I progressi globali nella lotta contro l'Aids stanno vacillando. Malgrado il crollo delle morti ai livelli più bassi dal 2004, l'epidemia continua a colpire duramente: ogni minuto nel mondo si registra una nuova vittima. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un nuovo e pressante appello per evitare che decenni di sforzi vengano vanificati.

Il rischio di perdere terreno

Secondo Amina Mohammed, Vice Segretaria Generale dell’Onu, oltre 30 milioni di persone oggi beneficiano di trattamenti salvavita. Questo traguardo, frutto della cooperazione internazionale, è ora minacciato da un pericoloso calo dell’attenzione politica e dei finanziamenti. «L'impegno globale si sta spegnendo. Le risorse economiche diminuiscono. I sistemi sanitari costruiti attorno alla lotta all'Hiv si stanno sgretolando», ha dichiarato Mohammed, mettendo in guardia su una possibile regressione sanitaria.

Chiusure di cliniche e carenza di farmaci

Le ripercussioni sono già visibili: la riduzione delle risorse sta portando alla chiusura di strutture mediche e a una drastica diminuzione della disponibilità di farmaci essenziali. I soggetti più colpiti sono le giovani donne e le adolescenti, soprattutto nei contesti più vulnerabili, dove l'accesso ai servizi sanitari è già limitato.

Secondo l'Unaids, senza una decisa inversione di rotta, si rischiano entro il 2029 fino a 4 milioni di decessi aggiuntivi e oltre 6 milioni di nuove infezioni.

Appello all'azione politica e finanziaria

Mohammed ha ribadito la necessità urgente di rilanciare l'impegno collettivo: «Non possiamo permettere che tagli miopi distruggano risultati costruiti con decenni di lavoro». Ha poi sottolineato che in molte nazioni africane i costi per il debito superano ormai le spese per la sanità. La proposta include la riforma dei sistemi fiscali, l'alleggerimento del debito e un rinnovato sostegno internazionale.

Difendere i diritti umani nella lotta all’Aids

Difendere i diritti umani nella lotta all’Aids

L'accesso alle cure e ai servizi sanitari, ha precisato la rappresentante dell'Onu, non può prescindere dalla tutela dei diritti umani. Leggi repressive, violenze e discriminazioni colpiscono le persone più a rischio, alimentando stigma e paura. «Proteggere la salute significa anche proteggere i diritti fondamentali di ogni individuo», ha affermato.

Comunità locali in prima linea ma abbandonate

Le organizzazioni guidate dalle comunità, essenziali per portare avanti il lavoro di prevenzione e cura, stanno affrontando crescenti difficoltà proprio nel momento in cui la loro presenza risulta più cruciale. Il definanziamento rischia di silenziare queste realtà che operano sul campo, allontanando ancora di più le fasce fragili dai percorsi di cura.

Specialisti, diagnosi precoci e percorsi mirati: la chiave è la prevenzione

Per invertire la rotta serve un impegno concreto in ambito clinico. Le visite specialistiche infettivologiche e la diagnosi precoce con esami del sangue accurati, soprattutto tra i soggetti più esposti, sono strumenti fondamentali per arginare la diffusione dell’Hiv. L’educazione sessuale e sanitaria, l’accesso facilitato a test e terapie e la capacità di intercettare tempestivamente i nuovi casi restano gli assi portanti di una strategia realmente efficace.

Un obiettivo possibile ma non garantito

«Porre fine all'Aids non è un mistero, sappiamo cosa serve per farlo. Ma non possiamo darlo per scontato». Così si è concluso l’intervento di Amina Mohammed, ricordando che l’obiettivo di eliminare l’epidemia entro il 2030 resta raggiungibile solo se la comunità internazionale deciderà di agire, con coraggio e coerenza.

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