Mentre i vaccini continuano a rappresentare una delle più potenti armi della medicina moderna, capace – secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – di evitare cinque morti al minuto, il sostegno economico alla prevenzione in Italia resta marginale.
Parliamo di:
Investimenti ancora insufficienti
L'Italia, oggi, destina solo il 4,5% della propria spesa sanitaria alla prevenzione, collocandosi sotto la media Ocse e fanalino di coda tra i Paesi del G7. Ogni cittadino italiano beneficia, in media, di 193,26 euro l’anno per azioni preventive, contro i 213,18 della media europea. Nella classifica continentale siamo solo decimi.
Ma i numeri peggiorano se si guarda al trend: tra il 2022 e il 2023, la spesa per la prevenzione è calata del 18,6%, passando da 10 miliardi a 8 miliardi e 453 milioni. In un Paese in rapido invecchiamento come il nostro, questo calo rischia di diventare un serio problema per la salute collettiva.
Screening oncologici e prevenzione dimenticata
Secondo Francesco Cognetti, presidente della Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi (Foce), la situazione degli screening oncologici è disomogenea e preoccupante. Le adesioni, nel 2023, sono state molto basse soprattutto nel Lazio e nelle regioni del Sud.
Inoltre, manca ancora l’implementazione di screening più avanzati, come:
- la Tac spirale per i forti fumatori (prevenzione del tumore al polmone),
- la gastroscopia per i tumori dello stomaco.
La richiesta è chiara: servono investimenti in campagne informative e nuove strategie per avvicinare le persone alla prevenzione.
Il nodo delle vaccinazioni pediatriche
Per quanto riguarda i bambini, i vaccini salvano vite e proteggono la collettività. L’esavalente, ad esempio, tutela contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e infezioni da Haemophilus influenzae tipo B.
Secondo Alberto Villani, direttore di Pediatria dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la copertura raccomandata è del 95%, ma nel 2022 ci siamo fermati al 91%. E non solo: si registrano nuovi aumenti di casi di morbillo, una malattia che dovrebbe essere sotto controllo.
Villani lancia una proposta destinata a far discutere: “I genitori che rifiutano i vaccini per i figli dovrebbero pagare le spese per eventuali cure. Non si può concedere libertà di scelta su un tema che riguarda tutta la società.”
Un punto forte che riapre il dibattito su responsabilità individuale e salute pubblica.
Adulti e anziani ancora scoperti
Anche tra gli adulti, la situazione è critica. Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), evidenzia coperture vaccinali troppo basse, specialmente tra gli over 80.
Giovanni Rezza, professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele, ricorda che per la stagione 2023-24:
- solo il 16% degli over 80 si è vaccinato contro il Covid,
- in altri Paesi europei le percentuali oscillano tra il 60% e il 90%.
Nonostante la pandemia sembri superata, il Covid rappresenta ancora un rischio concreto per i fragili e i grandi anziani, e la vaccinazione rimane uno strumento efficace.
Il pericolo della diffidenza sui vaccini

A chiudere il quadro è Sergio Abrignani, docente dell’Università di Milano, che lancia l’allarme: “In tutto il mondo assistiamo a una pericolosa deriva anti-scientifica. Anche negli Stati Uniti, patria della medicina moderna, le tesi contro i vaccini stanno prendendo il sopravvento.”
Abrignani ricorda come sia proprio grazie ai vaccini che siamo usciti da molte emergenze sanitarie, tra cui la pandemia di Covid-19, ma anche il vaiolo, la polio, la difterite.
Serve un cambio di passo sulla prevenzione
In un momento storico in cui la medicina dispone di strumenti sempre più sofisticati per prevenire le malattie, non investire nella prevenzione è un errore strategico.
L’invito al governo e alle istituzioni sanitarie è chiaro:
💡 più fondi, più campagne, più informazione.
Perché vaccinare, informare, monitorare significa non solo salvare vite oggi, ma costruire un sistema sanitario più forte e più giusto per domani.
Lo screening come pilastro
La battaglia per la salute pubblica non si vince solo con i farmaci, ma con la diagnosi precoce.
Ecco perché rafforzare i programmi di screening neurologici, oncologici e cardiovascolari è un'urgenza non rinviabile, così come tenere alta la guardia dei check up sui bambini e adolescenti.
In una società che invecchia, la prevenzione non è un lusso, ma un dovere collettivo.