L’insufficienza venosa cronica è una condizione che interessa un numero crescente di persone, soprattutto tra gli anziani. Si verifica quando le vene, dilatandosi, non riescono più a svolgere correttamente il compito di riportare il sangue al cuore. Il risultato è un ristagno nei vasi delle gambe, con sintomi evidenti come gonfiore a caviglie e polpacci, segni sulla pelle, senso di pesantezza e, nei casi più avanzati, ulcere. In particolare, chi passa molte ore seduto o ha una ridotta attività fisica è più esposto al rischio di sviluppare la patologia.
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Dal gonfiore ai crampi: i primi segnali da non sottovalutare
Nei primi stadi, l’insufficienza venosa può manifestarsi con una sensazione di affaticamento alle gambe, formicolii, crampi notturni o lieve fastidio. Non sempre si osserva gonfiore, perché in una fase iniziale il sistema linfatico può ancora compensare il difetto di circolazione. Il peggioramento progressivo, però, può portare a edemi, varici evidenti, cambiamenti della pelle, fino allo sviluppo di vere e proprie lesioni cutanee.
Le cause principali e i fattori di rischio più comuni
Le alterazioni del sistema venoso possono derivare da predisposizione genetica, età avanzata, alterazioni ormonali(in particolare negli over 70), ma anche da stili di vita poco attivi. Anche condizioni come l’obesità, l’artrosi (soprattutto alle ginocchia o alle caviglie), e lunghi periodi di immobilità (in volo, in auto, alla scrivania) possono compromettere il ritorno venoso. Inoltre, alterazioni delle proteine plasmatiche, disfunzioni renali o cardiache possono contribuire allo scompenso del circolo venoso.
Come funziona il ritorno venoso e cosa succede se si blocca
Il nostro organismo dispone di un sistema di valvole venose che spingono il sangue verso il cuore. Quando le vene si dilatano, queste valvole perdono di efficacia e il flusso si rallenta. Una parte del sistema di ritorno è affidata alla cosiddetta “suola venosa di Lejar”, situata sotto la pianta del piede, e al muscolo del polpaccio, che comprimendosi durante il movimento aiuta a spingere il sangue verso l’alto. Camminare regolarmente è fondamentale, perché ogni passo aiuta questo meccanismo. Al contrario, la sedentarietà ostacola il funzionamento di questi “cuori periferici”.
Le differenze tra gonfiore funzionale e segnale di patologia
Non sempre un gonfiore alle gambe indica una patologia. In alcuni casi si tratta di un disturbo funzionale temporaneo, legato a posizioni statiche mantenute a lungo o a temperature elevate. Tuttavia, quando il sintomo si ripete frequentemente, si accompagna a segni visibili sulla pelle o a fastidi persistenti, è necessario approfondire. Distinguere tra un edema transitorio e un’insufficienza venosa cronica richiede una valutazione clinica e strumentale mirata.
Visite specialistiche e diagnosi precoce per evitare complicazioni legate all'insufficienza venosa

Per identificare un’insufficienza venosa e distinguerla da altre condizioni vascolari, è importante sottoporsi a una visita specialistica con esame obiettivo e studio diagnostico del sistema venoso, come il doppler venoso. Questo permette di verificare lo stato delle vene e il funzionamento delle valvole. Una diagnosi precoce è essenziale per impostare trattamenti efficaci e prevenire le complicanze, che possono arrivare fino a infezioni, ulcerazioni croniche e peggioramento della qualità della vita.
Interventi possibili e strategie di trattamento
In base alla gravità, il trattamento dell’insufficienza venosa può comprendere:
– utilizzo di calze elastiche contenitive,
– farmaci vasoprotettori,
– terapia fisica e movimento regolare,
– correzione dello stile di vita,
– in alcuni casi, interventi chirurgici mininvasivi sulle vene interessate.
Fondamentale è il controllo del peso corporeo, la riduzione della permanenza in posizione seduta o eretta senza movimento, e l’introduzione di brevi passeggiate durante la giornata.
Attenzione agli stadi più avanzati
Quando l’insufficienza venosa raggiunge uno stadio avanzato, il sistema linfatico non riesce più a drenare efficacemente i liquidi in eccesso. Questo provoca edemi persistenti, iperpigmentazioni cutanee, dermatiti, ulcere e, in casi estremi, può predisporre a infezioni batteriche secondarie. Anche se non mette direttamente a rischio la vita, compromette gravemente il benessere quotidiano e l’autonomia del paziente.
Muoversi di più per proteggere il sistema venoso
Chiunque, soprattutto in età avanzata, dovrebbe proteggere il proprio sistema venoso con l’attività fisica. Camminare è il gesto più semplice e potente, ma anche il più sottovalutato. Bastano 30 minuti al giorno per riattivare il ritorno venoso, favorire la salute vascolare e ridurre la pressione sulle vene. Allo stesso tempo, è utile sollevare le gambe quando si è seduti a lungo e idratarsi correttamente durante la giornata.