Non somministra farmaci, non emette impulsi elettrici violenti, ma genera un campo radioelettrico asimmetrico a bassissima intensità capace di modulare i flussi ionici delle cellule nervose. Si chiama Reac, acronimo di Radio Electric Asymmetric Conveyer, ed è una tecnologia brevettata a livello internazionale, in grado di stimolare l'attività elettrogena ed elettrometabolica cellulare, migliorando la comunicazione tra cellule. Un approccio che ha trovato applicazione in vari ambiti, dalla neurologia alla psichiatria, fino alla medicina riabilitativa.

Applicazioni nei disturbi neurologici e psichiatrici

La tecnologia Reac ha mostrato efficacia nel trattamento di cefalee, emicranie, ansia, depressione, disturbi alimentari come anoressia e bulimia, e anche nei disturbi dello spettro autistico. In ambito riabilitativo, viene impiegata per favorire il recupero da fratture, distorsioni, lesioni muscolari e in particolare per i postumi dell'ictus. L'azione sul sistema nervoso non si ottiene attraverso stimolazioni invasive, ma grazie a una regolazione dei campi cellulari che influenza i processi biochimici interni, con effetti su dolore, tono dell'umore e plasticità neuronale.

Sperimentazioni accademiche internazionali

Sono numerose le università italiane e straniere coinvolte nello studio e nella validazione della tecnologia. In Italia, gli Atenei di Catania, Trento, Trieste, Sassari e Chieti-Pescara hanno avviato progetti di ricerca su applicazioni diverse: dal trattamento degli acufeni al miglioramento delle capacità cognitive, fino allo studio dei meccanismi cellulari di rigenerazione. In Brasile, le due principali università di San Paolo utilizzano Reac per i disturbi neuropsichiatrici infantili, mentre in Spagna la Fundacion Reina Sofia sta esplorando l'impiego nel contrasto al morbo di Alzheimer.

Obiettivo: integrazione nel sistema sanitario pubblico

L'ente di ricerca che ha sviluppato la tecnologia, con sede in Toscana, ha avviato collaborazioni con enti pubblici per favorire l'inserimento di Reac nelle prestazioni sanitarie. Prodotta da una azienda biomedicale toscana, nata come spin-off dell'istituto di ricerca, la tecnologia è pensata per essere fruibile anche all'interno delle strutture sanitarie pubbliche. Il suo impatto è duplice: da un lato, punta a ridurre i tempi di degenza grazie a una più rapida rigenerazione tissutale; dall'altro, offre una nuova frontiera terapeutica per patologie croniche e degenerative.

Come agisce il campo radioelettrico sulle cellule

Come agisce il campo radioelettrico sulle cellule

La chiave dell'efficacia è nella modulazione dei flussi ionici, ossia le correnti di particelle cariche che regolano l'attività neuronale e la comunicazione intracellulare. Il campo emesso da Reac, pur essendo estremamente debole, agisce come un riprogrammatore delle dinamiche cellulari alterate, favorendo il ripristino dell'equilibrio bioelettrico. Non si tratta di una tecnica invasiva, né di somministrazione di impulsi diretti, ma di una stimolazione fisiologica indiretta dei tessuti, percepita come non aggressiva dall'organismo.

Visite specialistiche mirate e protocolli di prevenzione

In presenza di cefalee ricorrenti, sintomi depressivi resistenti, dolore cronico o difficoltà cognitive post-ictus, è consigliabile rivolgersi a neurologi, fisiatri o specialisti della riabilitazione neurocognitiva per valutare approcci integrati. Reac può rappresentare una risorsa complementare alla terapia farmacologica, soprattutto nei casi in cui quest'ultima non produca risultati soddisfacenti. Il ricorso a diagnostica strumentale e test neurocognitivi può aiutare a definire meglio l'indicazione terapeutica e avviare un percorso su misura.

Innovazione biofisica per il futuro della medicina

La ricerca nel campo dell'interazione elettromagnetica tra onde e cellule sta aprendo orizzonti terapeutici inediti. Tecnologie come Reac non solo promettono benefici clinici, ma offrono anche una nuova visione della fisiopatologia neurologica e psichiatrica. Inserirle nella pratica clinica quotidiana significa ridefinire i confini dell'intervento medico, con approcci sempre più personalizzati e non invasivi.

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