Una nuova mappa dei fattori di rischio per le malattie neurologiche legate all’età offre uno sguardo concreto sulla prevenzione. Secondo un’analisi scientifica sistematica, ictus, demenza e depressione tardiva condividono ben 17 fattori di rischio modificabili, aprendo una via concreta per ridurre l’incidenza simultanea di più patologie neurologiche.

Tre patologie, un’unica base di rischio

Malattie apparentemente distinte, ma connessi nello sviluppo: l’ictus, la demenza e la depressione nell’età avanzata non solo tendono a coesistere, ma si influenzano reciprocamente. Se una di esse si manifesta, il rischio di svilupparne un’altra aumenta in modo significativo. Un concetto che cambia il modo di affrontare la prevenzione: non più malattie isolate, ma un sistema interconnesso.

Partendo da questa osservazione, i ricercatori hanno analizzato e confrontato decine di metanalisi già pubblicate, identificando i fattori che ricorrono almeno in due delle tre condizioni. Il risultato è un elenco concreto di elementi su cui è possibile intervenire, spesso con azioni quotidiane accessibili.

I 17 fattori modificabili che contano davvero

L’elenco finale comprende 17 elementi di rischio, tutti potenzialmente modificabili attraverso abitudini di vita, controlli clinici e interventi mirati. Alcuni hanno un impatto diretto su più patologie neurologiche, mentre altri contribuiscono in modo indiretto ma significativo al declino cognitivo e neurologico.

Ecco i principali:

  • Pressione arteriosa alta
  • Malattia renale grave
  • Glicemia a digiuno elevata
  • Colesterolo totale alto
  • Consumo eccessivo di alcol
  • Dieta squilibrata
  • Perdita dell’udito
  • Dolore cronico
  • Scarsa attività fisica
  • Mancanza di uno scopo percepito nella vita
  • Disturbi del sonno
  • Fumo
  • Isolamento sociale
  • Stress persistente
  • Limitata stimolazione cognitiva
  • Basso coinvolgimento in attività ricreative
  • Scarso accesso a cure sanitarie preventive

I fattori con impatto più forte legati alle malattie neurologiche

I fattori con impatto più forte legati alle malattie neurologiche

Tra tutti gli elementi individuati, ipertensione e malattia renale avanzata emergono come le minacce più rilevanti per tutte e tre le condizioni. Entrambi influenzano direttamente la salute dei vasi sanguigni e la capacità del cervello di ricevere ossigeno e nutrienti, aumentando così il rischio di danni neurologici irreversibili.

All’opposto, attività fisica regolare e coinvolgimento mentale (come leggere, risolvere enigmi, partecipare a giochi cognitivi) si associano a una riduzione marcata del rischio, rappresentando due leve fondamentali per agire in chiave preventiva.

Una sola azione può fare la differenza

Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è l’idea che intervenire anche solo su uno di questi fattori può generare un effetto positivo a catena, diminuendo la probabilità di sviluppare più patologie cerebrali contemporaneamente. Migliorare l’alimentazione, dormire meglio, ridurre lo stress o fare esercizio fisico sono cambiamenti accessibili, ma in grado di portare benefici neurologici trasversali.

Questo approccio rende la prevenzione neurologica più semplice e concreta: non servono stravolgimenti, ma costanza, consapevolezza e piccoli passi misurabili.

Verso una salute cerebrale integrata

Lo studio propone anche un modello di valutazione dei comportamenti protettivi, integrato in uno strumento chiamato Brain Care Score, pensato per quantificare gli sforzi fatti nella protezione della salute cerebrale. Il punteggio tiene conto dell’evidenza scientifica più aggiornata e si basa su parametri verificabili, come valori clinici e stili di vita.

Attraverso il Brain Care Score, medici e pazienti possono valutare il rischio personale e pianificare strategie di prevenzione mirate. L’obiettivo non è solo evitare le malattie, ma promuovere un invecchiamento cognitivo attivo e consapevole.

Prevenzione personalizzata, ma universale

L’idea che emerge è quella di una prevenzione neurologica su misura, ma applicabile a tutta la popolazione. Gli stessi principi possono valere per soggetti a rischio, caregiver, strutture sanitarie e politiche pubbliche. Agire su questi fattori vuol dire alleggerire il carico sanitario, sociale ed economico delle patologie neurologiche croniche.

In particolare, migliorare l’accesso alla diagnosi precoce attraverso esami mirati, promuovere il benessere mentale nelle fasce anziane, favorire l’inclusione sociale e incentivare stili di vita sani diventano elementi centrali di una nuova cultura della salute cerebrale.

Un invito all’azione

Il messaggio che emerge è chiaro: il cervello invecchia, ma possiamo proteggerlo. Le malattie neurologiche dell’età avanzata non sono inevitabili, e molti degli strumenti per evitarle sono già nelle mani delle persone. Intervenire è possibile, utile e spesso semplice.

Non si tratta solo di allungare la vita, ma di vivere meglio. Conservare la memoria, la lucidità, la capacità di decidere e interagire è una priorità che attraversa tutte le generazioni. E ora, grazie alla scienza, sappiamo quali sono i primi 17 passi da compiere.

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