Con l’arrivo dell’estate, i rischi per la salute dei reni aumentano sensibilmente. Le temperature elevate e la sudorazione intensa favoriscono infatti la comparsa di calcolosi renale e di insufficienza renale acuta, due condizioni che negli ultimi anni stanno diventando sempre più comuni. A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Nefrologia (SIN), che invita a potenziare l’idratazione quotidiana come principale strumento di prevenzione.
Secondo le più recenti stime, la calcolosi renale interessa tra il 6,8% e il 10,1% della popolazione generale, con un tasso di recidiva che raggiunge il 50% entro 5-10 anni dal primo episodio. I soggetti più colpiti sono gli uomini tra i 30 e i 60 anni. Il picco di incidenza si registra proprio nei mesi estivi, periodo critico anche per il peggioramento acuto della funzione renale negli anziani, più vulnerabili alla perdita di liquidi.
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Perché l’idratazione è fondamentale
La disidratazione è uno dei principali fattori di rischio per la formazione di calcoli renali. Con il caldo e l’aumento della sudorazione, il nostro corpo perde una grande quantità di acqua e sali minerali. Questo comporta una concentrazione eccessiva delle urine, che favorisce la precipitazione dei sali come calcio e ossalati, generando la formazione dei calcoli.
Anche la pressione arteriosa può abbassarsi in modo significativo a causa della perdita di liquidi e sodio, riducendo così l’afflusso di sangue ai reni e agli altri organi vitali. Una condizione che può causare sintomi lievi, come stanchezza e ipotensione, ma anche conseguenze gravi, tra cui infarto, ictus e insufficienza renale acuta.
Effetti del cambiamento climatico sulla salute dei reni

Il progressivo aumento delle temperature e il prolungarsi delle ondate di caldo estremo stanno aggravando il quadro. L’estate dura ormai oltre quattro mesi e il rischio di complicanze renali si fa sempre più concreto, anche per chi non ha mai sofferto prima di queste patologie.
Tra i sintomi più comuni della calcolosi figurano le coliche renali, episodi dolorosi molto intensi e improvvisi, spesso descritti come paragonabili al dolore del parto. Il dolore si localizza nella parte bassa della schiena e può irradiarsi verso l’inguine. A differenza della lombosciatalgia, chi soffre di colica renale tende a muoversi in cerca di sollievo, non a restare immobile.
Composizione dei calcoli e approccio terapeutico
Circa l’80-90% dei calcoli renali è costituito da ossalato o fosfato di calcio. In misura minore si riscontrano calcoli da acido urico, struvite o cistina. I calcoli di dimensioni inferiori a un centimetro vengono solitamente espulsi in modo spontaneo con il supporto di terapie farmacologiche, mentre quelli più grandi possono richiedere interventi come la litotrissia o, nei casi più complessi, la chirurgia.
Per alleviare il dolore durante le coliche, oltre ai farmaci prescritti, può essere utile applicare calore sulla zona interessata o fare un bagno caldo, così da rilassare i muscoli lisci e favorire l’espulsione del calcolo.
Tre litri al giorno: quanto e cosa bere
Per ridurre il rischio di formazione di calcoli, bere è la prima regola da seguire. La quantità consigliata nei mesi più caldi è di almeno tre litri di acqua al giorno, possibilmente distribuiti nell’arco della giornata. Anche frutta, verdura e tisane aiutano l’idratazione. In alcuni casi, su indicazione medica, può essere utile integrare con citrato di potassio, che contribuisce a creare un ambiente urinario meno favorevole alla formazione di calcoli.
Al contrario, alimenti come carne rossa, spinaci, crusca e frutta secca possono aumentare il rischio di litiasi in chi è predisposto. È importante sottolineare che non è utile ridurre l’assunzione di calcio, poiché questo minerale è fondamentale per la salute delle ossa. Il problema non è il latte, ma la carenza di liquidi.
Anziani e rischio di insufficienza renale acuta
Una particolare attenzione va riservata agli anziani. La loro capacità di trattenere sodio e liquidi è ridotta e ciò li rende più esposti a forme di insufficienza renale acuta. Se la pressione arteriosa è nei limiti (inferiore a 130/80 mmHg) e non vi sono edemi legati a scompenso cardiaco o a cirrosi scompensata, può essere indicato aumentare l’introito di sale, oltre che di liquidi.
Visite specialistiche mirate e prevenzione
Un corretto approccio preventivo prevede anche l’esecuzione di visite nefrologiche specialistiche, in particolare per le persone che hanno avuto calcoli renali, che soffrono di ipertensione, diabete, obesità o patologie cardiovascolari. In presenza di sintomi come dolore lombare improvviso, urine torbide o con tracce di sangue, o riduzione della diuresi, è fondamentale consultare tempestivamente uno specialista.
Solo una valutazione clinica approfondita può distinguere tra episodi passeggeri e segnali di patologie più gravi. Il monitoraggio periodico della funzionalità renale attraverso esami specifici può prevenire il peggioramento verso forme croniche.
Strategie istituzionali e percorsi di prevenzione
Per contrastare la crescente incidenza della malattia renale cronica, la Società Italiana di Nefrologia ha elaborato un Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PPDTA), già condiviso con le Regioni italiane. L’obiettivo è facilitare l’inquadramento e la gestione precoce dei pazienti a rischio, migliorare la presa in carico e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione.
A livello parlamentare è inoltre in discussione una proposta di legge che prevede l’avvio di screening mirati da parte dei Medici di Medicina Generale, rivolti in particolare a diabetici, ipertesi, obesi e cardiopatici. Un passo decisivo per individuare precocemente i soggetti a rischio e ridurre le complicanze.
La salute renale come priorità di sanità pubblica
Dal 23 maggio scorso, la Malattia Renale Cronica è ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come priorità globale di salute pubblica. Un riconoscimento che segna un punto di svolta nella lotta contro una condizione silenziosa, ma altamente impattante, che oggi è la prima malattia cronica al mondo per incidenza.
Eppure, solo il 10% delle persone affette ne è consapevole. La maggior parte scopre di avere una compromissione renale solo negli stadi avanzati. Per questo motivo, investire nella prevenzione, nell’informazione e nell’accesso tempestivo a controlli specialistici rappresenta la vera strategia vincente per proteggere i reni e, con essi, l’intero organismo.