Il consumo di latte crudo e dei suoi derivati rappresenta una tradizione radicata nella cultura gastronomica italiana, ma può nascondere pericoli significativi per la salute. I recenti casi di sindrome emolitico-uremica (Seu), registrati in provincia di Belluno, hanno acceso i riflettori su un rischio che riguarda soprattutto bambini piccoli e persone fragili.
Parliamo di:
Che cosa si intende per latte crudo
Il latte crudo è quello che non ha subito alcun trattamento termico superiore a 40 gradi, come la pastorizzazione, e quindi non garantisce l’inattivazione dei microrganismi patogeni eventualmente presenti. Mantiene le stesse proprietà nutrizionali del latte pastorizzato, ma la sua sicurezza dipende in modo diretto dalle pratiche igieniche di mungitura e conservazione.
Formaggi a rischio e differenze produttive
I formaggi a latte crudo non sono solo quelli di malga, ma anche prodotti industriali o di grandi consorzi. Tuttavia, alcune tipologie come il Parmigiano Reggiano vengono sottoposte a processi validati di acidificazione e trattamento termico delle cagliate, che rendono sicuro il prodotto. Diverso il discorso per i formaggi a pasta cruda e a bassa stagionatura, più vulnerabili alla presenza di agenti patogeni.
Il ruolo dei batteri e la sindrome emolitico-uremica
Il pericolo maggiore del latte crudo è la possibile contaminazione da Escherichia coli produttore di Shiga tossine (STEC). L’infezione può variare da forme lievi a diarree acute, fino alla complicanza più grave, la Seu. Questa colpisce nel 10-15% dei casi e può portare a danni renali e complicazioni neurologiche. La diagnosi precoce è cruciale per limitare le conseguenze più gravi.
Chi sono i soggetti più vulnerabili
I bambini piccoli, a causa del microbiota intestinale e del sistema immunitario ancora in via di sviluppo, sono i più esposti al rischio. Anche anziani, donne in gravidanza e persone immunocompromesse devono prestare particolare attenzione, evitando il consumo di latte crudo e formaggi freschi non pastorizzati.
Raccomandazioni pratiche per ridurre i rischi
Il latte crudo può essere consumato solo previa bollitura, e non oltre tre giorni dalla mungitura. Per i formaggi a latte crudo, l’indicazione generale è limitarne l’assunzione ai soli adulti in buona salute, riservando prudenza a bambini e fasce fragili. Gelato e derivati industriali come panna e burro, quando prodotti da latte pastorizzato, sono generalmente sicuri.
Visite specialistiche e prevenzione: gli effetti del latte crudo sui bambini

Quando si verificano episodi di diarrea acuta o sangue nelle feci, soprattutto nei bambini, è fondamentale rivolgersi immediatamente a un pediatra o a un centro specialistico. La ricerca di STEC nelle fasi iniziali della malattia può cambiare il decorso clinico e ridurre il rischio di insufficienza renale. Programmi di educazione alimentare nelle scuole e campagne di prevenzione rivolte alle famiglie restano strumenti chiave per ridurre i rischi associati al consumo di latte crudo e derivati.
Tradizione e sicurezza: un equilibrio da trovare
I formaggi a latte crudo sono un patrimonio della nostra cultura gastronomica e continuano ad avere un valore identitario. Tuttavia, la loro valorizzazione non può prescindere da un’informazione chiara e da regole di sicurezza rigorose. Proteggere bambini e soggetti vulnerabili significa garantire che le eccellenze alimentari italiane restino un piacere e non un pericolo.