Uno studio clinico dettagliato sull'artrosi dell’anca randomizzato condotto in Australia e pubblicato su Annals of Internal Medicine ha valutato l’impatto di una dieta a bassissimo contenuto calorico combinata all’esercizio fisico nei pazienti affetti da tale patologia. L’indagine, nota come ECHO trial, ha incluso 101 partecipanti over 50 con indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 27. L’obiettivo era verificare se un approccio così drastico potesse incidere sul dolore articolare, sul peso corporeo e sulla funzionalità.

Disegno dello studio

I soggetti sono stati divisi in due gruppi: il primo ha seguito solo un programma di esercizi domiciliari guidati da fisioterapisti, mentre il secondo ha abbinato al movimento una very low calorie diet (VLCD), pari a circa 800 kcal al giorno e meno di 50 grammi di carboidrati. La durata del protocollo è stata di sei mesi, con un periodo di osservazione successivo fino a dodici mesi.

Risultati sul dolore e sulla funzione

L’endpoint primario era la riduzione del dolore soggettivo misurato su una scala da 0 a 10. I risultati non hanno mostrato differenze clinicamente rilevanti: la variazione tra i gruppi è stata di −0,6 punti (IC 95%: −1,5 a 0,3). Al contrario, sono emersi benefici significativi sulla funzione articolare e sulla qualità della vita, misurati attraverso la scala HOOS (Hip disability and Osteoarthritis Outcome Score), con miglioramenti mantenuti fino a un anno.

Perdita di peso e modifiche corporee

Il gruppo sottoposto a dieta ed esercizio ha registrato una perdita media di 8,8 kg rispetto ai controlli. Il BMI è calato di 3,2 punti a sei mesi e di 1,9 punti a dodici mesi. Anche la composizione corporea ha mostrato un miglioramento, con riduzione di grasso totale e viscerale. Tuttavia, è stata documentata anche una perdita di massa magra di circa 1,5 kg, dato che impone cautela soprattutto nei pazienti più fragili.

Considerazioni sulla sicurezza

La drastica riduzione calorica ha generato benefici metabolici, ma ha sollevato interrogativi sui rischi di malnutrizione e sarcopenia. Gli autori dello studio raccomandano che interventi simili vengano sempre eseguiti sotto stretta supervisione clinica. La perdita di massa muscolare può infatti peggiorare la funzionalità a lungo termine e aumentare la vulnerabilità fisica dei pazienti.

Alternative farmacologiche

Un editoriale collegato alla ricerca ha suggerito di considerare i farmaci per la perdita di peso, come gli agonisti del recettore GLP-1, che potrebbero offrire un approccio più sicuro e muscolo-sparing. Questi trattamenti stanno già dimostrando efficacia nella riduzione ponderale e nel miglioramento dei parametri metabolici, senza indurre le stesse perdite di massa magra osservate nelle diete estreme.

Artrosi dell'anca: visite specialistiche e prevenzione

Artrosi dell'anca: visite specialistiche e prevenzione

Nella gestione dell’artrosi dell’anca un ruolo cruciale è rivestito dalle visite ortopediche e reumatologiche, integrate con valutazioni nutrizionali e fisioterapiche. La diagnosi precoce e un follow-up regolare consentono di personalizzare le strategie terapeutiche, monitorare gli effetti sul dolore e sulla mobilità e prevenire peggioramenti. Gli specialisti raccomandano percorsi bilanciati che combinino alimentazione sana, attività fisica mirata e, se necessario, supporto farmacologico, evitando regimi estremi senza controllo medico.

Implicazioni per la salute pubblica

Il trial ECHO dimostra che, pur non riducendo in modo significativo il dolore, un intervento intensivo su dieta ed esercizio può migliorare il quadro generale dei pazienti con artrosi dell’anca, incidendo su peso, metabolismo e funzione articolare. Si tratta di dati rilevanti, considerando l’impatto crescente della malattia sulla popolazione over 50 e i costi associati alle terapie chirurgiche. Promuovere programmi strutturati, ma allo stesso tempo sicuri e sostenibili, rappresenta una sfida centrale per i sistemi sanitari.

Uno scenario in evoluzione

Il futuro della gestione dell’artrosi dell’anca potrebbe basarsi su modelli integrati, in cui dieta, esercizio, farmaci innovativi e terapie riabilitative lavorano in sinergia. L’obiettivo non è solo contenere il dolore, ma preservare la funzione, ridurre il peso corporeo e migliorare la qualità della vita. La ricerca suggerisce che la prevenzione e gli interventi precoci restano la chiave per affrontare una patologia che, con l’invecchiamento della popolazione, è destinata a crescere.

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