Negli ultimi 15 anni la dieta degli italiani ha registrato un calo di qualità. Secondo l’Istituto superiore di sanità, cresce l’apporto di alimenti ultra-processati che, pur rappresentando solo il 6% del peso totale degli alimenti consumati, contribuiscono al 23% dell’energia giornaliera. Questo trend è il risultato di uno studio pubblicato su una rivista scientifica internazionale, che ha valutato i cambiamenti nelle abitudini alimentari della popolazione adulta e anziana.

Le principali criticità nutrizionali

L’analisi evidenzia un lieve peggioramento dell’aderenza alle raccomandazioni nutrizionali. Emergono consumi eccessivi di alimenti di origine animale, con particolare riferimento a carne rossa e salumi, e un insufficiente apporto di alimenti vegetali, soprattutto legumi. L’eccessiva demonizzazione dei carboidrati ha portato a un consumo elevato di snack dolci e salati, vino e birra.

Differenze tra adulti e anziani

Gli adulti tra i 18 e i 64 anni mostrano un peggioramento delle abitudini alimentari negli anni, con un calo dei punteggi di qualità della dieta. Al contrario, la fascia di età tra i 65 e i 74 anni, in particolare le donne, presenta comportamenti più virtuosi e registra addirittura un miglioramento rispetto al passato.

Gli indicatori utilizzati nello studio

Lo studio ha analizzato dati relativi a oltre 3.000 partecipanti raccolti in due periodi distinti (2005-2006 e 2018-2020). La qualità dell’alimentazione è stata misurata attraverso due strumenti: l’Adherence to Italian Dietary Guidelines Indicator (Aidgi) e il World Index for Sustainability and Health (Wish2.0). I risultati hanno evidenziato punteggi intorno al 50% del massimo teorico, un valore che indica la necessità di miglioramenti sostanziali.

L’impatto degli ultra-processati nella dieta

Negli ultimi 15 anni la dieta degli italiani ha registrato un calo di qualità.

L’aumento degli alimenti ultra-processati, come snack confezionati, dolci industriali e prodotti pronti, è una delle cause principali del peggioramento. Questi alimenti, spesso ricchi di zuccheri, grassi e sale, forniscono calorie “vuote” e riducono lo spazio per alimenti nutrienti come frutta, verdura, cereali integrali e legumi.

Visite specialistiche e prevenzione nutrizionale

Per migliorare la qualità della dieta è utile ricorrere a visite nutrizionistiche periodiche, soprattutto per chi presenta abitudini alimentari scorrette o patologie croniche. Una valutazione specialistica permette di individuare carenze nutrizionali, eccessi di determinati nutrienti e di costruire un piano alimentare personalizzato. Le visite di controllo possono essere estese anche a persone sane come forma di prevenzione.

Strategie per una dieta più equilibrata

Un miglioramento delle abitudini alimentari passa da scelte consapevoli: aumentare il consumo di verdura, frutta, legumi, cereali integrali e fonti di proteine vegetali, ridurre carni rosse e salumi, limitare il consumo di snack industriali e bevande alcoliche. La pianificazione dei pasti e la preferenza per alimenti freschi sono azioni chiave per ridurre la quota di ultra-processati nella dieta quotidiana.

Prospettive e interventi educativi

Per invertire il trend negativo, è fondamentale promuovere campagne di educazione alimentare mirate a tutte le fasce d’età, con particolare attenzione ai giovani adulti. Il coinvolgimento di scuole, comunità e istituzioni può supportare scelte alimentari più sane e sostenibili, migliorando così la salute della popolazione e la qualità della dieta a livello nazionale.

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