Per la prima volta al mondo, un trapianto robotico di emifegato è stato portato a termine con successo. L’intervento è stato effettuato all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena su un uomo di 62 anni affetto da una forma avanzata di tumore epatico. L’operazione, eseguita in febbraio, rappresenta un’evoluzione tecnica e clinica nel campo dei trapianti di fegato, aprendo nuove prospettive per la chirurgia mini-invasiva anche in ambito trapiantologico.

Robotica applicata al trapianto: un programma avviato da un anno

Il centro trapianti modenese lavora da oltre un anno all’integrazione della robotica nei trapianti di fegato. In questo periodo, sono stati realizzati i primi casi di trapianto di fegato intero con tecnica robotica. Il trapianto di emifegato recentemente completato costituisce un passo successivo e ancora più complesso, compiuto all’interno di un programma multidisciplinare. La tecnologia robotica è stata applicata alla fase di prelievo e di impianto, garantendo una maggiore precisione, minore trauma chirurgico e una migliore gestione intraoperatoria.

Ripresa rapida e degenza ridotta

Il paziente, un uomo di 62 anni, è stato dimesso appena cinque giorni dopo l’intervento, in condizioni cliniche stabili. Questo dato conferma quanto già osservato in ambito oncologico: l’utilizzo della robotica riduce il tempo di degenza postoperatoria, favorisce il recupero funzionale e minimizza il dolore e le complicanze. I benefici osservati con la chirurgia mini-invasiva sembrano quindi estendibili anche al settore dei trapianti, tradizionalmente considerato tra i più invasivi e complessi.

L’esperienza del centro modenese

L’unità che ha realizzato l’intervento è specializzata nella chirurgia oncologica epatobiliopancreatica e nei trapianti di fegato. La scelta di introdurre la tecnologia robotica nasce da un'esperienza consolidata nella chirurgia epatica mininvasiva e da un progetto clinico volto a ottimizzare gli esiti nei pazienti complessi. Il team ha già realizzato il terzo trapianto robotico di fegato intero al mondo, e attualmente circa il 10% della propria attività trapiantologica viene eseguita con approccio robotico.

La tecnica split: un doppio vantaggio

Nel caso specifico, è stata utilizzata la tecnica di trapianto split. Questo approccio consente di dividere un fegato intero in due porzioni funzionali: il segmento laterale sinistro viene destinato a un paziente pediatrico, mentre il lobo destro, più voluminoso, è utilizzato per un ricevente adulto. Questa modalità di allocazione consente di ottimizzare l’impiego degli organi disponibili, raddoppiando di fatto le possibilità di trapianto da un singolo donatore.

Tecnologia al servizio della sicurezza

La chirurgia robotica si conferma uno strumento strategico per la sicurezza operatoria. I bracci robotici, dotati di elevata precisione e di visione tridimensionale ingrandita, permettono di agire con grande accuratezza anche su strutture vascolari complesse, come quelle del fegato. Inoltre, la robotica offre una maggiore stabilità nei gesti tecnici e una migliore ergonomia per il chirurgo. Questi elementi si traducono in minor sanguinamento, ridotta necessità di trasfusioni e minore incidenza di complicanze intra- e post-operatorie.

Verso una chirurgia sempre più personalizzata nei trapianti di emifegato

Verso una chirurgia sempre più personalizzata nei trapianti di emifegato

L’introduzione della robotica nei trapianti apre la strada a un nuovo modello di chirurgia personalizzata. L’approccio mini-invasivo può essere adattato al singolo paziente in base alla conformazione anatomica, allo stato clinico e alle comorbidità. Il trapianto robotico potrebbe rappresentare una valida alternativa per i soggetti ad alto rischio operatorio, in cui è necessario contenere il trauma chirurgico e limitare la permanenza in terapia intensiva.

Implicazioni per i programmi di donazione da vivente

L’applicazione della chirurgia robotica ai trapianti potrebbe avere effetti positivi anche nei trapianti da donatore vivente. In questi casi, il rispetto della sicurezza del donatore è un principio fondamentale. L’uso della tecnologia robotica riduce l’impatto chirurgico sul soggetto sano che dona una porzione del proprio fegato, favorendo un recupero più rapido e una degenza ospedaliera più breve. Questo potrebbe incentivare nuovi donatori e rendere più sostenibili i programmi di donazione.

Ricerca e formazione continuano

Il trapianto di emifegato robotico eseguito a Modena è il risultato di anni di formazione avanzata, innovazione e integrazione tecnologica. Non si tratta solo di adottare una nuova tecnica, ma di creare un ecosistema ospedaliero capace di supportare l’intervento con competenze multidisciplinari, tecnologie dedicate e un’organizzazione centrata sul paziente. I professionisti coinvolti lavorano in stretta collaborazione con ingegneri biomedici, anestesisti, epatologi e infermieri specializzati. La ricerca prosegue per validare i risultati a lungo termine e ampliare il numero di candidati eleggibili.

Prospettive future: trapianti sempre meno invasivi

Il trapianto robotico di emifegato rappresenta una frontiera avanzata della medicina chirurgica. Le implicazioni vanno oltre il singolo intervento: si apre un percorso che potrebbe rendere l’intera disciplina dei trapianti più accessibile, sostenibile e centrata sulle esigenze del paziente. Le strutture che sapranno investire in tecnologie, formazione e organizzazione, nonché esami diagnostici sempre più specializzati, saranno in grado di offrire cure più efficaci e meno traumatiche, contribuendo a ridurre le liste d’attesa e migliorare la qualità della vita dei pazienti trapiantati.

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