Parliamo di igiene delle mani nella sanità, un capitolo fin troppo sottovalutato. Riflessioni doverose, alla luce di dati non certo edificanti, emergono in relazione alle norme igieniche che vengono messe in atto ogni giorno nei nostri ospedali. Il consumo di soluzione idroalcolica negli ospedali italiani è in netto calo. A tre anni dalla pandemia, la fotografia scattata dagli ultimi dati disponibili racconta un Paese che ha perso l’abitudine a igienizzarsi le mani con costanza nelle corsie ospedaliere. La tendenza riguarda tutto il territorio nazionale, con alcune eccezioni al Nord, e arriva alla vigilia della Giornata mondiale dell’igiene delle mani del 5 maggio, promossa come ogni anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Parliamo di:
Consumi dimezzati in tre anni
Negli ultimi tre anni i consumi di soluzione idroalcolica all’interno delle aree di ricovero si sono dimezzati. I numeri aggiornati, raccolti nell’ambito del sistema di sorveglianza nazionale, mostrano una discesa costante e trasversale. Le corsie ospedaliere, che durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria erano presidiate da flaconi, dispenser e raccomandazioni, oggi presentano segnali evidenti di un calo nell’attenzione e nella frequenza con cui il personale sanitario – ma non solo – si disinfetta le mani.
I dati sull'igiene delle mani parlano chiaro

I dati elaborati mostrano differenze regionali significative. Le Province autonome di Trento e Bolzano si confermano in controtendenza rispetto al panorama nazionale, registrando livelli di consumo superiori alla media. Le Regioni del Sud, invece, continuano a mantenersi su valori inferiori. L’analisi territoriale mette in evidenza non solo una questione organizzativa, ma anche culturale, con differenze marcate nell’adozione delle buone pratiche legate all’igiene delle mani.
Una ricorrenza mondiale per non dimenticare
Il 5 maggio di ogni anno ricorre la Giornata mondiale dell’igiene delle mani. L’iniziativa nasce per sensibilizzare gli operatori sanitari, i pazienti e i cittadini sull’importanza di una pratica tanto semplice quanto efficace nella prevenzione delle infezioni ospedaliere. Quest’anno, l’evento arriva in un momento critico, segnato da una evidente flessione dell’attenzione verso la disinfezione manuale, nonostante i benefici siano scientificamente provati.
L’Iss rilancia il corso online
In occasione della giornata, l’Istituto Superiore di Sanità ha deciso di rilanciare il proprio corso FAD (formazione a distanza) dedicato all’igiene delle mani. Il corso, rivolto agli operatori sanitari, è stato aggiornato con i dati più recenti ed è nuovamente disponibile per tutti gli iscritti al portale dell’educazione continua in medicina. L’obiettivo è duplice: fornire strumenti aggiornati per l’approccio pratico e teorico, ma anche riaccendere l’attenzione su un gesto spesso dato per scontato.
Un calo che preoccupa
L’andamento dei consumi, seppur meno drammatico rispetto ad altri settori, viene letto come un campanello d’allarme dagli esperti. Meno soluzione disinfettante usata significa anche meno attenzione alla prevenzione. Aumenta il rischio di trasmissione di infezioni all’interno degli ambienti sanitari, dove ogni contatto può rappresentare una minaccia, soprattutto per i pazienti più fragili. In un contesto post-pandemico in cui le strutture sanitarie stanno ancora recuperando equilibri operativi, mantenere alto il livello di protezione igienica diventa essenziale.
Il gesto che salva
Igienizzare le mani con regolarità è uno dei metodi più semplici ed efficaci per prevenire infezioni crociate, batteri resistenti e contaminazioni. Le linee guida internazionali parlano chiaro: il lavaggio e la disinfezione manuale devono avvenire prima e dopo ogni contatto con il paziente, dopo l’esposizione a fluidi corporei, prima di procedure asettiche e dopo il contatto con superfici potenzialmente contaminate. In questo schema, la soluzione idroalcolica ha un ruolo centrale grazie alla sua rapidità d’uso e all’ampio spettro d’azione antimicrobica.
La normalità ha lasciato indietro l’igiene
L’attenzione ai protocolli di disinfezione si è fatta più debole con il ritorno alla normalità. Se nel pieno dell’emergenza ogni passaggio era rigorosamente monitorato, oggi molte strutture hanno ridotto i controlli interni e l’approvvigionamento regolare dei dispositivi per l’igiene. I dispenser spesso sono vuoti o poco accessibili, e la cultura della disinfezione, che sembrava consolidata, è scivolata nuovamente ai margini.
Ospedali sotto osservazione
Il sistema sanitario continua a raccogliere dati per monitorare la situazione e valutare nuove strategie di intervento. Alcuni ospedali hanno già avviato programmi interni per rilanciare la pratica, con campagne visive, reminder nei reparti e formazione obbligatoria per il personale. Ma il rischio è che senza un’azione coordinata a livello nazionale, queste restino iniziative isolate.
Serve un nuovo e solido patto culturale professionisti-pazienti
L’igiene delle mani deve tornare al centro dell’azione sanitaria quotidiana, non come risposta a un’urgenza ma come parte integrante del prendersi cura. La sua efficacia è fuori discussione, eppure richiede una consapevolezza profonda per diventare davvero automatica. È un gesto piccolo, ma simbolico, che riflette il rispetto per sé e per l’altro, che rafforza la fiducia tra operatore e paziente. Un gesto da non dimenticare.