Le infezioni oculari sono in agguato: sono causate dall'ambiente e dall'uso di "accessori" dalla qualità non eccelsa. Ogni estate il pericolo si ripresenta, invisibile ma concreto: si tratta della cheratite da Acanthamoeba, un'infezione oculare rara ma devastante, che può colpire soprattutto chi indossa lenti a contatto in modo scorretto. La patologia, che attacca la cornea e nei casi peggiori porta alla perdita dell’occhio, ha un’unica terapia riconosciuta a livello europeo, approvata dall’EMA ma non ancora accessibile in Italia.
Nel nostro Paese cresce così l’allarme tra i pazienti, in maggioranza giovani, spesso costretti a vivere al buio per mesi per lenire il dolore e la fotofobia. Si moltiplicano gli appelli per sbloccare l’accesso al farmaco tramite il fondo per i medicinali orfani.
Parliamo di:
Cos’è la cheratite da Acanthamoeba
È una patologia causata da un protozoo presente comunemente nell’acqua, nel suolo e negli ambienti umidi. A svilupparla, quasi sempre, sono soggetti giovani che usano le lenti a contatto in modo scorretto: basta fare il bagno al mare, in piscina, al lago o anche solo sotto la doccia con le lenti indossate.
Il microorganismo può penetrare nella cornea attraverso microabrasioni causate proprio dalle lenti, arrivando fino al bulbo oculare. L’effetto è progressivo: dolore intenso, intolleranza alla luce, infezione profonda e rischio reale di perdita totale della vista.
Ogni anno, secondo gli esperti, la cheratite da Acanthamoeba colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo. In Italia si stima un caso ogni tre giorni. Le donne sotto i 35 anni rappresentano circa il 60% dei pazienti.
Un farmaco esiste, ma i pazienti italiani non possono usarlo
Dall’agosto 2024, l’Agenzia europea per i medicinali ha autorizzato il primo e unico trattamento efficace: un collirio a base di poliesanide, sviluppato in Italia. Funziona in circa l’85% dei casi, a condizione che venga somministrato entro 30 giorni dalla comparsa dei primi sintomi.
La cura prevede applicazioni solo di giorno, per una durata media di quattro mesi. Nei casi gravi può evitare il ricorso al trapianto di cornea, opzione spesso inevitabile senza una terapia tempestiva.
Ma qui nasce il paradosso: in Italia il collirio non è ancora disponibile, nonostante sia stato scoperto e sviluppato proprio da un team di ricerca nazionale.
Dolore acuto e mesi chiusi al buio: la vita dei pazienti in attesa
In assenza della terapia, i pazienti affrontano sofferenze gravissime: il dolore è lancinante e continuo, accompagnato da fotofobia talmente intensa da impedire l’esposizione alla luce. Molti sono costretti a vivere per mesi al buio, sospendendo lavoro, scuola e ogni forma di vita sociale.
Il dramma è che il farmaco esiste, funziona ed è accessibile in altri Paesi europei. Ma chi si ammala in Italia resta bloccato, in attesa dell’autorizzazione dell’AIFA o dell’accesso al fondo per i farmaci orfani.
L’allarme degli esperti: tempi troppo lunghi, rischi troppo alti
L’invito alle istituzioni sanitarie è chiaro: agire subito. La richiesta è che l’AIFA autorizzi al più presto l’uso del collirio, almeno in modalità d’uso compassionevole, per evitare conseguenze irreversibili.
"I tempi di autorizzazione troppo lunghi compromettono l'efficacia della cura", avverte uno dei maggiori esperti di cornea a livello internazionale, intervenuto a Grosseto durante il 23° Congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Surface. "I pazienti stanno vivendo un calvario, e molti di loro potrebbero perdere completamente la vista senza la terapia. È urgente che l’Italia si allinei agli altri Paesi europei".
Prevenzione delle infezioni oculari: il ruolo cruciale delle lenti a contatto

Anche se la cheratite da Acanthamoeba è una patologia rara, la sua principale via di accesso resta molto comune: l’uso scorretto delle lenti a contatto.
La prevenzione è semplice, ma spesso trascurata:
- Non usare le lenti sotto la doccia o al mare
- Evitare lenti a contatto in piscina o in acque naturali
- Rispettare le norme igieniche nella pulizia delle lenti e dei contenitori
- Cambiare frequentemente i liquidi disinfettanti
Durante i mesi estivi, i casi aumentano proprio perché si intensifica l’esposizione a questi fattori di rischio. L’attenzione alle regole di base può fare la differenza tra una vacanza spensierata e un lungo percorso di sofferenza.
L’appello: rendere subito disponibile la terapia in Italia
Il grido di aiuto arriva dai pazienti e dai medici: non si può attendere oltre. Una terapia c’è, è efficace, e può cambiare il decorso di una malattia che oggi condanna centinaia di italiani a una perdita devastante.
La richiesta è che si attivino subito gli strumenti necessari per garantire l’accesso al farmaco: il fondo per i farmaci orfani, l’autorizzazione speciale o una deroga urgente.
Ogni giorno che passa significa una possibilità in meno per guarire. E in una patologia che avanza rapidamente, il tempo è tutto.
Visite specialistiche, prevenzione e segnali da non ignorare
La prevenzione parte da un uso corretto e consapevole delle lenti a contatto, soprattutto in estate. È fondamentale evitare qualsiasi esposizione all’acqua con le lenti indossate: piscine, mare, fiumi e anche docce possono essere fonti di contaminazione.
I sintomi iniziali possono essere subdoli ma vanno riconosciuti in tempo:
- Arrossamento e dolore oculare profondo
- Fotofobia e abbassamento della vista
- Sensazione di corpo estraneo persistente
- Lacrimazione e difficoltà ad aprire l’occhio
In presenza di questi segnali è fondamentale rivolgersi subito a uno specialista oculista. Le strutture di riferimento per le malattie della cornea possono eseguire analisi mirate e identificare l’infezione anche nelle fasi precoci, quando la terapia ha le maggiori possibilità di successo.
Un controllo oculistico periodico per chi usa lenti a contatto, soprattutto se frequenta ambienti umidi, è una misura di sicurezza che può salvare la vista.