L’artrosi del ginocchio è una delle patologie muscolo-scheletriche più comuni dopo i 50 anni. Secondo le più recenti analisi epidemiologiche, colpisce oltre il 20% degli adulti sopra questa soglia d’età, compromettendo gravemente la qualità della vita. Gesti quotidiani come salire le scale, alzarsi da una sedia o scendere dall’auto diventano progressivamente più difficili e dolorosi. Il dolore, la rigidità articolare e la progressiva limitazione della mobilità sono i tre principali sintomi di una malattia che, contrariamente a quanto si pensa, non è inevitabile né inarrestabile.
Parliamo di:
Cosa emerge dalla nuova ricerca internazionale
Uno studio pubblicato sulla rivista PLOS One, basato su una revisione sistematica di 139 studi clinici su circa 10.000 pazienti, offre un quadro aggiornato e sorprendente sull’efficacia delle terapie non farmacologiche. Il lavoro, condotto da un team accademico internazionale, ha analizzato e confrontato 12 trattamenti alternativi all'uso di antidolorifici o all'intervento chirurgico.
Tra tutte le opzioni disponibili, tre approcci si sono rivelati superiori per efficacia clinica, sicurezza, sostenibilità e impatto positivo sulla qualità della vita. E ciò che colpisce è che si tratta di soluzioni spesso considerate “semplici” o addirittura “secondarie”.
Ginocchiere e tutori: il supporto meccanico che funziona
Al primo posto per efficacia si trovano le ginocchiere e i tutori specifici per artrosi. Non si parla di supporti sportivi generici, ma di dispositivi ortesici progettati per stabilizzare l’articolazione, ridurre il carico sul comparto articolare più colpito, limitare le sollecitazioni anomale e favorire una biomeccanica più funzionale. I risultati dello studio mostrano un miglioramento costante nella riduzione del dolore, della rigidità e nella funzionalità complessiva, senza effetti collaterali.
Idroterapia: quando l’acqua diventa medicina
Al secondo posto figura l’idroterapia, cioè l’esercizio fisico svolto in acqua calda. Questo tipo di terapia riduce il carico gravitazionale sull’articolazione, permette movimenti più ampi e meno dolorosi, rilassa i muscoli tesi e migliora la circolazione locale. In acqua, anche pazienti con mobilità molto ridotta riescono a recuperare fluidità e sicurezza nei movimenti, con vantaggi significativi anche sul piano psicologico e motivazionale.
Attività fisica mirata: muoversi con metodo fa la differenza
Terza terapia più efficace secondo lo studio è l’attività fisica programmata. Non generica, ma costruita su misura per il paziente e condotta con continuità. L’esercizio controllato e personalizzato si è dimostrato consistente nel ridurre dolore e migliorare la funzione motoria. Migliora il tono muscolare, preserva la massa magra, mantiene flessibilità e stimola la produzione di liquido sinoviale, con benefici multipli.
I ricercatori sottolineano che muoversi con metodo è la miglior medicina, purché si seguano indicazioni qualificate. Non è necessario uno sforzo eccessivo: anche esercizi leggeri ma regolari possono fare la differenza nel lungo periodo.
Cosa funziona meno del previsto (eppure viene ancora usato)
Tra le tecniche esaminate, gli ultrasuoni si sono rivelati tra le meno efficaci, nonostante siano tra le più usate nei protocolli fisioterapici. Anche laser e onde d’urto hanno mostrato benefici limitati, risultando inferiori alle tre terapie top. Gli autori raccomandano una revisione delle linee guida cliniche, suggerendo di privilegiare interventi sicuri, accessibili e basati sull’evidenza.
Perché evitare l’abuso di farmaci e la corsa precoce alla chirurgia: le riflessioni per non aggravare l'artrosi del ginocchio

Antidolorifici e antinfiammatori non steroidei (FANS) sono spesso la prima risposta al dolore da artrosi, ma l’uso prolungato comporta rischi noti, tra cui danni gastrici, epatici e cardiovascolari. La chirurgia, per quanto utile nei casi gravi, non è sempre risolutiva e comporta tempi di recupero, costi elevati e possibilità di complicanze. Per questo le società scientifiche raccomandano oggi un approccio integrato e graduale, che privilegia inizialmente le terapie conservative efficaci.
Il ruolo delle visite specialistiche e della prevenzione
Quando il dolore articolare persiste per settimane, è fondamentale rivolgersi a uno specialista in medicina fisica o riabilitativa. Una valutazione clinica completa consente di escludere forme secondarie di artrosi, stabilire la gravità del danno articolare e costruire un piano terapeutico personalizzato, in cui inserire le terapie più appropriate.
La prevenzione gioca un ruolo chiave. Mantenere un peso adeguato, praticare attività fisica regolare, evitare carichi eccessivi sul ginocchio e curare eventuali squilibri posturali può rallentare notevolmente la progressione dell’artrosi. Anche piccoli interventi, come l’uso tempestivo di tutori o l’inizio precoce di esercizi specifici, possono evitare interventi più invasivi in futuro.
Tornare a muoversi senza dolore è possibile
Lo studio pubblicato su PLOS One dimostra che non serve aspettare che il dolore diventi invalidante o arrendersi all’idea della chirurgia. Le evidenze cliniche parlano chiaro: ginocchiere adeguate, esercizio fisico personalizzato e idroterapia sono armi potenti e alla portata di molti pazienti.
Riprendere il controllo del proprio corpo, muoversi senza dolore e migliorare la qualità della vita è un obiettivo realistico, anche a partire da piccoli cambiamenti. Invertire la rotta è possibile: conoscere, scegliere e agire con metodo sono i primi passi per vivere meglio.