Intervista al dott. Andrea Romagnoli, radiologo del Centro DOC – Diagnostica Obesi e Claustrofobici di Roma.
Una tecnologia d’avanguardia per diagnosi precise e su misura
La risonanza magnetica aperta MR Open è una delle innovazioni più significative nella diagnostica per immagini degli ultimi anni, soprattutto in ambito sportivo. Ne abbiamo parlato con il dott. Andrea Romagnoli, radiologo e coordinatore della diagnostica per immagini presso il Centro DOC – Diagnostica Obesi e Claustrofobici di Roma, dove è presente l’unica risonanza magnetica aperta del Centro-Sud Italia, punto di riferimento per sportivi, pazienti claustrofobici e persone con obesità.
Parliamo di:
Cos'è la risonanza magnetica aperta MR Open e quali sono le sue caratteristiche?
«La risonanza magnetica aperta MR Open è un’apparecchiatura di nuova concezione dotata di un magnete a intensità di campo intermedia (0,5 tesla). La sua caratteristica principale è di essere completamente a cielo aperto, sia per esami in posizione supina che seduta. Il paziente non ha nulla sopra la testa, il che rende l’esame più confortevole e meno ansiogeno rispetto alla risonanza tradizionale chiusa».
Quali vantaggi offre nella medicina sportiva?
«In ambito sportivo, il vantaggio è enorme: possiamo eseguire esami sotto carico. Significa studiare articolazioni e segmenti della colonna mentre il paziente è in piedi o in posizione seduta, cioè nella stessa postura della vita quotidiana. Questo consente di rilevare patologie che a riposo non si vedono, come ernie, protrusioni o instabilità articolari. L’atleta viene quindi valutato in modo realistico e funzionale».
Cosa cambia realmente con la diagnostica sotto carico?
«Con la risonanza tradizionale, eseguita in posizione sdraiata, alcuni traumi o alterazioni passano inosservati. Un disco intervertebrale, ad esempio, può sembrare nella norma da sdraiati, ma sotto carico si disloca, causando dolore e sintomi. Con l’MR Open riusciamo a visualizzare questi movimenti patologici, grazie alla postura eretta o semiflessa durante l’esame».
Può fare un esempio pratico?
«Certo. Capita spesso con la colonna lombare: pazienti che in posizione supina sembrano sani, mentre in ortostatismo (cioè in piedi) emergono protrusioni o ernie discali evidenti, che causano compressioni e dolore. Un’altra applicazione frequente riguarda il ginocchio, dove sotto carico si rendono visibili sublussazioni meniscali che a riposo non appaiono».
Quali condizioni muscolo-scheletriche beneficiano di più di questa tecnologia?
«In particolare patologie della colonna, instabilità articolari, distorsioni della caviglia o lesioni del ginocchio. Ma è utile anche nello studio delle anche e delle spalle. L’esame sotto carico non sostituisce quello tradizionale, ma lo completa, fornendo informazioni in più in caso di sintomi persistenti o diagnosi incerte».
Il comfort per il paziente è davvero superiore?
«Sì, soprattutto per pazienti claustrofobici o con elevato indice di massa corporea. La risonanza MR Open ha una struttura ad archetto, con una bobina a destra e una a sinistra, e lo spazio centrale è completamente libero. Il paziente può restare seduto o sdraiato senza nulla sopra il volto, evitando la sensazione di essere “chiuso in un tubo” tipica delle macchine tradizionali ad alto campo. Inoltre, lo spazio è sufficiente anche per pazienti obesi, che spesso non riescono a entrare nelle apparecchiature chiuse».
Che impatto ha la risonanza magnetica aperta sulla riabilitazione e sul ritorno all’attività sportiva?

«Diagnosi più accurate permettono programmi riabilitativi mirati, tempi di recupero più rapidi e minore rischio di recidive. Per un atleta, sapere con precisione qual è il problema reale, anche in movimento, significa tornare in campo prima e in sicurezza».
Quali sono le prospettive future della risonanza aperta in ambito sportivo?
«Credo crescerà moltissimo. La possibilità di analizzare l’articolazione in movimento o sotto carico è un concetto moderno e indispensabile per una medicina sportiva d’eccellenza. Inoltre, il comfort e l’accessibilità dell’MR Open la rendono ideale anche per bambini, anziani e pazienti non collaboranti».
Ci sono limiti o controindicazioni?
«I limiti sono pochi. L’intensità di campo è inferiore rispetto alle macchine ad alto campo, quindi in alcuni casi specifici si può avere una risoluzione leggermente inferiore. Ma i vantaggi superano ampiamente questo aspetto, soprattutto quando parliamo di traumi ortopedici e valutazioni funzionali. Le controindicazioni generali restano quelle di qualsiasi risonanza magnetica: pacemaker, protesi non compatibili, dispositivi elettronici impiantati».
Il ruolo del radiologo in questo contesto?
«Il radiologo è una figura centrale. In medicina sportiva non basta “fare un esame”: bisogna interpretarlo nel contesto clinico e funzionale, collaborare con fisiatri, ortopedici, fisioterapisti. La risonanza sotto carico ci dà informazioni nuove, ma va saputa leggere con competenza per fare davvero la differenza nel percorso dell’atleta».
Riflessioni finali
La risonanza magnetica aperta MR Open, attiva presso il Centro DOC di Roma, rappresenta una svolta per la diagnostica sportiva e personalizzata, grazie alla possibilità di studiare il corpo in condizioni dinamiche, realistiche e senza stress per il paziente. La guida esperta del dott. Andrea Romagnoli garantisce un approccio clinico integrato, preciso e centrato sul recupero ottimale dell’individuo.

IL DOTTOR ANDREA ROMAGNOLI. Ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma “Tor Vergata” nel 1994, proseguendo poi con la specializzazione in Radiodiagnostica presso la stessa istituzione. Nel corso della sua carriera si è specializzato in Radiologia Cardiaca, concentrandosi sulle applicazioni della tomografia computerizzata (TC) e della risonanza magnetica (RM) nello studio del cuore e dei grandi vasi. Ha partecipato a numerosi corsi di aggiornamento nazionali e internazionali per approfondire queste tematiche. È membro attivo della Società Italiana ed Europea di Radiologia Cardiaca e Cardiovascolare, dove riveste anche il ruolo di docente in diversi corsi di formazione. È iscritto alla Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM) dal 1995 e alla Cardiovascular and Interventional Radiological Society of Europe (CIRSE) dal 1999. Ricercatore Universitario presso il Dipartimento di Radiologia dell'Università di Tor Vergata, dal 2016 lavora come consulente privato in vari centri di diagnostica per immagini del Lazio e del Centro Italia.