L’inquinamento atmosferico è tornato a far suonare un campanello d’allarme in Italia. I primi tre mesi del 2025 si chiudono con un bilancio preoccupante: in 26 città, la qualità dell’aria ha toccato livelli critici, superando ampiamente i limiti stabiliti dalle normative europee e dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un quadro che non lascia spazio a interpretazioni: la salute collettiva è sotto pressione e il tempo per intervenire si assottiglia.
Parliamo di:
Un inizio d’anno già fuori controllo
Le rilevazioni effettuate dalle agenzie regionali per l’ambiente (Arpa e Appa) fotografano una situazione allarmante fin da gennaio. Polveri sottili e biossido di azoto hanno registrato medie giornaliere ben oltre i valori considerati accettabili, non solo dalle direttive europee ma soprattutto dai parametri indicati dall’Oms per la tutela della salute umana.
Le PM10 (particelle con diametro aerodinamico inferiore a 10 micrometri) risultano particolarmente critiche nella Pianura Padana: Milano, Torino, Modena, Padova hanno già superato il numero massimo di giorni in cui è concesso il superamento della soglia giornaliera. In alcune stazioni, come quella di Torino Rebaudengo, non si è registrato nemmeno un giorno con valori sotto la soglia di sicurezza.
Le polveri sottili non danno tregua
Anche i livelli di PM2,5 – le particelle più piccole e penetranti – contribuiscono a peggiorare il bilancio. Otto città tra cui Brescia, Bergamo e Padova hanno già toccato concentrazioni oltre i 25 µg/m³, limite massimo fissato dalla normativa attuale. Solo Cagliari resta sotto i 10 µg/m³ stabiliti dalla nuova direttiva europea, ma in nessuna delle 26 città esaminate si rientra nel valore di riferimento dell’Oms, fissato a 5 µg/m³.
Il biossido di azoto colpisce anche il Sud
Se le polveri sottili dominano la scena al Nord, il biossido di azoto (NO₂) rappresenta una minaccia concreta anche per diverse città del Sud Italia. Le cause principali sono il traffico urbano intenso, l’assenza di piani efficienti per la mobilità sostenibile e, in molte aree portuali, l’influenza massiccia del traffico navale. Il risultato è un’aria satura di agenti irritanti e tossici, che colpiscono in particolare chi vive vicino a strade trafficate o impianti industriali.
Inquinamento atmosferico: rischio concreto per la salute, in particolare di malati cronici e immunodepressi

La correlazione tra inquinamento atmosferico e salute è ampiamente documentata dalla comunità scientifica. Le sostanze inquinanti agiscono in modo diretto sull’apparato respiratorio, causando infiammazioni, riacutizzazioni di patologie croniche e facilitando l’insorgenza di malattie cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative. Secondo le stime, in Italia ogni anno decine di migliaia di decessi sono attribuibili alla qualità dell’aria.
Ma non si tratta solo di morti premature: l’esposizione cronica peggiora la qualità della vita, mina lo sviluppo infantile, compromette la fertilità e può favorire l’insorgere di patologie oncologiche. Le fasce più colpite restano bambini, anziani, soggetti fragili e chi vive in aree densamente urbanizzate.
Diagnosi precoce per proteggere i polmoni
In un contesto di crescente esposizione agli inquinanti atmosferici, diventa sempre più urgente puntare sulla diagnosi precoce delle malattie polmonari. La prevenzione passa dalla sorveglianza attiva: spirometrie, esami funzionali respiratori, tomografie toraciche a bassa dose e valutazioni cliniche periodiche possono intercettare segni precoci di patologie come BPCO, asma, fibrosi polmonare e tumori polmonari.
Individuare tempestivamente alterazioni della funzione respiratoria consente non solo di rallentare l’evoluzione delle malattie ma anche di ridurre l’impatto socio-sanitario dell’inquinamento. In molte città italiane però, l’accesso a questi strumenti di prevenzione è ancora limitato o disomogeneo.
Il messaggio della scienza: serve un’azione immediata
Gli esperti parlano senza mezzi termini: l’inquinamento atmosferico è una vera emergenza sanitaria, e servono azioni concrete, coordinate e urgenti. Le strategie da mettere in campo sono note: rafforzare le reti di trasporto pubblico ecologico, ridurre il traffico veicolare privato, incentivare la mobilità dolce, riqualificare le aree urbane e investire con decisione nelle energie rinnovabili.
Le politiche ambientali non possono più essere rinviate, né affidate a interventi simbolici o parziali. Solo un cambio di rotta deciso, che affronti in maniera strutturale le fonti principali di emissione, potrà invertire la tendenza e restituire ai cittadini un’aria respirabile.
La vulnerabilità cresce con il tempo
Un elemento spesso sottovalutato è la cumulatività dell’esposizione. L’impatto dell’inquinamento non è solo legato ai picchi di concentrazione, ma alla costanza con cui le persone respirano aria contaminata ogni giorno. Questo accumulo progressivo indebolisce il sistema immunitario, accresce la suscettibilità alle infezioni e alle malattie croniche, e riduce la resilienza delle comunità. In altre parole, più tempo passa senza intervenire, più difficile sarà riparare i danni alla salute pubblica.