L'astigmatismo crescente nei bambini italiani potrebbe essere legato agli effetti duraturi del Covid-19. La pandemia ha lasciato una lunga scia di effetti sulla salute pubblica, e molti di questi si stanno manifestando solo ora con maggiore evidenza. Oltre ai disturbi neurologici, cognitivi e metabolici osservati negli adulti e nei più giovani, un’area su cui l’impatto del lungo periodo di restrizioni è stato sottovalutato è quella della salute oculare nei bambini. Tra i fenomeni più rilevanti in questo ambito, secondo quanto emerge da una ricerca recente, c’è l’aumento dell’astigmatismo tra i più piccoli, con un incremento fino al 26% nei casi osservati nel biennio post-pandemico.

Lo studio: astigmatismo in aumento del 20-26% tra i più piccoli

Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Oftalmologia dell’University of Hong Kong ha condotto uno studio approfondito su oltre 21.000 bambini di circa sette anni, confrontando i dati raccolti tra il 2015 e il 2019 con quelli del biennio 2022-2023. I risultati, pubblicati su JAMA Ophthalmology, hanno mostrato un aumento significativo nei casi di astigmatismo infantile, sia in termini di incidenza che di gravità. Rispetto all’epoca pre-pandemica, l’incremento è stato stimato tra il 20 e il 26%, a dimostrazione di un impatto profondo legato ai cambiamenti dello stile di vita indotti dalle misure anti-Covid.

Astigmatismo e pandemia: qual è la connessione

La spiegazione, secondo i ricercatori, va ricercata nelle modifiche sostanziali che hanno riguardato le abitudini quotidiane dei bambini durante i mesi di lockdown. L’astigmatismo, insieme alla miopia, è uno dei difetti visivi più comuni in età pediatrica, e può essere accentuato da uno squilibrio tra l’attività visiva da vicino e quella da lontano. In pandemia, i bambini hanno trascorso molto più tempo in ambienti chiusi, limitando le ore all’aperto e aumentando l’esposizione ai dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer.

L’uso eccessivo dei dispositivi digitali e la riduzione del tempo all’aperto

Le restrizioni imposte durante la pandemia hanno influito notevolmente sulla quantità di tempo trascorsa dai bambini all’esterno. In molti casi, le ore al sole si sono ridotte drasticamente, mentre è cresciuto l’uso di schermi per fini scolastici e ricreativi. Questo ha determinato un aumento dello sforzo visivo da vicino, che può provocare un’eccessiva stimolazione del sistema accomodativo dell’occhio, cioè la capacità di mettere a fuoco da diverse distanze. In particolare, la prolungata visione da vicino può alterare l’elasticità del cristallino e la forma della cornea, contribuendo allo sviluppo o all’aggravamento dell’astigmatismo.

Due ore al giorno all’aperto: una difesa naturale per la vista

Un altro dato emerso dallo studio è il ruolo protettivo esercitato dall’esposizione alla luce naturale. I ricercatori hanno osservato che anche solo due ore al giorno passate all’aria aperta possono contribuire in modo rilevante al benessere visivo dei bambini, aiutando a mantenere l’equilibrio della messa a fuoco e riducendo lo stress visivo provocato da attività ravvicinate. La luce naturale favorisce il rilascio di dopamina nella retina, un neurotrasmettitore che aiuta a regolare la crescita oculare e a prevenire disturbi refrattivi.

Il ruolo dell’educazione visiva e delle abitudini quotidiane

La prevenzione inizia con la consapevolezza. I ricercatori sottolineano l’importanza di educare genitori ed educatori sul valore della salute visiva, promuovendo comportamenti virtuosi e corretti fin dalla prima infanzia. Tra questi: incentivare il gioco all’aperto, evitare l’uso eccessivo di dispositivi digitali, fare pause regolari durante le attività da vicino e garantire una buona illuminazione ambientale. Una corretta igiene visiva, unita a uno stile di vita equilibrato, può contribuire in modo decisivo a limitare l’insorgenza di difetti visivi o a contenerne la progressione.

Visite oculistiche mirate e screening nei bambini per diagnosticare e curare astigmatismo

Visite oculistiche mirate e screening nei bambini per diagnosticare e curare astigmatismo

Uno degli strumenti fondamentali per contrastare l’aumento dell’astigmatismo infantile è rappresentato dalle visite specialistiche mirate. È consigliabile effettuare controlli oculistici regolari già dai primi anni di vita, anche in assenza di sintomi evidenti. Lo screening precoce consente di individuare tempestivamente eventuali difetti visivi e di intervenire con lenti correttive o terapie specifiche. Inoltre, il monitoraggio periodico è essenziale in età scolare, quando l’occhio è ancora in fase di sviluppo e può reagire positivamente ai trattamenti, evitando peggioramenti nel tempo.

Strategie di prevenzione e interventi efficaci

Oltre al controllo medico, è utile promuovere una serie di azioni concrete e quotidiane per la prevenzione dei disturbi visivi. Tra queste: limitare il tempo davanti agli schermi a meno di due ore al giorno nei bambini sotto gli 8 anni, introdurre attività fisiche e motorie all’esterno anche in contesti scolastici, e insegnare ai più piccoli l’importanza di fare pause visive frequenti. Inoltre, è fondamentale che l’ambiente domestico e scolastico favorisca una buona postura, una corretta distanza di lettura e un’illuminazione adeguata per tutte le attività da vicino.

Astigmatismo e pandemia: un’eredità da gestire con attenzione

L’aumento dell’astigmatismo tra i bambini dopo la pandemia rappresenta uno degli effetti collaterali più silenziosi ma significativi del lungo periodo di isolamento. La combinazione di fattori ambientali e comportamentali ha influenzato negativamente lo sviluppo visivo dei più piccoli, aprendo la strada a una nuova emergenza sanitaria da affrontare con consapevolezza e responsabilità. Se ignorato, questo problema può compromettere l’apprendimento scolastico e la qualità della vita di molti bambini, mentre un approccio informato e multidisciplinare può fare la differenza.

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