Sempre più evidenze mostrano come una pericolosa relazione tra diabete e osteoporosi, soprattutto in età avanzata, aumentando il rischio di fragilità delle ossa e fratture. Comprendere il legame tra queste due condizioni croniche è fondamentale per migliorare la qualità della vita degli anziani.
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Due malattie silenziose, spesso sottovalutate
Il diabete e l’osteoporosi sono due patologie croniche che colpiscono milioni di persone nel mondo, in particolare nella fascia over 60. Spesso trattate come condizioni separate, le due malattie condividono invece meccanismi comuni e possono influenzarsi a vicenda, aggravando il quadro clinico generale dell’individuo. Il diabete, in particolare il tipo 2, non solo altera il metabolismo degli zuccheri, ma ha ripercussioni negative sulla salute delle ossa, aumentando il rischio di fragilità scheletrica, ridotta densità ossea e fratture.
L’osteoporosi, definita come una riduzione della massa ossea e un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, è spesso asintomatica fino al momento di una frattura. In presenza di diabete, questo rischio diventa ancora più elevato e subdolo, poiché i sintomi si manifestano quando il danno è già avanzato.
Ecco come il diabete compromette gradualmente la salute delle ossa
Il diabete ha effetti diretti e indiretti sullo scheletro. Nei soggetti con diabete di tipo 1, spesso diagnosticato in giovane età, la carenza di insulina può interferire con la formazione e il rimodellamento osseo, portando a una densità ossea più bassa nel corso della vita. Nel caso del diabete di tipo 2, tipico dell’età adulta e anziana, la situazione è più complessa. Anche se in alcuni casi la densità ossea risulta normale o addirittura aumentata, la qualità dell’osso è compromessa, rendendolo comunque più fragile e incline alle fratture.
Tra i fattori che contribuiscono a questo processo troviamo l’iperglicemia cronica, che altera il metabolismo del collagene, la matrice proteica dell’osso. Alti livelli di zucchero nel sangue favoriscono la formazione di prodotti di glicazione avanzata (AGEs), che compromettono l’elasticità e la resistenza del tessuto osseo. Anche la neuropatia diabetica, che riduce la sensibilità e l’equilibrio, e la retinopatia, che limita la vista, aumentano il rischio di cadute accidentali negli anziani.
Un rischio maggiore di fratture anche con densità ossea normale
Uno degli aspetti più insidiosi di questo legame è che i pazienti diabetici possono andare incontro a fratture anche in presenza di una densità ossea apparentemente normale. Questo perché il rischio non è legato solo alla quantità di osso, ma soprattutto alla sua qualità, cioè alla microstruttura, alla resistenza meccanica e alla capacità di assorbire traumi.
Studi recenti dimostrano che le persone con diabete di tipo 2 presentano un aumento significativo del rischio di fratture all’anca, al polso e alla colonna vertebrale. Una frattura in età avanzata può comportare gravi conseguenze funzionali, perdita dell’autonomia e aumento della mortalità nei mesi successivi.
Il ruolo dell’infiammazione cronica e dei farmaci nella relazione tra diabete e osteoporosi

A influenzare negativamente la salute ossea nei pazienti diabetici contribuisce anche uno stato infiammatorio cronico di basso grado, tipico di chi convive con il diabete da anni. Questo tipo di infiammazione sistemica stimola il riassorbimento osseo, cioè la distruzione delle cellule ossee da parte degli osteoclasti, superando l’attività costruttiva degli osteoblasti.
Alcuni farmaci utilizzati per il trattamento del diabete possono inoltre influenzare il metabolismo osseo. Ad esempio, le glitazone (o tiazolidinedioni) sono associate a una riduzione della densità minerale ossea e a un aumento del rischio di fratture, soprattutto nelle donne in post-menopausa. Anche l’insulina, sebbene necessaria, può associarsi a un maggiore rischio di cadute per episodi di ipoglicemia, soprattutto se mal gestita.
Visite specialistiche mirate e prevenzione
Per prevenire la comparsa o la progressione dell’osteoporosi nei soggetti diabetici, è fondamentale monitorare regolarmente la salute ossea con esami specifici come la densitometria ossea (DEXA). Questo esame consente di valutare la densità minerale dello scheletro e identificare precocemente i soggetti a rischio, anche se ancora privi di sintomi.
Oltre agli esami strumentali, è importante seguire una valutazione clinica completa, che prenda in considerazione eventuali cadute pregresse, il controllo della glicemia, i livelli di vitamina D e calcio, e l’utilizzo di farmaci che possano interferire con l’osso. La prevenzione passa anche da un corretto stile di vita, una dieta equilibrata e attività fisica regolare.
Alimentazione, movimento e buone abitudini
Un’alimentazione ricca di calcio, vitamina D, proteine e antiossidanti è fondamentale per rafforzare le ossa e contrastare la perdita ossea. Latte, yogurt, verdure a foglia verde, pesce azzurro e frutta secca sono alimenti preziosi in questo senso. In molti casi può rendersi necessario integrare vitamina D, soprattutto nei mesi invernali o in soggetti con ridotta esposizione solare.
L’attività fisica è altrettanto importante. Esercizi di resistenza, camminate, ginnastica posturale e leggera attività aerobica aiutano a mantenere la massa ossea e migliorano l’equilibrio e la coordinazione, riducendo il rischio di cadute. L’obiettivo è preservare la funzionalità muscolo-scheletrica e l’autonomia il più a lungo possibile.
Agire in tempo per preservare l’autonomia
L’invecchiamento della popolazione comporta un aumento dei casi di comorbilità croniche come diabete e osteoporosi. Agire in maniera tempestiva, riconoscendo il legame tra le due patologie, permette di avviare percorsi di prevenzione personalizzati, evitare fratture invalidanti e migliorare la qualità della vita.
È fondamentale che le persone over 60 affette da diabete siano informate sui rischi ossei correlati e che vengano avviate a programmi di screening mirati. La consapevolezza e l’azione precoce rappresentano le migliori armi a disposizione per contrastare gli effetti combinati di queste due malattie silenziose ma molto pericolose.