanno ribadito l’importanza di richiamare l’attenzione sulla prevenzione, anche attraverso campagne straordinarie di recupero per chi non ha completato il ciclo vaccinale. Il rischio, come avvenuto negli Stati Uniti, è che ritardi o esitazioni vaccinali possano portare a un ritorno su scala più ampia di una malattia potenzialmente grave, ma evitabile.