Il termine microbioma intestinale indica l’insieme di miliardi di microrganismi – soprattutto batteri, ma anche virus e funghi – che vivono nel nostro intestino. Questa comunità svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’equilibrio dell’organismo: aiuta a digerire i nutrienti, regola il sistema immunitario, produce vitamine essenziali e protegge dalle infezioni.
Quando il microbioma si altera, si parla di disbiosi: una condizione che può favorire l’insorgenza o l’aggravarsi di diverse patologie, dal colon irritabile alle malattie infiammatorie croniche intestinali, fino all’obesità, al diabete, a disturbi autoimmuni e persino ad alcune forme tumorali.
Parliamo di:
Un riconoscimento europeo alla ricerca italiana
Proprio sul microbioma si concentra il progetto italiano MicroRestore, che ha ottenuto un Starting Grant dell’European Research Council (ERC), uno dei finanziamenti più prestigiosi della ricerca internazionale. Per la prima volta un progetto condotto presso la Fondazione Policlinico Gemelli e l’Università Cattolica di Roma riceve questo riconoscimento, segno della capacità italiana di competere a livello globale su temi scientifici di frontiera.
Microbioma e malattie: perché è importante studiarlo
La ricerca punta a capire se sia possibile modulare il microbioma in modo mirato, con un approccio di medicina di precisione, invece di intervenire genericamente sui sintomi. L’obiettivo è individuare quali specie microbiche sono centrali in condizioni come la sindrome dell’intestino irritabile post-infettivo e verificare se strategie personalizzate – basate su antibiotici, probiotici o trapianto di microbiota – possano migliorare l’efficacia delle cure.
Questa linea di indagine si inserisce in un dibattito molto attuale: il microbioma non è più considerato solo un indicatore di benessere intestinale, ma un vero e proprio “organo invisibile” che influenza metabolismo, difese immunitarie e perfino salute mentale.
Sintomi che non vanno trascurati
Alcuni segnali possono indicare un’alterazione del microbioma: dolori addominali ricorrenti, diarrea o stipsi persistente, gonfiore, meteorismo, affaticamento, perdita di peso non spiegata. Non sempre si tratta di patologie gravi, ma sono sintomi che meritano attenzione e approfondimento.
La diagnosi precoce è fondamentale, perché permette di impostare percorsi terapeutici più efficaci e di prevenire complicanze a lungo termine.
Microbioma intestinale: visite specialistiche e prevenzione

Chi presenta disturbi gastrointestinali ricorrenti dovrebbe rivolgersi a un gastroenterologo, che può prescrivere esami mirati: analisi delle feci per lo studio del microbiota, esami del sangue per rilevare infiammazioni o carenze nutrizionali, colonscopia o endoscopia in caso di sospette malattie croniche intestinali.
Sul fronte della prevenzione, svolgono un ruolo importante anche le abitudini quotidiane: una dieta ricca di fibre, frutta e verdura fresche, cereali integrali e legumi favorisce la biodiversità del microbiota, mentre eccesso di zuccheri raffinati, grassi saturi e abuso di antibiotici possono impoverirlo. L’attività fisica regolare e la riduzione dello stress contribuiscono a mantenere l’equilibrio dell’intestino.
Il valore della ricerca per la salute futura
Il finanziamento europeo al progetto italiano conferma come lo studio del microbioma possa aprire nuove strade nella medicina personalizzata. Comprendere a fondo le relazioni tra flora intestinale e malattie significherà, in futuro, poter disporre di cure mirate, capaci di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di prevenire disturbi oggi difficili da trattare.