La malattia renale cronica è una condizione che interessa circa il 6% della popolazione italiana e rappresenta una delle principali sfide per la sostenibilità del sistema sanitario. In Italia sono circa 50mila le persone che vivono in dialisi, pari allo 0,1% della popolazione complessiva. Eppure, questo gruppo ristretto di pazienti assorbe da solo circa 2,5 miliardi di euro all’anno, pari al 2% delle risorse complessive del Servizio sanitario nazionale.

Ogni paziente in dialisi comporta un costo medio annuo stimato in 50mila euro, un impegno economico enorme che grava sui bilanci pubblici e che al tempo stesso segna profondamente la qualità di vita dei malati. La dialisi, infatti, condiziona radicalmente la quotidianità e non rappresenta una soluzione definitiva.

La terapia nutrizionale come alternativa sostenibile

Un’indagine condotta dall’Associazione nazionale emodializzati, dialisi e trapianto (Aned), pubblicata sul Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi, evidenzia come una dieta a basso contenuto proteico integrata con supplementi a base di chetoanaloghi possa rallentare significativamente la progressione della malattia.

Questa strategia nutrizionale è in grado di posticipare l’ingresso in dialisi anche di diversi anni, consentendo una migliore qualità di vita ai pazienti e una riduzione rilevante dei costi. Il trattamento nutrizionale costa in media 1.200 euro all’anno per paziente: una cifra 40 volte inferiore rispetto alla spesa per la dialisi.

Risparmi potenziali per centinaia di milioni

Se questa opzione fosse adottata da un numero crescente di pazienti, il sistema sanitario potrebbe generare risparmi consistenti. Secondo i calcoli dell’Aned, un’adozione più diffusa dei protocolli nutrizionali potrebbe tradursi in 33 milioni di euro risparmiati nei primi due anni, fino a 210 milioni entro i primi cinque anni e oltre 400 milioni in dieci anni.

Si tratta di una prospettiva che assume ancora maggiore valore alla luce della crescente prevalenza della malattia renale cronica. Un approccio preventivo e conservativo potrebbe alleggerire il peso sui conti pubblici, liberando risorse da destinare ad altri ambiti della sanità.

La scarsa informazione ai pazienti

Nonostante i benefici documentati, la realtà evidenzia un forte ritardo nella diffusione di queste pratiche. L’Aned segnala che l’80% dei pazienti con malattia renale cronica non è mai stato informato delle potenzialità della terapia nutrizionale conservativa.

Questa lacuna informativa impedisce a molti malati di intraprendere percorsi che potrebbero migliorare la loro prognosi e ritardare l’avvio della dialisi. La carenza di sensibilizzazione appare come uno dei principali ostacoli da superare, insieme alla necessità di formare in maniera omogenea i professionisti che accompagnano i pazienti nelle scelte terapeutiche.

La qualità della vita al centro

La nutrizione non rappresenta soltanto una leva economica, ma soprattutto un fattore determinante per il benessere dei pazienti. Ridurre l’apporto proteico, se gestito in modo scientifico e supportato da supplementi adeguati, significa mantenere più a lungo la funzionalità renale residua, limitare le complicanze e garantire maggiore autonomia.

Il confronto con la dialisi è impietoso: se da un lato la terapia sostitutiva salva vite, dall’altro condiziona pesantemente il quotidiano, imponendo procedure invasive e frequenti. La possibilità di ritardarne l’inizio grazie a una dieta mirata rappresenta dunque un’opportunità preziosa.

Visite specialistiche e prevenzione

La gestione della malattia renale cronica richiede un approccio personalizzato, che parte da una diagnosi precoce e si consolida con controlli regolari. Le visite specializzate nefrologiche, affiancate da programmi di monitoraggio nutrizionale, consentono di intercettare i segnali precoci della malattia e di intervenire tempestivamente con strategie conservative.

Gli screening mirati, come la misurazione della creatinina e dell’albuminuria, sono strumenti fondamentali per individuare le persone a rischio. Affiancare questi controlli a una dieta personalizzata permette di prevenire complicanze gravi e di evitare che la malattia evolva rapidamente verso la dialisi.

Per i cittadini, il messaggio chiave è quello di non sottovalutare sintomi come gonfiore, pressione alta o stanchezza persistente e di rivolgersi a specialisti qualificati per valutare lo stato di salute renale.

Malattia renale cronica: sfida di sistema per la sanità pubblica

Malattia renale cronica: sfida di sistema per la sanità pubblica

La malattia renale cronica mette in luce i limiti di un modello sanitario concentrato più sulla cura che sulla prevenzione. Investire nella terapia nutrizionale conservativa significa promuovere un cambiamento culturale, in cui il paziente diventa protagonista attivo del proprio percorso di cura e il sistema sanitario si orienta verso la sostenibilità.

Il tema non riguarda soltanto i costi: ridurre il numero di pazienti costretti alla dialisi comporta un miglioramento della qualità di vita e un minore impatto sociale. La sfida dei prossimi anni sarà quella di integrare pienamente la nutrizione clinica nelle strategie terapeutiche e di renderla accessibile a tutti i pazienti che ne possono beneficiare.

Verso un futuro di prevenzione e consapevolezza

La ricerca condotta dall’Aned dimostra che soluzioni concrete esistono e sono già applicabili. Tocca ora alle istituzioni e ai professionisti diffondere conoscenza, promuovere protocolli condivisi e garantire equità di accesso.

Un approccio integrato che unisce diagnosi precoce, educazione nutrizionale e monitoraggio clinico rappresenta la strada per ridurre i costi, migliorare la vita dei pazienti e costruire un sistema sanitario più sostenibile. La malattia renale cronica non è solo un destino da subire, ma una condizione che può essere gestita con strumenti efficaci e a portata di mano.

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