Quale relazione tra il decadimento cognitivo e il grasso addominale legato a una cattiva alimentazione? Un recente studio ha rivelato che l’alimentazione sana e un corpo senza accumulo di grasso addominale sono strettamente collegati a una migliore salute mentale nelle persone anziane. Pubblicato su JAMA Network Open, questo studio condotto da un team di ricercatori provenienti da istituzioni prestigiose come l’Università di Oxford e l’University College di Londra, ha posto l’accento su come i cambiamenti nella dieta e nelle abitudini corporee influiscano sulla funzione cognitiva.

Lo studio: l’importanza di dieta e grasso addominale

Il team ha cercato di comprendere come le modifiche nella qualità dell'alimentazione e nel rapporto vita-fianchi, misurato tramite il grasso addominale, possano influenzare la connettività cerebrale e la funzione cognitiva durante l’età avanzata. I ricercatori hanno utilizzato i dati dello studio Whitehall II, che ha seguito dipendenti pubblici britannici per oltre due decenni. La qualità della dieta è stata valutata tramite l’Alternative Healthy Eating Index-2010 (AHEI-2010), mentre il rapporto vita-fianchi è stato preso in considerazione cinque volte nell’arco di 21 anni. La connessione cerebrale è stata misurata con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), mentre le capacità cognitive sono state analizzate attraverso test di memoria e altre funzioni esecutive.

I risultati: dieta sana e obesità viscerale

I risultati: dieta sana e obesità viscerale

I risultati emersi dallo studio suggeriscono che una dieta sana in età adulta è associata a una memoria di lavoro migliore e prestazioni cognitive superiori. I partecipanti con una dieta più equilibrata avevano anche una maggiore integrità della sostanza bianca, la parte del cervello che contiene le fibre nervose. Al contrario, un aumento del rapporto vita-fianchi è stato legato a una diminuzione della sostanza bianca e a prestazioni cognitive inferiori. Gli scienziati hanno concluso che interventi volti a migliorare la dieta e ridurre l’obesità, soprattutto quella viscerale, potrebbero essere particolarmente efficaci tra i 48 e i 70 anni.

Le limitazioni dello studio

Tra le limitazioni del campione vi è una bassa rappresentanza femminile (solo il 20% dei partecipanti era donna), e la difficoltà nell’identificare l’impatto dell’alcol sulla materia bianca cerebrale. Tuttavia, nessuno dei partecipanti è stato ritenuto dipendente da alcol.

Alzheimer, demenza e il legame con obesità e alimentazione

Non è una novità che una dieta poco salutare, ricca di cibi trasformati e zuccheri, possa essere un fattore di rischio per il decadimento cognitivo. Studi recenti hanno evidenziato come l’obesità, in particolare quella viscerale, possa accelerare i processi neurodegenerativi, simili a quelli osservati nell’Alzheimer. L’accumulo della proteina beta-amiloide e altri danni cerebrali correlati sono meccanismi condivisi tra obesità e malattie neurodegenerative.

Prevenzione e miglioramento della salute cognitiva

Anche nei pazienti con lieve declino cognitivo, il miglioramento degli stili di vita ha mostrato effetti positivi, con una parte di loro che è riuscita a recuperare parte delle capacità perdute. Tra i 14 fattori di rischio per la demenza identificati dalla Commissione Lancet, l’alimentazione sana, in particolare quella mediterranea, è risultata essere l’intervento più efficace. Adottare una dieta che giovi al cervello è anche un modo per tutelare altre parti del corpo, come il cuore, il seno e l’intestino, senza dimenticare quanto sia importante la prevenzione in termini di esami diagnostici neurologici specializzati.

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