Una nuova terapia ormonale ha ridotto del 56% il rischio di progressione del tumore al seno in fase avanzata. Arrivano dati incoraggianti dal congresso Asco 2025 a Chicago. È quanto emerge dallo studio clinico di fase 3 Serena-6, che ha valutato l’efficacia della combinazione tra camizestrant – un nuovo farmaco della classe Serd (degradatori selettivi del recettore degli estrogeni) – e un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti Cdk4/6 (tra cui palbociclib, ribociclib o abemaciclib).
Questa combinazione è risultata significativamente più efficace rispetto alla terapia standard con inibitori dell’aromatasi (anastrozolo o letrozolo), anch’essi somministrati in combinazione con inibitori Cdk4/6. Il nuovo trattamento è destinato alle pazienti con carcinoma mammario avanzato positivo ai recettori ormonali (Hr+) e negativo al recettore Her2, in presenza di mutazioni emergenti del gene Esr1.
Parliamo di:
Dati clinici promettenti: sopravvivenza e qualità della vita
Lo studio ha evidenziato un miglioramento netto della sopravvivenza libera da progressione (Pfs): 16 mesi con camizestrant rispetto a 9,2 mesi con la terapia standard. Il beneficio è stato confermato indipendentemente dal tipo di inibitore Cdk4/6 utilizzato e si è osservato in tutti i principali sottogruppi: età, etnia, regione geografica, tipo di mutazione Esr1 e tempi di comparsa della stessa.
Importante anche l’impatto sulla qualità della vita: il rischio di deterioramento dello stato di salute globale è stato ridotto del 47%. Il tempo mediano al peggioramento è passato da 6,4 mesi con la terapia standard a 23 mesi con camizestrant. Anche il tempo al peggioramento del dolore è stato significativamente prolungato
Verso un cambio di paradigma nel trattamento
Il trial Serena-6 introduce un concetto rivoluzionario nella gestione della terapia: non aspettare la progressione clinica o radiologica del tumore, ma intervenire al primo segnale molecolare di resistenza, rilevabile tramite biopsia liquida. La mutazione Esr1 rappresenta il principale meccanismo di resistenza alla terapia endocrina di prima linea, presente in circa il 45% delle pazienti con tumore endocrino-sensibile.
La strategia testata punta a trattare precocemente la resistenza, bloccando l’avanzare del tumore prima che si manifesti clinicamente. In altre parole, si passa da un approccio reattivo a uno proattivo: invece di cambiare trattamento solo dopo il fallimento clinico, si anticipa il cambio in presenza della mutazione.
Profilo delle pazienti coinvolte nello studio
In Italia circa 52.000 donne convivono con una forma metastatica del carcinoma mammario. Di queste, oltre il 70% presenta tumori con recettori ormonali positivi (Er+) e Her2 negativi. Per la maggior parte di loro, la prima linea terapeutica funziona bene inizialmente, con sopravvivenze medie superiori ai 5 anni e alcuni casi oltre i 10 anni. Tuttavia, il tumore tende a sviluppare resistenza. Ed è in questa fase che camizestrant, grazie alla sua azione selettiva sul recettore estrogenico mutato, può fare la differenza.
Camizestrant: efficacia e tollerabilità
Il farmaco ha già mostrato buoni risultati nello studio Serena-2, dimostrando di essere in grado di indurre la regressione del tumore dopo l’emergere della mutazione Esr1. Camizestrant agisce degradando il recettore degli estrogeni mutato, bloccando così la crescita del tumore in modo mirato.
Oltre all’efficacia clinica, il farmaco ha mostrato un ottimo profilo di tollerabilità. Questo lo rende una potenziale nuova opzione di trattamento standard, sia per la sua efficacia, sia per il minor impatto sulla qualità della vita.
Visite specialistiche mirate e prevenzione per l'infinita battaglia contro il tumore al seno

Una diagnosi precoce e il monitoraggio molecolare continuo possono cambiare radicalmente il decorso della malattia. Il test per la mutazione Esr1 può essere effettuato attraverso una biopsia liquida, ovvero un semplice prelievo di sangue, che consente di individuare segnali di resistenza prima della comparsa dei sintomi.
Oltre ai controlli di routine, è fondamentale rivolgersi a centri oncologici specializzati per personalizzare il percorso terapeutico. Le visite con oncologo, ginecologo-oncologo e genetista possono rivelarsi cruciali, soprattutto per le pazienti con storia familiare di tumore al seno o mutazioni genetiche predisponenti.
Importante anche segnalare eventuali sintomi sospetti: dolori localizzati, alterazioni al seno, perdita di peso inspiegabile, affaticamento persistente o disturbi ossei possono indicare una progressione della malattia.
Ricerca in corso e prospettive future
Sebbene i dati sulla sopravvivenza globale (Os) e sul tempo alla seconda progressione (Pfs2) non siano ancora maturi, lo studio mostra già una tendenza positiva anche su questi parametri, con un hazard ratio per la Pfs2 pari a 0,52.
Il trial Serena-6 rappresenta anche il primo studio registrativo a dimostrare l’utilità clinica del monitoraggio del DNA tumorale circolante per guidare le scelte terapeutiche. Questo aspetto apre nuovi scenari nel trattamento personalizzato del tumore al seno, e potrebbe estendersi anche ad altre forme tumorali in futuro.
Una nuova frontiera per la terapia endocrina
Camizestrant è il primo Serd orale di nuova generazione a dimostrare un beneficio clinico già in prima linea, in combinazione con inibitori Cdk4/6 approvati. La sua introduzione precoce, in risposta alla mutazione Esr1, rappresenta un punto di svolta nell’approccio terapeutico.
Il futuro della terapia ormonale per il carcinoma mammario avanzato si orienta dunque verso strategie più tempestive e personalizzate, guidate dai segnali molecolari del tumore. L’obiettivo è prolungare la fase di controllo della malattia, migliorando la qualità di vita e riducendo la necessità di terapie più aggressive o invasive.