Il melanoma oculare è un tumore raro che colpisce l’occhio, sviluppandosi nella struttura vascolare situata tra sclera e retina. Una patologia complessa, diversa dal melanoma cutaneo, che richiede centri di riferimento specializzati e un approccio multidisciplinare. Ogni anno in Italia si registrano circa 350-400 nuovi casi: una malattia rara, ma con implicazioni importanti per la salute pubblica e la qualità di vita dei pazienti.

Cos’è il melanoma della coroide

La coroide è un tessuto ricco di vasi che fornisce ossigeno e nutrienti alla retina. In questa sede può svilupparsi il melanoma, il più frequente tumore intraoculare maligno negli adulti. Si tratta di una forma completamente diversa da quella cutanea, con caratteristiche biologiche specifiche e un comportamento clinico che richiede valutazioni dedicate.

Accanto al melanoma della coroide, esistono anche altre forme oncologiche oculari: tumori vascolari benigni e maligni, linfomi, forme metastatiche provenienti da altri organi (come polmone o mammella) o tumori che si estendono all’occhio da sedi vicine, come i seni mascellari.

Fattori di rischio e sintomi

Tra i fattori di rischio sono riconosciuti età, fumo ed esposizione solare. A questi si aggiungono condizioni genetiche e congenite, come la melanocitosi oculare. Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato mutazioni geniche che possono predire lo sviluppo del melanoma oculare, fornendo strumenti preziosi per la prevenzione e la diagnosi precoce.

I sintomi variano in base alla localizzazione e alle dimensioni. Se la macula o il nervo ottico sono coinvolti, possono insorgere alterazioni visive e riduzione del campo visivo. In altri casi, il tumore resta silente, favorendo una diagnosi tardiva.

Importanza della diagnosi precoce del melanoma oculare

Importanza della diagnosi precoce del melanoma oculare

La diagnosi precoce è fondamentale per migliorare la prognosi. Per questo è raccomandata una visita oculistica con esame del fondo dell’occhio ogni anno a partire dai 40 anni. L’esame clinico, supportato da indagini strumentali come ecografia e risonanza magnetica, consente di identificare precocemente la malattia e pianificare un trattamento mirato.

Un ruolo cruciale è svolto dai team multidisciplinari composti da oculisti, genetisti, istopatologi, radiologi, oncologi e radioterapisti, che integrano competenze diverse per la migliore gestione del paziente.

Nuove prospettive terapeutiche

Nel 90% dei casi, il melanoma della coroide può essere trattato localmente con interventi chirurgici o radioterapici conservativi. Solo nelle forme più avanzate si rende necessaria l’enucleazione dell’occhio.

Negli ultimi anni la ricerca genetica ha aperto scenari inediti: la caratterizzazione molecolare e l’immunoistochimica hanno permesso di sviluppare terapie mirate, con farmaci “target” che agiscono sulle specifiche mutazioni delle cellule tumorali. Questi trattamenti, già impiegati nelle forme metastatiche, stanno trovando applicazione anche in fase adiuvante e neoadiuvante.

Visite specialistiche e prevenzione

La prevenzione parte dalla consapevolezza. Dopo i 40 anni è raccomandato un controllo oculistico annuale con valutazione del fondo dell’occhio. Questo permette di individuare lesioni sospette in fase precoce, quando le possibilità di trattamento conservativo sono maggiori.

Chi presenta fattori di rischio genetici o ambientali deve prestare particolare attenzione. La riduzione del fumo, la protezione dalla luce solare e uno stile di vita sano sono elementi che contribuiscono a ridurre il rischio complessivo.

Una sfida per ricerca e sanità pubblica

Il melanoma oculare rappresenta una sfida sia clinica che scientifica. La rarità della patologia rende indispensabile la concentrazione dei casi in centri di riferimento, dove è possibile garantire diagnosi accurata, trattamenti mirati e accesso a studi clinici innovativi.

La ricerca genetica sta cambiando radicalmente lo scenario, aprendo prospettive che fino a pochi anni fa sembravano impensabili. Ma resta centrale il messaggio della diagnosi precoce: un controllo specialistico regolare può fare la differenza tra un intervento conservativo e una terapia più invasiva, con un impatto decisivo sulla qualità di vita del paziente.

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