Lo sapevi che dormire bene migliora le relazioni sociali? Uno studio pubblicato sull’International Journal of Clinical and Health Psychology dimostra che un sonno di buona qualità favorisce la capacità di comprendere gli altri, aumentando l’empatia e migliorando i comportamenti pro-sociali. Viceversa, dormire male rende meno disponibili al confronto e meno inclini ad assumere il punto di vista altrui. Il dato è confermato da due ricerche parallele condotte su gruppi diversi di volontari: nel primo caso è stata analizzata la qualità del sonno nelle settimane precedenti; nel secondo, l’empatia è stata misurata dopo una notte di sonno disturbato sperimentalmente.
Il sonno Rem ricalibra le emozioni
Secondo gli autori guidati da Alex Gileles-Hillel, della Hebrew University di Gerusalemme, il sonno Rem svolge un ruolo fondamentale nell’elaborazione emotiva delle esperienze quotidiane. Durante questa fase, il cervello ristruttura la percezione degli eventi, attenua le emozioni negative e favorisce la stabilità emotiva. Un breve riposo contenente una fase Rem, ad esempio, può ridurre le reazioni legate a rabbia o paura, favorendo risposte più equilibrate. La soppressione del sonno Rem, invece, aumenta il rischio di reattività negativa, come reazioni esagerate a situazioni sociali stressanti.
Importanza anche del sonno non-Rem
Le ultime evidenze sottolineano che anche il sonno non-Rem, in particolare quello a onde lente, ha un impatto significativo sulla regolazione dell’umore. Una buona alternanza tra sonno Rem e non-Rem garantisce livelli più bassi di ansia, migliora il tono dell’umore e potenzia l’attitudine alla relazione con gli altri. Una privazione o un’interruzione prolungata di questi cicli può contribuire alla perdita di controllo emotivo e alla riduzione dell’empatia.
Calano quantità e qualità del sonno
In Occidente si assiste da anni a un progressivo deterioramento del sonno, sia in termini di ore totali che di continuità. Le cause sono molteplici: stress lavorativo, vita frenetica, uso eccessivo di dispositivi elettronici, ma anche condizioni croniche come insonnia, apnee notturne o turni lavorativi notturni. Circa il 20% della popolazione adulta ne è coinvolta, con conseguenze che spaziano dalla fatica quotidiana a rischi più seri per la salute mentale e fisica, come depressione, decadimento cognitivo e disturbi cardiovascolari.
Empatia, due forme e due vie: la relazione con il dormire bene

L’empatia è un meccanismo chiave per la cooperazione sociale. Può essere un tratto stabile della personalità o una risposta temporanea legata al contesto. Entrambe le forme operano tramite una componente affettiva (sentire le emozioni degli altri) e una cognitiva (comprendere razionalmente il punto di vista altrui). Dormire bene rende il cervello più reattivo in entrambi i percorsi, facilitando la relazione con gli altri e la disponibilità all’aiuto reciproco.
Le professioni di cura e la flessibilità cognitiva
In ambito medico e sociale, l’empatia è una competenza centrale. Uno studio condotto su oltre 1.700 studenti di medicina ha evidenziato che la flessibilità cognitiva – la capacità di cambiare prospettiva e adattarsi – protegge dallo stress e dalla fatica, e rafforza l’empatia. Interventi che mirano a potenziare questa abilità possono migliorare l’efficacia delle relazioni terapeutiche, soprattutto in contesti ad alto carico emotivo.
Neurologia e sonno: perché è utile una valutazione mirata
Alla luce di queste evidenze, visite neurologiche mirate alla valutazione del sonno possono essere uno strumento utile non solo per diagnosticare disturbi del riposo, ma anche per intercettare precocemente difficoltà relazionali, alterazioni dell’umore e segni di esaurimento psicofisico. Nei percorsi di prevenzione, il monitoraggio della qualità del sonno può integrarsi con interventi educativi e comportamentali, agendo su una delle radici più profonde del benessere mentale e relazionale.