Il trapianto di pancreas si affaccia su una nuova frontiera. A diciassette anni di distanza dall’ultimo appuntamento italiano, Pisa ospita il XX Congresso mondiale dei trapianti di pancreas e isole pancreatiche (Ipita 2025), organizzato sotto l’egida dell’International Pancreas and Islet Transplant Association. Ricerca scientifica, medicina rigenerativa e nuove tecnologie sono al centro dei lavori, con prospettive che vanno ben oltre il trattamento tradizionale del diabete.
Parliamo di:
Il ruolo crescente delle terapie avanzate
Tra gli aspetti più discussi del congresso, spicca la sinergia tra trapianto e i nuovi agonisti del recettore Glp-1, farmaci noti per la loro azione ipoglicemizzante e dimagrante, ma oggi indagati anche per i possibili effetti immunomodulanti. In un futuro sempre più integrato, queste molecole potrebbero migliorare l’efficacia del trapianto e ridurre il rischio di rigetto, aprendo nuove vie terapeutiche per i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2.
Cellule staminali: i primi successi clinici
Una delle frontiere più promettenti riguarda l’uso delle cellule staminali per generare isole pancreatiche funzionanti. Secondo i dati presentati, tre pazienti hanno ottenuto l’insulino-indipendenza grazie a isole pancreatiche derivate dalle loro stesse cellule. Si tratta di un passo rivoluzionario: non solo si eviterebbe il trapianto d’organo, ma si ridurrebbe anche la necessità di immunosoppressione, grazie alla totale compatibilità tra donatore e ricevente.
Trapianto di isole: efficacia e sfide aperte
I progressi nel trapianto di isole pancreatiche sono rilevanti: a un anno, l’80% dei pazienti raggiunge l’indipendenza dall’insulina. Tuttavia, a cinque anni la percentuale cala drasticamente. La ricerca si concentra quindi sul mantenimento della funzione delle cellule trapiantate e sul controllo dei mediatori dell’infiammazione che potrebbero compromettere il successo a lungo termine.
Chirurgia mininvasiva e tecnologie robotiche
Il trapianto di pancreas, pur richiedendo un intervento chirurgico, garantisce attualmente i migliori risultati in termini di insulino-indipendenza. Le tecnologie robotiche potrebbero ridurre drasticamente i rischi dell’intervento. Una consensus conference internazionale ha recentemente promosso l’approccio mininvasivo, ma la diffusione è frenata dai costi elevati e dalla distribuzione ancora disomogenea delle tecnologie.
Lo xenotrapianto: il prossimo orizzonte?
Tra i temi più avveniristici del congresso figura lo xenotrapianto, ovvero il trapianto di organi da animali geneticamente modificati. I risultati ottenuti con i reni di maiale trapiantati nell’uomo per periodi fino a sei mesi sono incoraggianti. Per il pancreas, però, la strada è ancora lunga a causa della maggiore delicatezza dell’organo. La sfida è superare definitivamente la barriera tra specie.
Trapianto di pancreas, donatori sempre più anziani: una sfida globale

Il progressivo invecchiamento dei donatori rappresenta una criticità crescente. L’età avanzata si traduce in una qualità organica inferiore, ponendo il problema non solo della quantità ma anche dell’efficienza degli organi disponibili. La ricerca di fonti alternative – come la bioingegneria o l’uso di cellule staminali – è quindi anche una risposta a questa emergenza strutturale.
Nuove strategie per la prevenzione e la diagnosi precoce
Il futuro del trapianto non può prescindere da una più efficace individuazione precoce delle complicanze e da visite specialistiche mirate. Il monitoraggio dei biomarcatori nel sangue, come l’accumulo di D-lattato (indice di efficacia del trattamento) o l’aumento di glicerolo (segnale di insorgenza della resistenza), potrebbe diventare centrale per valutare l’andamento delle terapie e modificare tempestivamente l’approccio clinico.
Dall’impalcatura cellulare al trapianto personalizzato
L’idea di utilizzare organi animali come “scheletri” su cui costruire organi umani con le cellule del ricevente apre scenari straordinari per il futuro della trapiantologia. Bioingegneria e rigenerazione cellulare si intrecciano per ipotizzare soluzioni personalizzate, abbattendo le attuali barriere immunologiche e logistiche. Il trapianto del futuro, dunque, potrebbe somigliare sempre più a un sofisticato cambio di componenti su misura.