Equità e salute dei bambini: un tema mai fin troppo discusso. Nel cuore del Congresso della Società Italiana di Pediatria (SIP), giunto alla sua 80ª edizione a Napoli, si leva un appello forte: l’Italia rischia di perdere il proprio futuro se non investe subito e con decisione nell’infanzia. Con un tasso di natalità ai minimi storici e crescenti difficoltà per chi decide di diventare genitore, la società sta trascurando proprio chi dovrebbe essere al centro delle sue politiche. I bambini sono sempre meno, e sempre più esposti a condizioni di partenza diseguali.

I primi mille giorni: il fondamento della salute

La scienza lo dimostra: la salute si costruisce fin dai primissimi giorni di vita. I mille giorni che vanno dal concepimento ai due anni di età sono decisivi. In questo arco di tempo si formano strutture biologiche complesse come il microbiota intestinale, le connessioni neurali e i meccanismi epigenetici. Tuttavia, povertà, inquinamento, alimentazione sbilanciata e stili di vita non salutari possono compromettere in modo irreversibile questo processo. Ed è proprio in questi mille giorni che emergono profonde disuguaglianze territoriali e sociali.

Dove si nasce conta più del DNA

Ancora oggi, in Italia, il codice postale può avere un impatto maggiore sulla salute dei bambini rispetto al codice genetico. I dati lo confermano: in alcune regioni si effettuano meno screening neonatali e l’accesso a diagnosi precoci o profilassi mirate è limitato. Un bambino nato in un’area svantaggiata ha quindi minori opportunità di individuare e curare tempestivamente eventuali patologie. La profilassi contro il virus respiratorio sinciziale, ad esempio, non è ancora universalmente garantita. La geografia continua a influenzare la possibilità di crescere sani.

Le disuguaglianze tra Nord e Sud si allargano

Non si tratta solo di diagnostica precoce. Anche la salute mentale, l’accesso all’attività fisica e l’educazione alimentare mostrano un divario crescente tra Nord e Sud. La sedentarietà è in aumento, l’obesità infantile colpisce in modo sproporzionato le fasce più fragili, e oltre il 50% delle scuole non dispone di una palestra adeguata. Le conseguenze sono già visibili: un minorenne su cinque presenta un disturbo comportamentale, ma le risposte del sistema sono insufficienti. Mancano neuropsichiatri infantili, strutture dedicate e servizi territoriali in grado di garantire percorsi di cura mirati.

La nuova fragilità dei genitori

Alla fragilità dei bambini si somma una nuova forma di vulnerabilità: quella dei genitori. Le famiglie devono affrontare solitudine, precarietà economica e nuove dipendenze digitali. I pediatri diventano figure cruciali non solo nella diagnosi, ma anche nell’accompagnare i genitori in un contesto in continua trasformazione. Il supporto deve essere strutturato, empatico e duraturo.

Prevenzione salute dei bambini: un investimento ancora troppo marginale

Prevenzione salute dei bambini: un investimento ancora troppo marginale

In un sistema sanitario dove solo il 5% delle risorse è destinato alla prevenzione, il rischio è che si continui a rincorrere le emergenze invece di evitarle. Eppure i numeri parlano chiaro: un terzo dei decessi è attribuibile a cause prevenibili e ogni euro investito in prevenzione può generare fino a 16 euro di risparmio in costi sanitari futuri. Tuttavia, solo il 42% degli adolescenti italiani è vaccinato contro il papillomavirus e il 27% dei quindicenni ha già fumato almeno una sigaretta nell’ultimo mese. Un segnale di allarme che evidenzia quanto resti ancora da fare.

Innovazioni e terapie: la tecnologia al servizio dei più piccoli

Il Congresso ha posto l’accento anche su come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando la pediatria. L’IA è ormai parte della pratica clinica quotidiana, dalla diagnostica avanzata al monitoraggio personalizzato. Ma servono competenze e governance: non basta utilizzare nuovi strumenti, è fondamentale comprenderne i limiti e definire come applicarli in modo etico ed efficace. Le innovazioni già disponibili, come la profilassi estesa per il virus sinciziale, le terapie combinate contro la miopia e i nuovi farmaci per l’obesità infantile, stanno aprendo strade concrete di trattamento. L’obiettivo ora è portarli ovunque servano, a tutti i bambini.

Visite specialistiche mirate e prevenzione personalizzata

Le disuguaglianze regionali rendono fondamentale il potenziamento delle visite pediatriche specialistiche per intercettare precocemente segnali di disagio fisico o psichico. L’identificazione precoce dei sintomi permette di evitare evoluzioni patologiche e garantire un percorso di cura adeguato all’età e al contesto. Oculisti per lo screening visivo, endocrinologi per valutazioni su crescita e metabolismo, neuropsichiatri infantili per i disturbi del comportamento, dietisti per la prevenzione dell’obesità: tutte figure chiave che devono essere presenti in ogni territorio. Una rete di cure ben strutturata parte dalla diagnosi precoce, passa per la prevenzione e si completa con l’educazione alla salute.

Una sfida culturale prima che sanitaria

Non è solo una questione di strutture o risorse. È una questione culturale. Investire nell’infanzia significa investire nel futuro del Paese. Significa riconoscere che i bambini non sono solo utenti del sistema sanitario, ma cittadini a pieno titolo, portatori di diritti e bisogni specifici. Le politiche per l’infanzia devono diventare trasversali, continuative e capaci di abbattere ogni barriera.

Serve una visione nazionale condivisa

L’Italia ha oggi le conoscenze e le tecnologie per migliorare radicalmente la salute dei bambini. Ma servono visione, coraggio e una strategia unitaria che superi i confini amministrativi e garantisca pari diritti di cura a ogni bambino, ovunque nasca. La salute dell’infanzia è un indicatore diretto del livello di civiltà di un Paese. E oggi, più che mai, l’Italia è chiamata a scegliere da che parte stare.

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