Il talentuoso attaccante dell’Avellino Andrea Favilli ha dovuto fermarsi a causa di un problema al tallone che i medici hanno ricondotto al cosiddetto morbo di Haglund. Una patologia insidiosa che colpisce spesso atleti di discipline dove i carichi sulla caviglia e sul piede sono molto intensi. Per il giocatore biancoverde si è resa necessaria la resezione ossea calcaneare, un intervento chirurgico mirato a eliminare la sporgenza ossea responsabile del dolore. La scelta è stata condivisa con la società per risolvere definitivamente il problema e restituire al calciatore la possibilità di esprimersi senza limitazioni.
Parliamo di:
Che cos’è il morbo di Haglund
Il morbo di Haglund è una condizione dolorosa caratterizzata da una prominenza ossea posteriore del calcagno che si trova in prossimità dell’inserzione del tendine d’Achille. Questa deformità provoca attrito e infiammazione dei tessuti molli circostanti, generando dolore intenso soprattutto durante la corsa, i salti e i cambi di direzione. Negli atleti di alto livello, il disturbo può diventare limitante al punto da compromettere la carriera se non affrontato in maniera tempestiva.
I sintomi più comuni includono dolore al tallone, gonfiore e arrossamento nella parte posteriore del piede. Spesso il dolore si acuisce indossando scarpe con il bordo rigido o durante l’attività sportiva. Nel caso di Favilli, il tentativo di correre in maniera diversa per compensare il fastidio rischiava di provocare ulteriori complicazioni a livello muscolare e articolare.
Le cause principali e i fattori di rischio
La patologia non è legata soltanto a traumi o sovraccarichi, ma anche a fattori predisponenti come la forma del piede e la rigidità del tendine d’Achille. Nei calciatori, che sottopongono piedi e caviglie a carichi estremi, il rischio aumenta. L’uso di scarpe sportive con talloni rigidi o poco ammortizzati può accentuare il problema.
Il morbo di Haglund colpisce in genere adulti giovani e sportivi, ma può comparire anche in persone sedentarie, soprattutto in presenza di alterazioni anatomiche. La diagnosi precoce è essenziale per impostare un trattamento efficace e ridurre i tempi di recupero.
Il ruolo decisivo della diagnostica per immagini
Per individuare il morbo di Haglund in maniera precisa, l’esame clinico da solo non basta. Qui entra in gioco la diagnostica avanzata, in particolare la risonanza magnetica. L’uso della risonanza aperta, sempre più diffusa anche in ambito sportivo, consente di studiare con grande accuratezza non solo la deformità ossea ma anche lo stato delle strutture tendinee e dei tessuti molli circostanti.
Questo tipo di indagine permette agli specialisti di avere un quadro completo e di scegliere il percorso terapeutico più adatto, evitando sottovalutazioni. Per Favilli la risonanza ha confermato che il dolore era legato al morbo di Haglund, chiarendo la necessità di intervenire chirurgicamente per non rischiare ricadute o ulteriori infortuni.
Quando è davvero necessario l’intervento chirurgico
Il trattamento del morbo di Haglund varia in base alla gravità. In fase iniziale si può tentare con riposo, fisioterapia, utilizzo di talloniere o plantari personalizzati, terapie antinfiammatorie e ghiaccio. Tuttavia, quando il dolore persiste e l’infiammazione tende a cronicizzarsi, l’intervento chirurgico diventa l’unica opzione.
L’operazione più comune è la resezione ossea calcaneare: viene rimossa la porzione di osso in eccesso che causa l’attrito. È quello che è stato eseguito su Favilli. Dopo l’intervento, il recupero richiede un percorso riabilitativo graduale che può durare da tre a sei mesi, con differenze legate al livello di attività richiesto. Un atleta professionista può necessitare di tempi più lunghi per ritrovare piena efficienza e sicurezza nei movimenti.
Visite specialistiche e prevenzione: il ruolo chiave della medicina sportiva moderna
La medicina sportiva moderna sottolinea l’importanza delle visite mirate non solo per curare ma soprattutto per prevenire. Un controllo ortopedico regolare, accompagnato da esami diagnostici come la risonanza aperta, può individuare patologie come il morbo di Haglund prima che diventino invalidanti.
Gli atleti professionisti dovrebbero sottoporsi a check-up periodici per monitorare lo stato dei piedi e delle articolazioni più sollecitate. Anche per gli sportivi amatoriali valgono gli stessi consigli: dolore persistente, gonfiore o difficoltà nei movimenti non vanno ignorati. Intercettare precocemente i segnali permette di ridurre i rischi e affrontare il problema con terapie conservative.
La prevenzione passa anche da calzature adeguate, dal corretto riscaldamento e da esercizi di stretching mirati al tendine d’Achille e alla caviglia. L’equilibrio tra allenamento e recupero resta il pilastro principale per evitare sovraccarichi e infiammazioni croniche.
La risonanza magnetica aperta e il morbo di Haglund

Il caso di Favilli dimostra quanto la medicina sportiva sia diventata centrale non solo per la gestione degli infortuni ma anche per la pianificazione delle carriere degli atleti. Grazie a strumentazioni come la risonanza magnetica aperta e a un approccio multidisciplinare, oggi è possibile individuare in anticipo le criticità e scegliere la strategia terapeutica più sicura.
La diagnosi accurata e la scelta del trattamento non rappresentano più soltanto un modo per far tornare in campo un atleta, ma anche un investimento sulla sua salute a lungo termine. La medicina sportiva, con i suoi progressi, consente di proteggere gli sportivi e ridurre il rischio di ricadute che potrebbero compromettere anni di lavoro e sacrifici.
Dalla diagnosi al ritorno in campo
Il percorso di Andrea Favilli è un esempio concreto: dolore inizialmente sopportato, tentativi di compenso che rischiavano di aprire la strada ad altri infortuni, diagnosi precisa con risonanza aperta, intervento chirurgico e programma di recupero. Ogni fase evidenzia quanto sia fondamentale un approccio strutturato e lungimirante.
La sfida per atleti e società sportive è proprio questa: saper coniugare la necessità di risultati immediati con la tutela della salute. Il morbo di Haglund è un ostacolo duro, ma con diagnosi tempestiva, prevenzione e terapie mirate si può trasformare da minaccia a occasione di rilancio.